1998 George Friedmann e delle sue mani, di utensili o ,di macchine, azioni che a loro volta •reagendo sul1'uomo lo mo.difica·no >>. Osservere•mo ,di passa·ggio che l'elemento rnotore che spiega l'evoluzione e la rivoluzio,ne delle strutture sociali sem·bra in fin .dei conti trovarsi in questa interazione fra l'uomo e i1 l suo am-biente· (piu o ·meno naturale) attraverso la tecnica. Essa sola può .dare una risposta vali:da al pro-blema oscuro (anche in si.sterni cosi me,ditati come ,quello di Durkheim) della -dinamica sociale. Definizio.ne <<parziale >>,d,el lavoro, dicevamo. In effetti i fenomeni del lavoro nelle società contemporanee non sono tutti assimilabili al com·porta.mento de11' homo faber. Le attività dell':uomo non sono nec,essariamente rurali o in,dustriali. Esse non consistono e-sclusiva·mente in attività -di <<trasformazione>>. Le attività ,dette cla.ssicame.nte terziarie, secon.do la ter-minologia -di Colin Clark, rive,duta ,da J ean Fourastié, compren·dono attività ch•e sfuggono, almeno a prima vista, alla ,definizi~ne che noi .alJbia,mo•·proposto. ,Nel XX secolo l'uomo al lavoro non è se,mpre ed è sempre meno un homo faber nel senso classico del termine. D'altro canto le 1de,finizioni '.baconiana, marxista e in generale tutte le ,definizioni ,del lav·oro che •mettono l'accento sulla trasformazione ,della natura ,da parte ·dell'uomo implicano una finalità essenziale. La trasformazione 1d•ella natura è orientata verso t1no ·scopo: il .suo dominio da 'parte -dell'uomo, il suo <<maitre et professeur >>(Descartes), l'a-deguazione 1della materia (trasformata in oggetti e poi in prodotti) ai bisogni umani. Lo ·dice Marx testualmente a proposito -del processo ,di trasformazione .degli oggetti in prodotti .da parte -del lavoro: <<Il proce-sso ter•mina nel prodotto, cioè in un valore ,d'uso, una materia naturale ad·eguata ai bisogni umani ·da un cambiamento di forma >>. 3 Se il lavoro com·po,rta una finalità, non può tuttavia essere considerato in sé come un fine, come ha fatto osservare Max Scheler (1899) che ilo definiva <<in.differente>>e <<cieco>>N. on 3 Le Capitai, ed. cit., t. I, p. 183. Biblioteca Gino Bianco
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