Passato e Presente - anno III - n. 14 - mar.-apr. 1960

• • ssato resente 1830 Politica comunista: L. Maitan, A. Mero/a 1878 Sinistra burocratica: D. Monta/di 1885 Russia undici anni dopo: A. Werth 1905 Prospettive economiche a Ceylon: G. Etienne 1946 Scienza e filosofia: R. Salvadori 1952 Storiografia <<realistica»americana: P. Bene/li Com,menti: Economia europea - La bomba di De Gaulle - Le due generazioni del pericolo tedesco - Pluralità dei partiti - I sequestrati di A/tona - Sesso e civiltà n. 14 1narzo-aprile 1980

Sommario COMMENTI Prospettive economiche europee - La bomba di De Gaulle - Le due generazioni del pericolo tedesco - La pluralità dei partiti - Qualcosa di nuovo su morale e storia: « I sequestrati di Altana» di f. P. Sartre - Sesso e civiltà: Come si elude il problema; Un contributo di libertà ( di Giuseppe Palermo - Patera, Roberto Gui·ducci, Cesare Cases, -Furio Diaz, Henry Raymond, Mario Corsi, Melina Insolera) ' REALTI\ ITALIANA Livio Maitan, Il Partito Comunista Italiano 1960 Alberto Merola, Appunti bibliografici sulla politica operaia del P.C.I. Danilo Montaldi, Sinistra burocratica MONDO CONTEMPORANEO .. Alexander Werth, In Russia undici anni dopo Gilbert Étienne, Ceylon: popolazione e prospettive economiche Luciano Vasconi, Livio Maitan, L'India e il socialismo NOTE Francesco Indovina, L'Istituto centrale di statistica Rinaldo Salva,dori, << Sapere scientifico e sapere filosofico »: cronaca di un convegno Paolo Benelli, L'opera di Ch. A. Beard nella storiografia <<realistica» . americana SEGNALAZIONI a cura di Mario Corsi, Romano Gabriele, Carlo Robustelli Il presente fascicolo è in vendita a L. 500 Biblioteca Gino Bianco

• Commenti • PROSPETTIVE ECONOMICHE EUROPEE Spesso i comunisti hanno attribuito alla Comunità economi·ca europea responsabilità in rapporto alla divisione attuale dell'Europa. E tale affermazi·one ha forse avuto, e forse ha ancora, capacità di suggestione tali che alcuni socialisti, in nome del loro i·mpegno internazionalista, se ne sentono in qualche modo influenzati. Delle decisi·oni «europee>>vengono indebolite i·n rapporto a quelli che sarebbero disegni . , . . . piu vasti e comprensivi. Pare quindi necessari-o riprospettarsi, per chiarezza, quale sia la realtà delle cose. il vero è che sin dalla conferenza di Y alta, cioè sin da prima della fine della seconda guerra mondiale, la logica delle forze che si bilanciavano sul piano mondiale aveva creato una frattura dell'Europa. Il vero è, anche, che a questo modo l'Unione Sovietica vèniva a scavalcare, costretta del resto da una situazione obbi.ettiva, le forze democratiche dell'Europa occidentale e a patteggiare la loro sorte e le loro prospettive indipendentemente dalle loro volontà. Nei primi anni successivi· alla fine del conflitto mondiale, parve, tuttavia, alle forze democratiche dell'Europa occidentale di poter forzare, sulla spinta dei movimenti nazionali di resirtenza al nazismo, la situazione che si era patteggiata al di sopra delle loro teste. Queste speranze andarono deluse nel cozzo con una realtà piu forte. E nella difficoltà di adattarsi alla situazione obbiettivamente autonoma della Europa Occidentale sta probabilmente una causa non trascurabile delle . crisi che hanno affZitto le forze democratiche europee. Nell'attuale situazione di di.stensione, salutata naturalmente con gioia da tutte le persone responsabili, ogni accordo dei blocchi contrapposti .(blocchi nei quali non si esaurisce la po!itica mondiale) porta a un · rafforzamento delle statuizioni sulle aree d'influenza. Cioè ogni nuovo accordo accentua i caratteri di autonomia obbiettiva della situazione dell'Europa occidentale: dato anche che, per altro verso, lo sviluppo economico piu rapido dell'Europa, che probabilmente sarà incrementato dalla creazione del MEC, ha aumentato l'autonomia delBiblioteca Gino Bianco

1810 Commenti l'Europa occidentale nei confronti del Nord-America. Ciò equivale a dire che l'azione delle forze democratiche europee, lungi dal potere aggredire frontalmente il potere capitalistico, deve necessariamente puntare sugli sviluppi del capitalismo stesso per ottenere che quegli sviluppi vengano condotti al di là delle convenienze della classe dominante. In questa situazione non ha senso chiedersi continuamente se la tale o la tal altra misura rafforza il capitalismo. Questa abitudine permane, per forza d'inerzia della situazione immediatamente postbellica, in quei democratici che non si accorgono che non si tratta di non rafforzare a breve periodo il capi-talismo, dato che manca la prospettiva di un'utilizzazione decisiva da parte delle forze democratiche di questo periodo breve. E parliamo di breve periodo, perché ci pare acquisito che a lungo periodo il trasformarsi del capitalismo accresca le possibilità del suo superamento ad opera delle forze democratiche espresse ddle classi subbiette. Ciò posto, una << tendenza obbiettiva)), come la ha definita Togliatti, della situazione europea è rappresentata dal · processo d'integrazione in corso attorno alla Comunità Economica E!1,ropea. E' un processo, questo, che veramente impronta la realtà dell'Europa Occidentale.., al di là di ogni presupposizione dei piu. Oggi, a proposito del MEC, si discute se accelerare o no il processo d'integrazione. I ritardi, temuti o spera!i, sono assolutamente fuori discussione. Anzi sui motivi d'integrazione economica si vengono innestando con crescente insistenza quelli dell'integrazione politica. Vero è che ogni acceleramento rimane sul terreno del libero scambismo, o al pi,u, su quello della omogeneizzazione dei sei sistemi economici nazionali integrandi, senza che si giunga al rafforzamento degli organi e degli strumenti di una ·politica economica comune. Organi e strumenti estremamente necessari specie in rapporto a una politica comune degli investimenti che è imprescindibile se si vuole ottenere uno sviluppo economico rapido, corretto, soddisfacente, senza scompensi, della Comunità. Ma se ciò accade, accade anche perché larga parte delle forze democratiche, o anche genericamente progressiste, non coglie gli impegni d'azione impliciti in senso di progresso nella « tendenza oggettiva>>. · 11ale << tendenza oggettiva)) appare, comunque, veramente il punto focale degli sviluppi europei. La stessa pi,ccola Zona di libero scambio, contrapposta alla CEE, continua a rivelare, sino a questo momento lacune e debolezze strutturali. Il gruppo dei paesi scandinavi propende verso la scelta di indirizzi autonomi. Svizzera e Austria mostrano crescenti perplessità sulla scelta loro imposta da esigenze di neutralità, che sono vieppiu superate ddla situazione interf!azionale .in atto completamente dissimile da ogni situazione storica precedente. Coloro che BibliotecaGino Bianco

