1824 Commenti Benché l'occupazione di Franz - fare un mondo che si assuma la sua abbiezione - abbia molto in comune con la follia, sarebbe ridicola se si trattasse di un capriccio paranoico, di una egoistica rivendicazione. Ma Franz non è pazzo in questo senso; egli è pazzo al secondo grado. La sua follia è la simulazione, e al di là di questa la propaganda. Ciò che Franz denuncia, è ciò che nella tranquillità del mondo è inquietante per chi conosce i carnefici, i supplizi. Alain Resnais ha fatto un film sui campi di concentramento che conteneva un tema identico: un paesaggio bucolico (Buchenwald o Auschvitz) ha generato questi campi e la conclusione di Resnais si riallaccia a quella di Franz: « Sotto il tuo calmo paesaggio, non vi è un disordine, . una follia che tu non sei in grado di scorgere? >>. Probabilmente Franz esprime direttamente allo stato grèzzo il dolore di Sartre: l'uomo in certe circostanze storiche è testimone soltanto rifiutandosi al mondo, putrido sott<?la vita quotidiana. E' l' ammonimento che il Sartre del 1960 man.da ai parigini che si avviano alla sclerosi, alt ombra del potere; è la lezione che Franz dà agli~ stupe/ atti spettatori: sotto il loro proprio mondo c'è ciò che giustifica i carnefici, i campi di concentramento, le torture, la denutrizione. Ma la lezione vale anche per il comunista tranquillo prima del rapporto ·K. Le vittime non sono sempre in grado di protestare. Ma i colpevoli? Il dramma di Sartre ha un duplice valore: interviene nell'attualità francese per denunciare la giustificazione che l'ozio di un paese offre ai carnefici. Franz il carnefice denuncia il mondo che lo circonda: « Voi non siete ciò che credete; se la Francia fosse il paese che crede di essere, non vi sarebbero campi di concentramento, né torture, né carnefici». Poche applicazioni della tecnica pirandelliana sono piu notevoli di questa. Ma Franz non ha soltanto un valore di esempio. Egli pone una domanda che supera l'attualità e, attraverso questa domanda, non è Franz ma è Sartre stesso che appare con le sue angoscie, le sue incertezze, il suo perenne interrogativo di fronte alla storia. Ma questa questa volta egli è stato in grado di esprimere questo interrogativo in termini veramente moderni. Nelle Mani sporche, il protagonista urta in pieno contro la Storia, come contro un muro; la s,ua avventura, la sua abbiezione, il suo abbandono finale sono puramente individuali. Egli è << non riscattabile>>, come dice al momento del suicidio; ma il suo atteggiamento giunge alla fine al piu soggettivo dei paradossi; la sua incapacità davanti alla storia diviene infermità. E' probabilmente il motivo per cui le Mani sporchè di Sartre è divenuto, per un'ironica traslazione di significati, un dramma che giustifica i sostenitori della morale definita comunista; costoro· ~ almeno gli staliniani cosiddetti << intelligenti » - ammettono gli errori, Biblioteca Gino Bianco
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