Passato e Presente - anno III - n. 15 - mag.-giu. 1960

2070 Granelli - De Mita - Fontana - A ndreatta innanzi la loro via nazionale per scrupolo •di rea,lismo politico, con chiari intendi,menti tattici, ma la loro aspirazione massima semb.ra essere la Russia sovietica che si trova nella fase piu avanzata della costruzione .del socialismo e che per q-uesto svolge, sul piano mondiale, una funzione di egemonia rispetto ai comunisti dei diversi paesi. La ideo1ogia, cioè il modello prefabbricato della società del futuro, è la meta finale che deve essere raggiunta pagando qualsiasi prezzo, passando sopra alle piu elementari libertà, forgiando generazioni che nel1' assenza assoluta della libertà crescono secondo la quantità e la qualità voluta dal regime. Per ciò che rig,uarda il respiro europeo di altre forze politiche o culturali italiane non sembra che il liberalismo italiano, e per certi aspetti il socialismo .democratico, a'bb·iano saputo trarre da un patrimonio pur ricco di fermenti e di pros.pettive insegnamenti validi per affrontare con la necessaria originalità, non in termini di assurda ripetizione meccanica, i problemi del nostro Paese. Si può anzi dire che, accanto ad una classe politica mediocre, prigioniera di provincialismG e di schemi autarchici, è spesso esistita, in lta1ia, una classe di pensatori sensibili ai progressi, alle nuove tecniche, ai risultati conseguiti negli altri Paesi, ma incapace -di rendersi conto delle ragioni stori:ehe, dei problemi particolari, che sono alla ·base del grave ritardo nella corsa al progresso della società italiana. Di qui il velleitarismo di certe forze, nonostante l'innegabile respiro europeo, se non addirittura mondiale, dei propri convincimenti culturali e politici. Fuori da ogni spirito polemico, occorre dire che il problema vero non è solo •quello di aprirsi a ripensamenti che tengano conto delle prospettive europee o mondiali, che non sono so1o .di natura progressiva (si pensi alla Francia di De Gaulle), ma è quello, ben piu impegnativo, di trovare il modo di avviare in Italia, con la partecipazione attiva delle forze politiche esistenti, un processo di generale rinnovamento della vita_ nazionale. Ove fosse reale, tale .processo romperebbe naturalmente gli schemi autarchici degli scorsi decenni, che furono il portato del peggior provincialismo politico, e arricchirebbe l'esperienza italiana di apporti positivi, collegandola con prospettive di ampio •respiro che possono manifestarsi su scala europea o mon-diale. Viceversa sare·bbe vano il tentativo di rinsanguare i fini dell'azione politi~a in Italia con riferimenti extranazionali nel caso in cui l'im.mobilismo, che rappresenterebbe un ritorno di provincialis·mo politico, costringesse la società italiana alla paralisi o, peggio, l'involuzione antiBibliotecaGino Bianco

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