Passato e Presente - anno III - n. 15 - mag.-giu. 1960

I • • Sindacato e fabbrica 2023 sformazione ste5sa in funzione della indisponibilità di nuovi, piu adeguati strumenti di lotta sindacale, atti ad assicurargli una corrispondente riforma delle norme che regolano il suo rapporto di lavoro. Se in definitiva al progresso tecnico-organizzativo della fabbrica non corrisponde una tempestiva trasformazione della politica e della organizzazione del sindacato, queste vecchie norme diventano, anziché , fattori da combattere, strumenti di difesa, da conservare contro il nuovo arbit~io manageriale. E cos1 ogni possibilità egemone della classe operaia nei confronti del -progresso tecnico viene ·meno. I giudizi del Mothé sul .progresso tecnico ed organizzativo della fabbrica costituiscono una dra~matica testimonianza di quanto pare essere avvenuto a questo proposito nella classe operaia .francese. Il Mothé avverte, in realtà, l'insufficienza di atteggiamenti di difesa fondati sulla conservazione di singole posizioni personali ((di •mest_iere)), acquisite, e lamenta che la nuova dis•ciplina impedisca impostazioni di lavor~ e di lotta di carattere collettivo, ma non in,dividua, per la sua stessa ideologia spontaneistica, la possibilità di nuove soluzioni istituzionali tecniche e contrattuali che il sindacato dovrebbe opporre, e che sono offerte dalle stesse contraddizioni che egli man mano denuncia. Infatti nella maggior parte dei <:asi, anche nella fabbrica m·oderna, il rapporto di lavoro risulta ancora legato al concetto originario di rapporto di lavoro in·dividuale (collegata al rendimento e alla mansione individualmente espl,icata), mentre nel nuovo sistema di organizzazione sempre- piu il lavoro operaio risulta valutabile solo sul metro di un risultato collettivo globale del reparto, o della intera organizzazione del processo produttivo. L'industria moderna, mentre richiede sempre piu questo risultato •collettivo, spersonalizzato del lavoro, continua in genere a rifiutare una impostazione di contrattazione adeguata al · nuovo tipo di organizzazione del lavoro: è proprio su queste contraddizioni che dovrebbero -far leva gli operai, anziché chiedere un impossibile rispetto di cristallizzate soluzioni precedenti. Ma in _quale altro modo, su quale ~.ltro piano, gli operai in realtà cercano di su,perare i nuovi _fattori di alienazione, di riaffermare una loro posizione egemone? Il M9thé ci fa un quadro suggestivo del modo 1 in cui si ,configura nel suo reparto la resistenza operaia: la ·creazione conti,nua, la naturale alimentazione di un~· << morale collettivà >> tra gli operai, « che impedisce ad es-si di sottomettersi continuamente alle esigenze dei çapi ». Bibliote Gino Bianco •

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