• Economia europea 1811 negano l'esistenza di debolezze dell'EF1 1A, ci· pare f acci·ano una semplice somma di potenziali economici, laddove è necessario fare un calcolo di costi e di vantaggi. Calcolo che deve dare un risultato positivo per dare un'indicazione di solidità per le soluzioni forni te dall'EF1 1A. Ora non pare che di tale risultato si possa parlare almeno sulla base dell'indagine piu completa della quale ora si disponga: quella fornita dalla Commissione economica per l'Europa dell'ONU. Cost stando le cose parrebbe ragionevole puntare, per i fini democratt"ci, sull't"ntegrazione della CEE, che piu permette e anche impone tra le varie formule il superamento dei li.miti libero scambisti voluti, per le integrazi"oni sovranazionali, dalla classe dirigente del capitalismo « manageriale )). E' comprensibile che questa impostazione non possa essere fatta propria, malgrado le sollecitazioni della realtà, dai partiti comunisti dell'Europa occidentale. Questi partiti sono infatti strutturalmente legati in non scarsa misura a impostazioni agitatorie che impediscono alcune scelte di fondo ( come ha dimostrato anche il IX congresso del PCI, ancora incentrato sulla << politica delle categorie >>). Se questi partiti mutassero tali impostazioni verrebbero meno alla loro ragione originaria di vita: quella di favorire il grande disegno strategico connesso ad un ordine di prion"tà determinato in connessione all'azione della Unione Sovietica. Meno chiaro è perché forze della cosiddetta << sinistra democratica», o forze della sinistra cattolica « aperturista >> abbiano anch'esse perplessità e ritrosie contro la prospettiva di inserirsi fattivamente nella integrazi·one europea. Per quel che riguarda l'Italia, freddezza nei confronti della CEE dimostrano, per esempio, organi di stampa come "Il Giorno", come "Il Punto", forze politiche della sinistra democratica. Motivi economici di questi atteggiamenti potrebbero forse trovarsi nei vincoli che legarono, nel corso di una corretta politica petrolifera d'ampio respiro, l'ENI guidato dall'on. Mattei e i gruppi petroliferi britannici. Si tratterebbe in sostanza di un'alleanza che ha riflessi oltre gli obbiettivi originari per i quali fu stipulata. Eppure ora esistono legami dell'ENI col gruppo Schacht per creare raffinerie nelle regioni meridi·onali della Germania Ovest, raffinerie alimentate dall'oleodotto Genova-Aglié. Iniziative nelle quali Mattei ha anticipato di anni la concorrenza, come ormai nconosce la stessa stampa confindustriale italiana già per. molto tempo avversa all'oleodotto progettato dall'ENI. ✓ Iniziative queste che servono· forse anche a parare la minaccia che, sul terreno delle disponibilità di energia, la Francia sta portando a quella Germania, cui il tramonto tecnologico del carbone sta togliendo · una storica supremazia in fatto di combustibili. Indicazioni di·verse queste che varrebbe la pena di veder discusse. Biblioteca Gino Bianco

1812 Commenti Sul piano piu strettamente politico, motivi delle ricordate freddezze potrebbero trovarsi nel fatto che il processo di integrazione è oggi condotto da forze conservatrici che incontrano giustificatamente le , diffidenze degli ambienti avanzati. Ma è bene dire che quelle forze « conducono >> anche perché le forze contrapposte non fanno sforzi coordinati e sufficientemente vasti al fine di impadronirsi o di iTJf luire sulla « tendenza oggetti"va » all'integrazione della CEE. Alla radice delle freddezze di qualche parte della sinistra cattolica si intuisce un discorso « mediterraneo » o euro-africano che è, però, continuamente abortito. Ma anche su questo piano è certo che molto di piu può fare, anche agli occhi· di ogni paese arretrato, una comunità europea che magari si ingrandisca in virtu della sua forza catalizzatrice e che sia comunque irrobustita, consapevole dell'importanza - sul piano delle interdipendenze mondiali - del risollevamento dei paesi sottosviluppati. Molto meno può fare un'Italia che ha suoi presranti problemi strutturali e che sia inserita in « soluzioni piu vaste», seducenti per coloro che amano le piu intellettuali astrazioni, ma anche estremamente nebulose e in ogni senso incerte. Comunque siano prospettate, certe freddezze non riescono pienamente comprensibili ... Continuamente i processi di i"ntegrazione in corso rivelano contraddizioni entro le quali si può operare a fini di progresso. Recentemente, su piano piu generale, il prof. Leontief rivelava, in un suo articolo che ha avuto vasta eco, quali contraddizioni insorgano negli Stati Uniti tra le spinte obbiettive a vaste programmazioni e gli interessi dei gruppi <<manageriali» capitalistici. In Europa contraddizioni simili sono apparse nel conf Zitto tra Pinay e i tecnocrati gaullisti ( che sono, si noti, in parte in funzione sin. dal periodo mendesista). Certo non bisogna farsi illusioni sui limiti delle forze che determinano i tecnocrati gaullisti, e quindi non bisogna farsi illusioni sui limiti degli stessi tecnocrati gaullisti. Ma ci preme rilevare le « tendenze obbiettive» che certi conflitti rivelano. Nel processo d'integrazione di un'area vasta come quella della CEE, un processo che comporta necessariamente grandi trasformazioni delle strutture -macro-economiche, debbono moltiplicarsi quelle contraddizioni che si rilevano negli stessi Stati Uniti. Debbono moltiplicarsi in una misura tale da forni re ampie possibilità a forze progressiste che abbiano iniziativa e fantasia. Viceversa i tecnocrati gaullisti, pur non potendo certamente considerarsi gli alfieri del -pi.u rapido degli sviluppi, potrebbero in definitiva risultare per l'altrui carenza, le figure piu positive e interessanti del prossimo futuro europeo. g.p.p. BibliotecaGino Bianco

