Passato e Presente - anno III - n. 14 - mar.-apr. 1960

1818 Commenti essere anche antisemiti ( oltre che nazionalisti) senza andare in prigione, e non vedono perché le loro nostalgie debbano urtare contro limiti invalicabili. Invece i giovani vogliono per l'appunto andare in prigione, e per questo scoprono gli ebrei di cui spesso non hanno mai visto alcun esemplare. Il voler andare in prigione non basta a fare gli eroi, e diI atti questi imbrattamuri non sono eroi, bensi scimuniti. Ma riduce il fenomeno alle sue reali proporzioni. I padri erano antisemiti perché cercavano un capro espiatorio per la crisi economica nel quadro delle pesanti tradizioni reazionarie della società tedesca. I figli lo sono perché la saturazione economica e il vuoto ideolol~ico e 1norale favoriscono la formazione di una gioventu bruciata che rimedia alla propira mancanza di idee e di propositi col sogno del grande massacro. Che questo sogno non sia specifico dei tedesci lo mostra la contemporaneità delle manifestazioni antisemite in altri paesi. Lasciamo a Ernesto De Martino, che ricordò e interpretò in un bell'articolo di << Italia domani >> il capodanno di Stoccolma, quando i giovani impazzati percor:;ero le strade spaccando tutto, di spiegare queste mani/ estazioni come furie distruggitrici di capodanno. Quel che è certo è che è difficile attribuire loro, di per sé, .. un valore politico (secondo cifre ufficiali una consapevolezza politica sarebbe stata riscontrata solo nell' 8% dei casi). Questo valore esse lo acquistano però, nella coscienza degli adulti attraverso il riferimento al passato. Ciò che suscita orrore è la circostanza che il grande massacro non è un sogno del futuro, ma una realtà di quindici anni fa, e naturalmente l'orrore è massimo quando il sogno appare nel paese che ha prodotto tale realtà. Questi f ulien Sorel da strapazzo che si ribellano al neocapitalismo trovano in 1-l itler il loro Napoleone e n.elle spalline delle SS il loro bastone da maresciallo. La. struttura sociale, dice giustamente il Dumoulin, non è cambiata, i miti restano gli stessi e la rivolta, come tutte le rivolte dei disorientati, approda al peggiore passato. Checché si possa e si debba dire della RDT, è certo che là la struttura sociale è cambiata ed esistono i presupposti per l'estinzione dei vecchi miti. Molti cominciano ad accorgersene, in particolare agli inglesi, e Richard Crossmann è arrivato («New Statesman », 6 e 13-2-1960) fino ad auspicare il riconoscimento della RDT e a parlare del suo << migliore sistema educativo » rispetto alla Germania occidentale. Ciò suscita le ire degli adenaueriani, che tentano di minimizzare gli episodi di rigurgido nazista. E avrebbero ragione di farlo, di fronte al chiasso eccessivo che hanno suscitato, se disgraziatamente chi minimizza il presente non avesse cercato, per anni e anni, direttarnente o velatamente, di minimizzare il passato onde rendere accettabile il fatto che esso non è stato per nulla superato. Poiché agli imbrattatori di muri occorre riconoscere un merito indubbio: quello di avere sollevato la questione della continuità metBibliotecaGino Bianco

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