• I sequestrati di Altona 1823 dramma di Sartre è davvero assai sostanzioso: raramente si è vista nella critica parigina una tale valanga di giudizi contraddittori. Il piu sincero è senza dubbio quello di f ean f acques Gautier, del << Figaro », che ha con/ essato la propria impotenza intellettuale dinanzi al pathos sartriano. Gli italiani comprenderanno facilmente questa confusione generale, poiché saranno indubbiamente colpiti dal carattere pirandelliano dei personaggi, per lo meno del personaggio principale, Franz. Come l'Enrico IV di Pirandello, il dramma di Sartre si basa sui rapporti tra la follia e il mondo. Riassumiamo rapidamente: Franz, figlio dei von Gerlach, erede di una potenza industriale e di tradizioni borghesi, dopo la disfatta della Germania si è rinchiuso in una stanza. Causa della sua volontaria esclusione: la Germania agonizza dal 1945 ed egli non vuole assistere alla sua agonia. Causa secondaria: Franz vuol testimoniare, vale a dire impegnare, attraverso il tempo, un dialogo col trentesimo secolo. Ogni intellettuale di sinistra ritroverà in questi atteggiamenti due delle sue principali preoccupazioni: non compromettersi in una realtà ignobile, non perdere l'occasione per testimoniare, vale a dire per discutere con l'interlocutore ideale, la storia. Il carattere pirandelliano del dramma di Sartre viene dal fatto che, come l'eroe di Pirandello nell'Enrico IV, Franz organizza la sua reclusione intorno a un mondo inventato da lui e di cui ognuno intorno a lui dovrà testimoniare. Con1e nell'Enrico IV, l'eroe è minacciato di morte dal mondo reale e alla fine, quando Franz rinuncia alla sua follia, rinuncia di conseguenza alla vita. Ma se Pirandello si attiene alla J·ua retorica familiare, Sartre · utilizza il materiale che immagina per risolvere un problema: che cosa diventa, di fronte ai recenti sviluppi storici, la coscienza liberale al cospetto della storia. Tutto il dramma si svolge attorno a due giudizi: quello di Franz, il testimone, sul proprio secolo; quello ipotetico del trentesimo secolo su Franz e i suoi simili. Anzitutto Franz è l'uomo che è stato onesto, è l'uomo che ha creduto nell'uomo; quando quest'uomo esamina i suoi rapporti con i poteri, quando esamina la propria abbiezione in ciò che il potere ha fatto di lui, · per spiegarla egli non vede altro che un profondo, irrimediabile disastro del mondo esterno. O la storia, dice Franz, mi ha trascinato nell' abbiezione del potere e del mondo, oppure la storia ha continuato ed è passata oltre lasciandomi la mia propria abbie- . zione da sopportare. Sono stato liberale, dice Franz, poi ho assunto il potere, all'inizio con la minima fatica, poi sono stato carnefice, e- ora? Ora bisogna che vi sia al mondo chi si assuma la mia abbiezione, cioè il disordine, la follia e il caos. i liotec. Gino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==