• La bomba di De Gaulle 1813 LA BOMBA DI DE GAULLE De Gaulle ha lanciato la sua bomba. Il fatto è di una gravità inaudita perché spezza la tanto faticosamente raggiunta paralisi nucleare fra URSS e USA; ripropone un sistema di misura dei rapporti internazionali basato sulla potenza atomica e non su quella produttiva, certo ben parziale, ma, nonostante tutto, pacifica; riaccende la gara anche per altri paesi; riapre e riallunga il conto già pesantissimo delle micidiali influenze fisiologiche e genetiche derivanti dalle esplosioni nucleari, conto che era stato arrestato ad un punto già critico, già tale da costituire una tragica eredità che la nostra epoca irresponsabile lascia certamente alle generazioni future. Tutto il mondo ha protestato con apparente fermezza. America e URSS hanno riprovato il gesto di .De Gaulle, ma senza effettuare l'ovvia considerazione che questo gesto non rappresentava che il tentativo della Francia di assomigliare a loro, di raggiungere un livello in cui sia possibile farsi sentire e trattare. Per Ùna sorta di follia potrebbe sembrare che la bomba gaullista sia paraddossalmente un atto dell'astuzia della democrazia, teso a rompere il monopolio a due del potere mondiale. Tuttavia ognuno sa che quando tutte le nazioni avessero egualitariamente la loro bomba sarebbero già stati compiuti, anche a prescindere da possibili conflitti bellici, tanti esperimenti e sarebbe stata messa in circolazione tanta radioattività da aver per sempre compromesso la democrazia assieme alle condizioni basilari della vita. La deplorazione dell'America e dell'URSS è, dunque, priva di senso, quanto priva di senso l'idea di contrastare la potenza atomica dei due leaders mondiali, imitandola. Ma America e URSS, oltre che deplorare moralisticamente a vuoto, hanno fatto ·ben di peggio: hànno fatto capire alla Francia che la sua bomba non era· sufficiente per entrare nell'altissimo consesso atomico. Troppo piccola, troppo rozza, non ancora utilizzabile effettivamente per uso bellico. Cosicché la Francia non ha potuto far di meglio che dichiarare· che costruirà una bomba piu grossa, piu evoluta, utilissima in guerra, e che l'esperimenterà al piu presto. Contemporaneamente la Cina, superando i <<complessi» nucleari verso l'URSS, ha colto mirabilmente l'occasione per entrare nella vita normale, annunciando il proposito di ·sperimentare le sue bombe nel prossimo futuro. Anco~a piu atroce è constatare come la massima parte dell'opi- ,. nione pubblica europea ha reagito al fenomeno. Per due o tre giorni l'homo europaeus ha comprato mucchi di giornali per leggere, nelle notizie meteorologiche, l'andamento dei venti. Opportune cartine, pubblicate da tutti i giornali, indicarono che i venti si dirigevano con perfetta regolarità, secondo le previsioni scientifiche, non sulle _ coste Biblioteca Gino Bianco

1814 Commenti franco-italiane, ma felicemente su quelle greche, turche e arabe non abitate - come noto - da uomini. Né si ha notizia che alla fantasia dei francesi sia apparso il problema di cosa serebbe accaduto se Lagaillarde e Ortiz, anziché costruire infantili barricate ad Algeri, avessero fatto un colpo di mano su Reggane, di li minacciando il lancio della bomba su Parigi; né si è potuto ancora leggere che americani o russi, facendo la stessa constatazione, si siano domandati come domani, a bo.mba perfezionata, altri Lagaillarde e Ortiz ( o Massu) potrebbe effettuare lo stesso ricatto su Mosca o New York. Il monopolio della estrema potenza nucleare ha sempre coinciso con la maledizione dell'impotenza. Quando l' .4. .merica lo deteneva, non riusci ad evitare che l'URSS venisse a condividerne la proprietà proprio al momento in cui la presunzione della superiorità, durata molti anni, l'aveva di fatto messa in una situazione subordinata in molti campi cruciali della ricerca e della pratica scientifica._ Dopo che URSS da un lato e America e Inghilterra dall'altro tentarono, ultimamente, di chiudere i limiti del monopolio atomico per un monopolio di potenza, antagonistica si, ma sopratutto verso gli altri paesi non detentori di forze nucleari, la Francia da un lato ed ora la Cina .. si ripresentano a chiedere i loro diritti. E non si creda che l'eventualità di una bomba atomica in mano ai Lagaillarde sia dovuta solo alla instabilità del regime francese. Nulla ci assicura contro un mutamento di regime in URSS o in America. Uno Zukov, con programma bonapartista, o un Mac Arthur, con intenzioni imperialistiche, sono sempre nell'ombra ed estremamente disponibili. Ma, pur supponendo una piu salda res_ponsabilità dell'URSS e dell'America, occorre constatare che esse, dopo l'esplosione francese e il programma cinese, ·non posseggono piu l'esclusiva della trama atomica e non possono piu evitare che la realtà si muova loro malgrado. Da tempo sosteniamo che l'era atomica ha reso ben chiaro il livello biologico in cui l'uomo ancora si dibatte. La forza nucleare, pur esprimendo un vertice altissimo della ricerca scientifica, è, nella sua incapacità di autocontrollo, verifica concreta del suo capovolgimento in alienazione naturale. America e URSS avevano, ultimamente, tentato l'estremo esperimento di fermare la catastrofe atomica congelando il movimento biologico che, ineluttabilmente, a questa catastrofe tende e conduce. Ma l'arresto del ciclo biologico, per essere efficace, andava tradotto rapidamente in storia responsabile. Al contrario, il passaggio politico ingenuo da una dittatura ad una oligarchia atomica si è ora rotto contro il fantasma di un qualsiasi avventuriero, che, per una distrazione o un incidente del Potere, potrebbe impadronirsi del congegno e distruggere il mondo. Questa nuova e pi,~ agghiacciante, BibliotecaGino Bianco

