Passato e Presente - anno III - n. 14 - mar.-apr. 1960

. . L'India e il socialismo 1929 scinderne i termini in base a valutazioni puramente produttivistiche. Certo, il fattore tempo conta molto, ed in esso è forse il segreto del successo, ma - come sempre avviene nella realtà che non si presta a schematismi - gradualità non significa necessariamente ritardo, tanto piu che una mancata ar·monizzazione e fusione tra progresso , economico e civile si paga piu avanti anche in termini economici, per effetto .di crisi ricorrenti proprio per la sproporzione verificatasi tra il livello delle strutture e quello delle sovrastrutture. E' questa seconda via che ha scelto l'India, impegnata anch'essa come la Cina nella piu importante ·rivoluzione della sua storia. Ed è una via che, malgrado mantenga oggi le caratteristiche del capitalismo di Stato, non conduce necessariamente al potere della borghesia, ma può condurre a quello del popolo, e quindi al socialismo. Considero quindi falso il dilemma che oggi mi pare compaia con troppa facilità - e direi superficialità - sulla sta,mpa mondiale proprio in relazione co·n il problema dei paesi sottosviluppati, e in particolare con riferimento all'India e alla Cina: quello che lo scontro Est-Ovest, intendendo la competizione socialismo-capitalismo, si decide nelle aree sottosviluppate e specialmente nel confronto India-Cina (d·ove l'India rappresenterebbe l'Occidente capitalistico - o se si vuole neo-capitalistico - e la Cina l'Oriente socialista nella sua versione del metodo comunista). E' questa, mi pare, una tipica formulazione da guerra fredda, che non tiene conto della realtà profonda di quanto avviene sulla scena asiatica. In realtà l'esperimento indiano dimostra - semmai - che si sta decidendo proprio un superamento delle attuali · problematiche ·dell'Est e dell'Ovest: su scala gigantesca (oltre 400 milioni di abitanti) l'India sta tentando una pianificazione socialista - determinatasi finora storicamente nell'Est comunista - ma nel rispetto del metodo democratico che in Occidente ha soltanto caratteristiche formali, e qui ambisce a diventare conten1 uto stesso di · una società strutturata razionalmente. In In.dia, sperimentando una pianificazione socialista nella democrazia, si cerca di valorizzare, nella loro parte piu valida, i diversi contri1 buti di esperienza e di pensiero dei due mondi. E mi pare che il capitalis·mo sia nettamente fuori causa in questo tentativo di sintesi. Il vero dilemma credo quindi sia un altro: posto come obiettivo di Cina e In.dia quello della creazione di una società socialista, il confr_onto - che non ·p.uò trovare risposte _immediate, e nem·meno isolate: quanto di valori produttivi, quanto di democrazia - è fra due diversi metodi: uno autoritario, l'altro basato sul consenso. L'India ha scelto la strada piu difficile. Nei paesi capitalistici di Occidente, i quali hanno già compiuto la loro rivoluzione industriale, lo· sviluppo economico ha costantemente preced,uto la democrazia (com- • Bibliotéca Gino Bianco

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