• L'India e il socialismo 1927 altre << semi-profezie>> (forse nemmeno giustificato nel caso di una improvvisa scomparsa di Nehru, che pure gioca un ruolo determinante nella lotta di classe che si com·batte in India), esse hanno se non altro il pregio di sottolineare l'estrema drammaticità della si.tuazione. E' quindi certa,mente fondato chiedersi se sia lecito, in un caso del genere, pretendere di costruire uno Stato moderno - sia esso giudi- , cato socialista o meno - sulla base del formale consenso democratico. Però qu1 il discorso, per non peccare di astrattezza, deve considerare due termini dello stesso problema. Il primo - a scanso di equivoci - riguarda il necessario, e lungo, periodo di austerity che obbligatoriamente affronta qualsiasi paese che si avvii, da una condizione arretrata, ail'industrializzazione. Lo ha affrontatç> per qualche decennio l'URSS, che appena ora si pone obiettivi di benessere. Lo affronta la Cina che, se è vero che ha risolto - ma solo nel '58 -- il problema · elementare della fame cronica (stando a qtuanto riferisce Sylos-Labini in << Nu9vi Argomenti>> n. 40 del '59), non può tuttavia consentirsi margini non di·co di benessere, ma neppure di sufficienza alimentare. Certo la Cina oggi è in vantaggio sull'India: i suoi ritmi di espansione sono piu rapidi, le statistiche (anche corrette) sono eloquenti, e non dirò che tutto questo non si ripercuota positivamente sul livello medio di vita. Ma, a meno di cadere acriticamente nel gioco della propaganda, non si può negare che l'accumulazione a'ccelerata non consente un reale aumento del tenore di vita, se non in proporzioni ridottissime. La Cina, seguendo un modello a1 utoritario, non paga quindi soltanto un ·prezzo in termini di libertà, ma anche in termini• di necessaria compressione ~el tenore di vita. Le « Comuni » non hanno certo riempito le mense di ogni ben di Dio, checché ne pensano alcuni - in q·uesto caso veramente apologeti - quando (non è il caso di Maitan) hanno spiegato con la stupe.facente tesi di un eccessivo consumo alimentare la drastica correzione degli obiettivi _economici cinesi del '58 .e del '59. Non a caso la stampa cinese ha ammesso il verificarsi di rivolgimenti sociali (si è parlato di « piccole Ungherie »), non a caso tuttora v~olenta è la polemica nei confronti delle tendenze << di destra». E, riconosciuta l'am·piezza dei fenomeni d'opposizione, non si può pensare che il problema investa soltanto pochi gruppi d'intellettuali privilegiati i quali risentirebbero - avulsi dal corpo nazionale - il peso di una mancanza di libertà formale. Il problema è un altro, e riguarda il secondo termine che prima indicavo, e che si può definire l'organicità del processo di costruzione • economica. Il problema-chiave mi ·pare cioè consista nell'equilibrio (o nel non-equilibrio) fra i due momenti che sono alla base di qualsiasi in~ustri.alizzazione: creare le fonti di ricchezza, organizzare democra- . . • Biblio Gino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==