• La bomba di De Gaulle 1815 quanto concreta, possibilità si aggiunge a quella che già sapevamo: che un qualsiasi radarista, ai confini delle barriere di sicurezza, potrebbe, per un errore o per uno smarrimento, dare il via ad una guerra totale. E non ci rimproveri di fare di un episodio di cronaca politica, come la bomba francese, una questione di principi primi. Riteniamo, al contrario, che nessun mezzo intermedio pqssa ormai valere, né la proposta, né la riforma, né la mediazione: al livello di potenzialità cui è arrivata la tecnica atomica, al punto di generalizzazione per cui il suo uso sarà prestissimo possibile, solo uno scarto dalle << buone ragioni>> potrà evitare la distruzione della ragione, solo la pretesa di un mondo razionalmente costruito e democraticamente controllato potrà evitarne la perdita. r. g. LE DUE GENERAZIONI DEL PERICOLO TEDESCO L'allarme che la Germania di Bonn negli ultimi mesi torna a suscitare in larghi strati dell'opinione pubblica europea si ripartisce equanimamente sulle vecchie e sulle nuove generazioni: le seconde tracciano le svastiche sui muri delle sinagoghe, le prime mantengono gli ex-nazisti al governo (casi Oberliinder, Schroder, Globke ecc.) e trattano con Franco per ottenere delle basi militari. Secondo f eanClaude Dumoulin ( « Les temps modernes », dicembre 1959) particolarmente temibili sono i giovani. «. Eppure era degli altri che avevamo diffidato »; invece gli altri, i quarantenni o cinquantenni di oggi.. si sono adagiati nel miracolo economico e non vogliono piu sentir parlare di guerre. Se avessero partecipato al potere avrebbero potuto sentirsi minacciati dai giovani in rivolta: ma ne sono esclusi, e colo_ro che lo detengono, e che furono legati, direttamente o indirettamente, al nazismo « non sono disposti a infierire contro questa gioventu che può rendere alla Germania la fisionomia che aveva al tempo di quel Terzo Reich di cui essi hanno preparato la nostalgia». Le condizioni economiche e- storiche sono cambiate: il nazismo fu alimentato dalla ., fame, il neonazismo è alimentato dalla prosperità, ma i miti sono sempre gli stessi perché la struttura sociale non è cambiata. « Una nuova Germania sta nascendo... ed è la stessa della vecchia ». Benché schematica, questa analisi contiene degli elementi giusti. In particolare essa mette in rilievo il fatto che il pericolo delle vecBiblioteca Gino Bianco

1816 Commenti chie generazioni si manifesta in alto, nelle sfere dirigenti, mentre quello delle nuove appare in basso: appunto Schroder e Oberliinder da una parte, gli imbrattatori di muri dall'altra, mentre la massa dei padri sarebbe indifferente. Fino a che punto, però, indifferente? Qui non contano tanto le manifestazioni politiche (praticamente inesistenti, come osserva il Dumoulin, perché non possono essere considerate tali le adunate di ex-combattenti ecc. dove si aç;cendono fuochi che possono benissimo languire nelle pareti don1estiche) quanto l'ideologia. Piu che i 16.000 membri della Deutsche Reichspartei contano i circa 100.000 (secondo il pubblicista Winfried Martini, che ha studiato il fenomeno) seguaci di Mathi/de Ludendorff, l'immarcescibile vedova del generale che insieme al genero Franz van Bebenburg dirige la piu influente se.tta pangermanista e antisemita, la << Lega per la conoscenza di Dio>> (Bund fiir Gotterkenntnis) che ha due riviste che tirano 8.000 copie l'una e in cui si racconta la lotta tra gli << uomini della luce>> (i Germani) e gli << uomini dell'abisso>> (principalmente gli ebrei, ma anche per esempio i monaci tibetani e il Dalai Lama, di cui Stalin era una creatura). Chi legge queste ·porcherie? I due di Colonia che dettero il là all'epidemia di scritte sui muri, Strunk e Schonen, hannò dichiarato di essere stati ispirati dai luden,dorffanni. Ma erano pressoché analfabeti. E' molto probabile che i giovani preferiscano B.B. a Mathi/de Ludendorff, e che questa arrivi loro attraverso i genitori. L' indifferenza dei quali è dunque molto dubbia. Essa ha servito a lasciarsi placidamente escludere dal potere quando questo potere assicurava il << miracolo economico >>, sacrificandogli anche l'atteggiamento dell' << ohne uns » e piegandosi docilmente ad ogni tappa .del riarmo, poiché l'indifferenza è sempre corr1:plicità. Ma il crescente successo dei ludendorffiani (documentato dalle vivaci reazioni all'inchiesta in proposito dello << Spiegel >> del 17-2-1960 è una prova che il vuoto ideo-. logico prima o poi tende a riempirsi. Non di solo pane vive l'uomo, ma anche di Gotterkenntnis, ed evidentemente quella fornita dalle chiese, e di cui pareva che ci si accontentasse nel primo dopoguerra, non basta piu, onde si ricorre ai detriti pangermanisti e antisemiti. Ciò vale sia per i vecchi che per i giovani, cioè alt' interno di tutta la ~ocietà civile. Lo Stato degli Oberlander e degli Schroder non fa altro che rispecchiarla, aggiungendo casomai la retorica democratica. Questo Stato non vorrà certo modificare la situazione giovandosi di quella cinghia di trasmissione - la scuola - che in Germania è sempre stata particolarmente efficace e ha sempre funzionato a senso unico. Casi come quelli dell'insegnante Zind, scappato in Egitto per sfuggire a un processo per espressioni antisemite, rivelano la sostanziale continuità del sistema scolastico, e il coraggioso romanzo di Paul Schalluk, E·ngelbert Reineke (Fischer-Bucherei, 1959) presenta insegnanti non diBi.bliotecaGino Bianco

• Generazioni tedesche 1817 versi da quello di Niente di nuovo sul fronte occidentale di Remarque. Ancor prima degli episodi di antisemitismo la « Deutsche Zeitung >> scriveva (19-12-1959): << Già da anni si parla dell'incapacità, in Germania, di superare il passato... In fondo nessuno si sente piu colpito dai molti appelli, salvo il corpo insegnante cui essi sono principalmente destinati ... Si pretende dagli insegnanti qualche cosa che né le università, né gli uomini politici né la società nel suo insieme possono dare, e nemmeno soltanto vogliono dare. Ci sono certo tentativi di studiare scientificamente il nazionalsocialismo, e certo in alcune università si tengono lezioni sulla dittatura hitleriana, ma è fuor di dubbio che non c'è nessuno che possa mettere gli insegnanti in grado di inserire il nostro piu recente passato nella storia nazionale». Il che significa, in altre parole, che dovunque l'insegnante volga gli occhi non vedrà altro che con/ ermata la propria istintiva e purtroppo esatta convinzione nella . continuità della storia nazionale, sia che vi inserisca il nazismo, sia che lo metta tra parentesi. C'è dunque tanto da meravigliarsi se i figli di questi genitori, gli scolari di questi maestri, i sudditi di questo Stato si divertono a imbrattare i muri delle sinagoghe? Se il Dumoulin obietta che sono i · figli della prosperità e non della miseria, egli stesso risponde che « ventre vuoto o pieno, sono state offerte loro le stesse tentazioni». Tuttavia una differenza tra il ventre vuoto e quello pieno ci deve essere anche nei confronti dei vecchi miti. Poiché se essi sono gli stessi, diverso è il valore che si deve attribuire alla loro ricezione in momenti storicamente diversi. E' da notare anzitutto che nelle gesta dei giovani imbrattatori l'antisemitismo sembra essersi dissociato dal nazionalismo e dall'imperialismo, e già questo li distingue nettamente dai vecchi nazisti. Essi scrivono << Juden raus » e dichiarano vagamente che bisogna << spedire. gli ebrei a Gerusalemme·», ma non sembrano molto vogliosi di portare a Mosca la civiltà germanica, e comunque queste velleità, mutatis mutandis, si potrebbero esprimere liberamente o quasi. Essi si attaccano all'antisemitismo perché esso è l'unico fenomeno per cui non è ufficialme11te riconosciuta nessuna continuità· di sorta col << piu recente passato >>, cioè l'unico in cui lo Stato non può accettare atteggiamenti che persistono nella società civile. Essi sono, insomma, antisemiti perché per l'antisemitismo c'è rischio di andare in prigione. Ora questa << posizione privilegiata » degli ebrei, l'unica categoria della popolazione che non può essere ingiuriata come tale, dà naturalmente noia a molti tedeschi anche vecchi e stravecchi ·(non senza la nota grottesca portata da un rabbino, tale lsaak Goldstein, che ha concesso alla neonazista << Deutsche Soldaten-Zeitung » un'intervista in cui protesta contro questo privilegio in quanto susciterebbe risentimenti e impedirebbe la fraternizzazione tra tedeschi ed ebrei). Costoro però protestano perché vorre·bbero Biblioteca Gino Bianco

