Passato e Presente - anno III - n. 15 - mag.-giu. 1960

2064 Granelli - De Mita - Fontana - A ndreatta non ne ha né la funzione né il com1portamento specifico. Quanto al terzo gru.ppo, i piccoli azionisti spesso non. si curano di quella che per quasi tutti rappresenta una fonte secon,daria di reddito o, se ne curino o meno, essendo generalmente bistrattati e piu spes,s-o ritenuti tali, prendono quasi sempre un atteggiamento ostile alla «loro>> azienda, al big business in generale e, specie quando le prospettive non sono brillanti, allo stesso ordine capitali,stico. Nessuno dei tre gruppi prende incondizionatamente l' a:tteg·giamento caratteristico del fenomeno, cosI pieno di significato e in via di cosI rapida modificazione, che si esprime nel termine di proprietà. CosI il processo capitalistico tende a •porre in secondo p-iano tutti gli istituti - ma specialmente quelli della proprietà e della libera co·ntrattazione - in cui si esprimevano i bisogni e i mo1di d'essere de11a' ttività economica veramente privata>>. Il velo di ri,mpianto con cui Schumpeter esamina la situazione non gli riduce l'acutezza di giudizio. Ritorni non sono piu possibili, perché le trasformazioni rispondono alla << sfida » proveniente dàll'obiettiva realtà del processo economico e, se convenienten1ente inter.pretate e regolate, sono portatrici di valori positivi. b) Lo ,stesso problema ,della selezione e de1 controllo dei manag·ers si pone anche nel settore pubblico; esso potrebbe essere facilmente risolto se le imprese pubbliche operassero solo nel campo tradizionale delle pubbliche utilità, nel q-uale i prob1emi 1 di gestione sono piu facilmente standardizzabili e .prevedibili. Ma si è sottolineata 1a esigenza di interventi in altri settori, in particolare in quelli manufatturieri (nel caso delle a•ree arretrate anche con iniziative di modeste dimensioni necessarie a creare 'le infrastrutture industriali). L'interesse pu·bblico si esaurisce in molti di questi casi nel momento in cui l'impresa è costituita; la sua gestione e il suo sv.iluppo possono essere lasciati ai managers e lo Stato può assumere senz'aìtro la posizione dell'azionista assenteista. Situazioni ,di questo tipo si molti,plicheranno con l'aumentare della quota ,del ris.parmio p·ubb1ico e degli interventi in settori ed in aree in cui l'iniziativa del capitale privato è carente. Si pone, dunque, anche in questo caso il pro,blema del contenuto e dei limiti della funzione manageriale. La soluzione pubblicistica che .invoca sempre maggiori controlli da parte ·dell'esecutivo non è né realistica né auspicabile: la distinzione tra potere pub·blico e potere economico ci sembra altrettanto sostanziale per lo Stato democratico come .la tradizionale divisione delle funzio.ni statali nei tre poteri in,dipendenti. BibliotecaGino Bianco

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