Passato e Presente - anno III - n. 15 - mag.-giu. 1960

2020 Franco Momigliano La lettura della cc testimonianza)) del Mothé ci suggerisce la osservazione che in realtà tutto il problema del mondo industriale moderno (quello per intenderci della seconda rivoluzione industriale), con tutte le sue contrad.dizioni (derivanti dal contrasto tra lo sviluppo di una libertà formale esterna alla fa,bbrica, e la crescente condizione di illibertà connessa alla impossibilità di parlare cc di ciò che facciamo tutti i giorni, ,di quella parte di universo che è nostro))) aspetta ancora una letteratura che adeguatamente lo affronti. Non che manchi una dovizia ,di indagini svolte da sociologi industriali, o testimonianze di chi, non operaio, ha voluto esperimentare cc la condizione operaia n; ma esse sono ben .lungi dall'averci fatto compiere un passo reale verso la conoscenza di una verità del fenomeno eh.e sia globale e non solo esteriore o limitata. Il prob·lema della grande industria moderna resta dominato dalla paradossale condizione per cui cc chi sa n, chi vive attivamen~e l'esperienza della creazione, della trasformazione del piano tecnico-organizzativo nella grande azien-.. da, per la sua stessa istruzione, non può o non è portato a scrivere di essa (il suo libro è la sua o,pera; né si può considerare tale la teorizzazion€ fatta nella manualistica aziendale, n,ecessariamente mistificatrice degli aspetti piu crudi dell'incontro tra l'uomo e l'organizzazione); e chi saprebbe o vorrebbe scriverne, o deve scriverne dallo esterno, o deve scrivere sulla base di una sua esperienza interna su·balterna, condizionata alla ignoranza, o a un~ visione _molto parziale. Il diario di un reparto della Renault scritto da Mothé, cioè da un operaio specializzato svincolato da qualsiasi ossequio a strutture burocratiche funzionariali politiche o azien,dali, in questo senso costituisce un documento int,erno (un documento della cc non conoscenza n, della estraniazione del lavoratore nella azienda), nei suoi limiti, forse piu illuminante e sollecitante delle stesse indagini sociologiche di un Touraine, o della testimonianza di una Weil. Prendiamo il problema della organizzazione razionale della fabbrica: dice il Moth,é: << Se la direzione presenta uno schema razionale della fabbrica, chiunque è portato a prenderlo per buono; sulla carta viene illustrata la felice situazione del reparto. Ma a noi che ci lavoriamo riesce difficile parlare -di razionalità. In reparto constatiamo la negazione di qualsiasi piano organizzativo: noi lo chiamiamo "casino ". I managers conoscono infatti a memoria il loro schema, ma la loro -conoscenza è solo teorica, il processo della sua traduzione in realtà sfugge loro)>. E tuttavia - osserva l'autore - nonostante tutto, BibliotecaGino Bianco

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