1818 Commenti essere anche antisemiti ( oltre che nazionalisti) senza andare in prigione, e non vedono perché le loro nostalgie debbano urtare contro limiti invalicabili. Invece i giovani vogliono per l'appunto andare in prigione, e per questo scoprono gli ebrei di cui spesso non hanno mai visto alcun esemplare. Il voler andare in prigione non basta a fare gli eroi, e diI atti questi imbrattamuri non sono eroi, bensi scimuniti. Ma riduce il fenomeno alle sue reali proporzioni. I padri erano antisemiti perché cercavano un capro espiatorio per la crisi economica nel quadro delle pesanti tradizioni reazionarie della società tedesca. I figli lo sono perché la saturazione economica e il vuoto ideolol~ico e 1norale favoriscono la formazione di una gioventu bruciata che rimedia alla propira mancanza di idee e di propositi col sogno del grande massacro. Che questo sogno non sia specifico dei tedesci lo mostra la contemporaneità delle manifestazioni antisemite in altri paesi. Lasciamo a Ernesto De Martino, che ricordò e interpretò in un bell'articolo di << Italia domani >> il capodanno di Stoccolma, quando i giovani impazzati percor:;ero le strade spaccando tutto, di spiegare queste mani/ estazioni come furie distruggitrici di capodanno. Quel che è certo è che è difficile attribuire loro, di per sé, .. un valore politico (secondo cifre ufficiali una consapevolezza politica sarebbe stata riscontrata solo nell' 8% dei casi). Questo valore esse lo acquistano però, nella coscienza degli adulti attraverso il riferimento al passato. Ciò che suscita orrore è la circostanza che il grande massacro non è un sogno del futuro, ma una realtà di quindici anni fa, e naturalmente l'orrore è massimo quando il sogno appare nel paese che ha prodotto tale realtà. Questi f ulien Sorel da strapazzo che si ribellano al neocapitalismo trovano in 1-l itler il loro Napoleone e n.elle spalline delle SS il loro bastone da maresciallo. La. struttura sociale, dice giustamente il Dumoulin, non è cambiata, i miti restano gli stessi e la rivolta, come tutte le rivolte dei disorientati, approda al peggiore passato. Checché si possa e si debba dire della RDT, è certo che là la struttura sociale è cambiata ed esistono i presupposti per l'estinzione dei vecchi miti. Molti cominciano ad accorgersene, in particolare agli inglesi, e Richard Crossmann è arrivato («New Statesman », 6 e 13-2-1960) fino ad auspicare il riconoscimento della RDT e a parlare del suo << migliore sistema educativo » rispetto alla Germania occidentale. Ciò suscita le ire degli adenaueriani, che tentano di minimizzare gli episodi di rigurgido nazista. E avrebbero ragione di farlo, di fronte al chiasso eccessivo che hanno suscitato, se disgraziatamente chi minimizza il presente non avesse cercato, per anni e anni, direttarnente o velatamente, di minimizzare il passato onde rendere accettabile il fatto che esso non è stato per nulla superato. Poiché agli imbrattatori di muri occorre riconoscere un merito indubbio: quello di avere sollevato la questione della continuità metBibliotecaGino Bianco

• Generazioni tedesche 1819 tendo all'ordine del giorno quel problema - l'antisemitismo - in cui pareva ai governanti di aver dato l'impressione di una completa rottura col passato. L'astuzia della ragione vuole che questi giovinastri credano di opporsi al conformismo mentre non fanno altro che metterne in luce gli aspetti piu repressi. Qui sta la novità della situa- .zione. Negli anni della creazione del miracolo economico la coscienza tedesca viveva, per dirla con un'immagine di Carlo Levi, in stato di iberna'<:ione. Del passato non si parlava, sotto il peso di una doppia costrizione esteriore ed interiore: perché non si poteva farlo senza spaventare gli alleati, e perché spettava alla propria opera di dimostrare come la catastrofe non fosse stata altro che un accidente impotente a modificare il corso della storia di un popolo. La restaurazione deplorata dagli antifascisti avveniva in silenzio. Da tre o quattro anni a questa parte non è piu cosi. Oggi i tedeschi si sentono abbastanza forti da escogitare liberamente ogni sorta di interpretazioni del passato che condannino il nazismo salvando il processo di involuzione politica che gli ha. dato origine (significativa, in particolare, la rivalutazione su tutta la linea dell'opera di Bismark). Ma diventando ufficiale, la restaurazione doveva suscitare le prese di posizione dei giovani. Sappiamo qual' è stata quella dei disegnatori di svastiche, puro rifiesso di preteso anticonformismo. Altrove questo rifiesso può assumere forme piu elaborate (perché Bismarck e Adenauer, e non Hitler?) e portare a un neonazismo consapevole. Sarebbe però ingiusto dimenticare i fenomeni positivi, riscontrabili soprattutto nell'ambiente studentesco. Quando a poco a poco si ritornò a concedere agli studenti di riunirsi nelle vecchie corporazioni (prima soltanto a sfondo religioso, ma ben presto anche a sforido politico reazionario), a riprendere l'istituzione dei duelli ecc., pareva che gli studenti della Germania occidentale dovessero ridiventare tali e quali quelli di prima. Invece questo è accaduto in misura molto limitata: l'apolicità è predominante, ma in quanto ci sono mani/ estazioni di coscienza politica, esse sembrano orientare piuttosto verso sinistra. Sono studenti coloro che hanno dimostrato a Berlino contro Schroder e Oberliinder, dando origine alla clamorosa gaffe della polizia che ne arrestò alcuni sperando che venissero dal settore orientale. E' uno studente quel Reinhard Strecker çhe si è assunto il compito di indagare meticolosamente sul passato· dei giudici ex-nazisti. Sono studenti i redattori di alcuni fogli studenteschi di un'aggressività antifascista e pacifista veramente èccezionale. Se non bisogna sopravvalutare questi fenomeni, resta il fatto che essi, insieme a quelli di seg·no opposto, indicano una crisi del conformismo in una minoranza di giovani. Due anni fa Erich Kuby poteva Biblioteca Gino Bianco

