Passato e Presente - anno III - n. 14 - mar.-apr. 1960

• L'India e il socialismo 1933 lo ha effettivamente. Ma in primo luogo questo non è di per sé un elemento decisivo, e la natura di uno Stato o di una classe dirigente non può essere definita solo, o essenzialmente, su di una base simile. Perciò è improprio parlare di sostituzione di borghesia con lo Stato (perché la borghesia controlla comunque 19 Stato, e in realtà avviene ,una ·sostituzione parziale -dell'impresa privata con l'impresa pubblica), ed è erroneo. concepire le cose come ·se il capitalismo di Stato fosse una entità << neutra >>, che potrebbe << condurre - come dice Vasconi - o al potere del popolo o a quello della borghesia»: il capitalismo di Stato è in ogni momento qualche cosa di concreto ed ha una natura di classe ben precisa. Assurdo, poi, è par lare di « lotta di classe » tra settore pubblico e settore privato. Quale classe sta dietro al settore pu·bblico, visto che la borghesia sta senz'altro dietro al settore privato? _Forse gli operai o i contadini o i misera·bili piccolo-borghesi indiani? f) L'idea secondo cui la riforma agraria non sarebbe stata realizzata perché i governi dei vari Stati federali non tradurrebbero in pratica le decisioni del centro, è assoluta•mente errata. Sul piano costituzionale, la riforma agraria è com·petenza proprio degli Stati e sono stati questi ultimi a varare le leggi dell'u·ltimo decennio. Mai il potere centrale si è battuto per una riforma piu avanzata, anzi ha partecipato largamente al sabotaggio pseudolegale (di procedura ecc.) con cui sono state ostacolate le ·stesse limitate riforme progettate (che in ogni modo, anche se applicate interamente, non sarebbero an,date oltre il quadro di uno sviluppo agrario capitalistico con fortissime persistenze precapita·listiche). Inoltre, gli Stati sono tutti dominati dal partito del Congresso, ·e su di esso quindi ricade la responsabilità di quanto avviene anche ·.su questo piano. Infine, la,ddove una legge agraria piu avanzata - anche se limitata - è stata votata, su scala locale, è stato proprio il potere centrale a intervenire in modo formalmente e sostanzialmente anti·democratico (Kerala). g) Nella ·parte finale, Vas-coni ripropone il << dilemma» CinaIndia in termini diversi da quelli accettati largamente. Secondo lui la Cina avrebbe scelto la via di << accumulare » prima la ricchezza, rinviando a una fase ulteriore la sua << organizzazione >> democratica e non preoccupan.dosi molto di garantire sin d'ora una sia pur relativa << diffusione del :benessere ». L'India, invece, avrebbe scelto una seconda via, consistente nell' << abbinare i due processi » e si preoccuperebbe in primo luogo del problema << della :libertà intesa come partecipazione effettiva -del popolo al governo della cosa pubblica ». Non possiamo qui parlare della Cina, cui però tutti i vantaggi derivano, in sostanza, dal fatto che la borghesia è stato distrutta, mentre in India è ancora classe dirigente. Ma per quanto riguarda l'In.dia, non so davvero come si possa ·parlare di pianificazione democratica, • · 3iblioteca Gino Bianco

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