1820 Commenti scrivere (Das ist des Deutschen Vaterland, Stuttgart, 1958, p. 452) ' . che << la gioventu della Germania occidentale politicamente non esiste». Oggi qualche cosa si muove. Sia i rozzi imbrattatori di muri che i dimostranti di Berlino mettono in difficoltà i genitori, le autorità e anche gli stranieri, che si accorgono di aver chiuso gli occhi troppo a lungo. Essi portano una ventata di sincerità nella malafede generale. Certo, il credito che si può accordare a questa gioventu, nel suo insieme, non è molto. Le strutture sono le stesse, e tanto piu irresistibili quanto piu lustre e rigogliose. Il vuoto ideologico è piu grande che mai. I giovani che vogliono sottrarvisi vedranno facilmente spuntare, al di là di Elvis Presley e di Romy Schneider, il volto da sirena ottantenne di Mathilde Ludendorff. Ma per scarso che sia questo credito, non c'è ragione di non accordarlo tutto. Il trattare i tedeschi da malati inguaribili non ha mai servito a null'altro che a persuaderli della bontà della malattia e a scoraggiare i pochi sani, ed è una posizione tanto astratta quanto quella di coloro che credono che siano tutti guariti per un miracol(!~ il miracolo tedesco per l' ap-.. punto. I giovani sono il prodotto di una situazione data, e la possibilità che la loro coscienza faccia progressi in qualità e in estensione dipende dalla possibilità di modificare questa situazione, e quindi in ultima istanza dai rapporti internazionali. Comunque nulla, e nemmeno le svastiche, ci autorizza ad affermare che i figli siano peggiori dei padri, anzi è lecito dire che è impossibile che lo siano. c. c. LA PLURALITÀ DEI PARTITI Questo sembra, per molti aspetti, essere ora il gran punto che si pone sul piano della discussione ideologica e quindi delle prospettive di azione politica ed., eventualmente, di governo, al movimento socialista nei paesi capitalistici dell'Europa occidentale~ Il vuoto fra l' accettazione passiva da parte della socialdemocrazia dei sistemi istituzionali << borghesi» e l'indifferenza del leninismo-stalinismo per la garanzia liberale che la molteplicità dei partiti ha sempre, dal piu al meno, offerto nell'età moderna, è un vuoto che si sente ormai il bisogno di colmare. Ne sono prova le tesi del IX Congresso del PCI e la loro indicazione della pluralità dei partiti come possibile e probàbile habitat della edificazione del socialismo in un paese come il nostro. Una indicazione che, del resto, non è rimasta nel generico di una promessa BibliotecaGino Bianco

• • Pluralità dei partiti 1821 politico-propagandistica, ma ha voluto marxisticamente collegarsi con un'analisi economico-sociale, la cui risultanza è l'ammissione di forze produttive private nel processo di trasformazione socialista, quale esso si prospetta realizzabile nelle circostanze storiche attuali in Italia. Il problema che rimane è allora dato dal senso di precarietà e di provvisorietà che una indicazione del genere reca con ·sé, e che proprio quel nesso fra la persistenza della pluralità dei partiti e la funzione, , necessariamente transitoria, di certe forme produttive, non può non ribadire. E' come un residuo di << doppiezza>>, che il richiamo ad esempi di pluralità di partiti in Stati come la Cina e la Polonia - un richiatno espresso sia durante la preparazione sia nel corso della discussione del Congresso - sembra sottolineare. Perché non è certo il numero dei partiti in sé che conta, ai fini della << garan:zia liberale»; ma la funzionalità dei partiti come forze politiche autonome, in grado di assicurare l'espressione di una diversità di opinioni nella formazione e nella esecuzione della << volontà generale >>, e quindi la dialettica del controllo e della competizione, in grado insomma di mantenere sempre aperta la p·rospettiva di un'alternativa di potere. D'altronde, è superfluo rilevare come l'accettazione pura e semplice del gioco dei partiti quale ci si presenta oggi nella maggior parte delle democrazie capitalistiche stia diventando sempre meno plausibile pèr effetto della crisi stessa interna al sistema. Vien naturalmente subito da pensare alla recente esperienza francese. Ma a sua volta la catastrofe delle istituzioni parlamentari in Francia non è che il risultato di un processo degenerativo in corso da decenni nei paesi a regime liberale-democratico: un processo che riguardo alla funzionalità d~i partiti si esplica nell' affian~arsi o sovrapporsi ad essi di altre associazioni ed organizzazioni (come da noi la Confindustria, la Chiesa, ecc.), le quali sempre piu pervengono ad appiattire l'autonomia delle singole formazioni politiche, a imporre a tutti i partiti << borghesi» un comune denominatore politico, un sostanziale, anche se non sempre manifesto, fronte conservatore. Sono cose ormai trite; ma, insomma, si potrebbe riassumerle notando che anche per chi ritiene che la lotta di classe non ab,bia la posizione centrale teorizzata da Marx, basterebbe da solo un discorso di De Miche!~ o un articolo del cardinale Ottaviani a puntualizzarne l'incidenza· fondamentale nella odierna vita italiana. Quale a/,lora la via d'uscita? Naturalmente qui ci si propone solo d'indicare il punto problematico, non certo di delineare una soluzione. Non sarà però . inutile continuare a risvegliare la sensibilità del problema. Perché, certo, solo nel concreto della vicenda politica, in eundo, si potranno effettivamente delineare le prospettive di fondo; ma la vigile coscienza critica, la riflessione spoglia di schemi dogmatici sono indispensabili Biblioteca Gino Bianco •

1822 Commenti per fornire gli elementi di metodo e d)indirizzo. E qui intanto ci si può limitare a ricordare che i partiti) come tutte le formazioni storiche) non sono apparsi nella vita moderna d)un tratto, armati e per/ etti come Minerva. Proprio al passaggio dal!' assolutismo illuminato ad un costituzionalismo liberale sono noti gli sforzi e le perplessità di coloro che) come ad esempio Hu1ne e Holbach) riconoscevano necessaria in quel passaggio la funzione dei partiti, ma non potevano ancora liberarsi dal considerare questi quasi un male necessario, portati com) erano a inquadrarli nel cliché delle << f a.zioni >>, tipiche delle guerre di religione o delle fronde dei secoli precedenti. Sicché, il senso della necessità di distinte e indipendenti organizzazioni politiche nella costruzione e nello sviluppo di un ordinamento socialista, può accompagnarsi alla coscienza dell'inevitabile superamento di certa tradizionale fisionomia e struttura dei partiti, senza che questo debba portare ad uno svuotamento della loro funzione, anzi al contrario per rinvigorirla. I mezzi potranno essere 1nolti: dal controllo di corti o commissioni elettive sulle fonti di finanziamento delle .. varie formazioni alla sostanziale diminuzione della possibilità di pre- . ponderanti influenze economiche che dovrebbe conseguire a certe riforme di struttura, dall'articolazione in diversi sistemi e periodi di tempo delle elezioni dei vari organi di potere alla normalizzazione degli istituti del referendum e li:el controllo dei mandanti sui mandatari, e cosi via. L)importante è che il principio e il metodo che devono presiedere a questi svolgimenti siano quelli della piu ampia e sostanziale democrazia) lontano da ogni residuo di ambiguità e doppiezze) di dogmatismi che sul malcelato fondamento di una politica a due prospettive finiscono per paralizzare la possibilità di azione efficace e immediata del movimento. E' certo che i partiti di una democrazia vera non devono avere niente a che fare con gli odierni << bracci » politici del grande capitale o del clericalismo; ed è anche certo che non dovranno ridursi mai agli <<azzurri» e ai « verdi>> del circo e dell'impero di Costantinopoli. f. d. QuALCOS!\ DI NUOVO su MORALE E STORIA: « I SEQUESTRATI D 1 AL TONA» DI J. P. SARTRE. Se la ricchezza di un'opera teatrale si misura dalla quantità di equivoci che essa genera nella critica, bisogna pensare che il nuovo BibliotecaGino Bianco

• I sequestrati di Altona 1823 dramma di Sartre è davvero assai sostanzioso: raramente si è vista nella critica parigina una tale valanga di giudizi contraddittori. Il piu sincero è senza dubbio quello di f ean f acques Gautier, del << Figaro », che ha con/ essato la propria impotenza intellettuale dinanzi al pathos sartriano. Gli italiani comprenderanno facilmente questa confusione generale, poiché saranno indubbiamente colpiti dal carattere pirandelliano dei personaggi, per lo meno del personaggio principale, Franz. Come l'Enrico IV di Pirandello, il dramma di Sartre si basa sui rapporti tra la follia e il mondo. Riassumiamo rapidamente: Franz, figlio dei von Gerlach, erede di una potenza industriale e di tradizioni borghesi, dopo la disfatta della Germania si è rinchiuso in una stanza. Causa della sua volontaria esclusione: la Germania agonizza dal 1945 ed egli non vuole assistere alla sua agonia. Causa secondaria: Franz vuol testimoniare, vale a dire impegnare, attraverso il tempo, un dialogo col trentesimo secolo. Ogni intellettuale di sinistra ritroverà in questi atteggiamenti due delle sue principali preoccupazioni: non compromettersi in una realtà ignobile, non perdere l'occasione per testimoniare, vale a dire per discutere con l'interlocutore ideale, la storia. Il carattere pirandelliano del dramma di Sartre viene dal fatto che, come l'eroe di Pirandello nell'Enrico IV, Franz organizza la sua reclusione intorno a un mondo inventato da lui e di cui ognuno intorno a lui dovrà testimoniare. Con1e nell'Enrico IV, l'eroe è minacciato di morte dal mondo reale e alla fine, quando Franz rinuncia alla sua follia, rinuncia di conseguenza alla vita. Ma se Pirandello si attiene alla J·ua retorica familiare, Sartre · utilizza il materiale che immagina per risolvere un problema: che cosa diventa, di fronte ai recenti sviluppi storici, la coscienza liberale al cospetto della storia. Tutto il dramma si svolge attorno a due giudizi: quello di Franz, il testimone, sul proprio secolo; quello ipotetico del trentesimo secolo su Franz e i suoi simili. Anzitutto Franz è l'uomo che è stato onesto, è l'uomo che ha creduto nell'uomo; quando quest'uomo esamina i suoi rapporti con i poteri, quando esamina la propria abbiezione in ciò che il potere ha fatto di lui, · per spiegarla egli non vede altro che un profondo, irrimediabile disastro del mondo esterno. O la storia, dice Franz, mi ha trascinato nell' abbiezione del potere e del mondo, oppure la storia ha continuato ed è passata oltre lasciandomi la mia propria abbie- . zione da sopportare. Sono stato liberale, dice Franz, poi ho assunto il potere, all'inizio con la minima fatica, poi sono stato carnefice, e- ora? Ora bisogna che vi sia al mondo chi si assuma la mia abbiezione, cioè il disordine, la follia e il caos. i liotec. Gino Bianco

1824 Commenti Benché l'occupazione di Franz - fare un mondo che si assuma la sua abbiezione - abbia molto in comune con la follia, sarebbe ridicola se si trattasse di un capriccio paranoico, di una egoistica rivendicazione. Ma Franz non è pazzo in questo senso; egli è pazzo al secondo grado. La sua follia è la simulazione, e al di là di questa la propaganda. Ciò che Franz denuncia, è ciò che nella tranquillità del mondo è inquietante per chi conosce i carnefici, i supplizi. Alain Resnais ha fatto un film sui campi di concentramento che conteneva un tema identico: un paesaggio bucolico (Buchenwald o Auschvitz) ha generato questi campi e la conclusione di Resnais si riallaccia a quella di Franz: « Sotto il tuo calmo paesaggio, non vi è un disordine, . una follia che tu non sei in grado di scorgere? >>. Probabilmente Franz esprime direttamente allo stato grèzzo il dolore di Sartre: l'uomo in certe circostanze storiche è testimone soltanto rifiutandosi al mondo, putrido sott<?la vita quotidiana. E' l' ammonimento che il Sartre del 1960 man.da ai parigini che si avviano alla sclerosi, alt ombra del potere; è la lezione che Franz dà agli~ stupe/ atti spettatori: sotto il loro proprio mondo c'è ciò che giustifica i carnefici, i campi di concentramento, le torture, la denutrizione. Ma la lezione vale anche per il comunista tranquillo prima del rapporto ·K. Le vittime non sono sempre in grado di protestare. Ma i colpevoli? Il dramma di Sartre ha un duplice valore: interviene nell'attualità francese per denunciare la giustificazione che l'ozio di un paese offre ai carnefici. Franz il carnefice denuncia il mondo che lo circonda: « Voi non siete ciò che credete; se la Francia fosse il paese che crede di essere, non vi sarebbero campi di concentramento, né torture, né carnefici». Poche applicazioni della tecnica pirandelliana sono piu notevoli di questa. Ma Franz non ha soltanto un valore di esempio. Egli pone una domanda che supera l'attualità e, attraverso questa domanda, non è Franz ma è Sartre stesso che appare con le sue angoscie, le sue incertezze, il suo perenne interrogativo di fronte alla storia. Ma questa questa volta egli è stato in grado di esprimere questo interrogativo in termini veramente moderni. Nelle Mani sporche, il protagonista urta in pieno contro la Storia, come contro un muro; la s,ua avventura, la sua abbiezione, il suo abbandono finale sono puramente individuali. Egli è << non riscattabile>>, come dice al momento del suicidio; ma il suo atteggiamento giunge alla fine al piu soggettivo dei paradossi; la sua incapacità davanti alla storia diviene infermità. E' probabilmente il motivo per cui le Mani sporchè di Sartre è divenuto, per un'ironica traslazione di significati, un dramma che giustifica i sostenitori della morale definita comunista; costoro· ~ almeno gli staliniani cosiddetti << intelligenti » - ammettono gli errori, Biblioteca Gino Bianco

• I sequestrati di Altona 1825 le colpe, i crimini, ma - dicono è questo il gravoso tributo pagato al,la Storia da coloro che vi lavorano a piene mani. Il Male, dice Franz, .. il Male, signori magistrati, era l'unico materiale, antichissimo. Veniva lavorato nelle nostre raffinerie. Il bene era il prodotto finito. Risultato: il Bene si tramutava in Male. Tutta la disctfssione di Franz - e qui Sartre ci dà qualcosa di ' veramente moderno - si svolge intorno al significato morale della storia; dové le parole « significato morale>> hanno evidentemente il valore di un'anticipa.'Gione sul futuro: la morale di un atto implica una certa conservazione etica, vale a dire esige la conservazione di alcune regole morali prima, durante e dopo l'atto giudicato. Questa è la costante affermazione di Franz: gli atti sono giudicati su scala storica secondo dei sistemi semantici che possono essere totalmente sconvolti dagli atti che si presume che essi giudicliino. E' ciò che Franz . chiama il trentesimo (il trentesimo secolo). Il sistema morale, vale a dire l'uomo, si trovq cost portato ad essere giudicato dai granchi (seguendo la terminologia di Franz) vale a dire dagli uomini del t,:ente- .ç.imo secolo agli occhi dei quali è forse lui stesso un granchio. La storia, in quanto creatrice della morale (mediante l'idea di un. progresso, di. un'avventura umana che spezzi l'immobilismo delle società aristocratiche) è parimenti distruttrice della morale, poiché nel giudizio stesso si trova implicata. la trasformazione storica della morale. Allora si pone l'angoscioso problema individuale: non tutto è giustificabile in nome della storia, vale a dire in nome di una morale che sarebbe in eterno in agguato nel trentesimo secolo (è la ragione per cui· Franz grida ai suoi discendenti « non gettate il mio secolo nei rifiuti»). Perciò, l'uomo nella storia può contare soltanto sulla morale immediata, senza sconfinare nei radiosi orizzonti delle utopie; egli deve « caricarsi il proprio secolo sulle spalle» (ancora una formula di Franz); deve capire che non esiste nessuna assoluzione irrimediabile; ·nessun rimedio contro una abbiezione che farebbe andare in cancrena la storia stessa. Bisogna dunque che egli prenda la sua risoluzione hic et nunc e che eventualmente non accetti di essere innocente alla maniera dei boia; poiché è noto che alcuni carnefici hanno trovato e trovano come scusa il senso della storia. Franz era liberale, Verdou_x era liberale. Franz è divenuto un carnefice, Verdoux è divenuto un carnefice. Chaplin e Sartre lottano ambedue contro il fariseismo su scala storica; quando l' abbiezione è diventata irrimediabile, uscirne è l'unica soluzione possibile. La storia ama coloro che sanno uscire al momento opportuno, poiché, come ha detto Edoardo Cacciatore, 2 . ibliot ça· Gino Bianco

1826 SESSO E CIVILTÀ. ~ - (<~. . : Commenti La storia non ama i volitivi né i rassegnati alle proprie sorti. Ama chi si sente vivo tra i morti .4.ma chi si sente morto tra i vivi. Come si elude il problema. h. r. In Italia il sesso fa parte degli argomenti che periodicamente possono essere considerati attuali e tali da sottolineare l'originalità e l'estro di chi se ne interessa. Non si è mai avuto in materia un interesse serio che andasse al di là della curiosità giornalistica; Freud è rimasto ai margini della nostra cultura e la psicanalisi un fatto accessorio. Del resto lo si può intendere storicamente quando si accenni ai problemi connessi a quello sessuale, quali ad esempio la famiglia, la posizione della donna nella società, l'educazione dei giovani ecc. L'ombra della natura fisica è sempre rimasta ombra gravante su tutti e volutamente nascosta. La religiosa traccia del male l'ha condizionata nella formazione di intere generazioni e si è fatta spesso tragica nelle esperienze di cetì popolari e borghesi. Ma niente è valso a far sz che educatori e medici e chiunque sia interessato ai problemi dell'educazione avvertissero l'esigenza, se si eccettuano pochi casi, di rompere la congiura del silenzio ponendo il dito sulla piaga e portando a conoscenza dei piu un problema che investe drammaticamente la vita. Il massimo dello sforzo sono le inchieste giornalistiche ed anch'esse assai recenti. E del ,resto chi può immaginare un insegnante italiano che accenni in un'aula di scuola ai problemi che il sesso solleva e indica anche solo per mostrare una certa evoluzione storica dei costumi umani? O ancora chi può supporre possibile un pubblico dibattito alla radio o alla televisione su problemi del genere? E' che quando si toccano gli estremi dei fondamenti del costume patrio, i retaggi ancestrali che fanno della società italiana una società la cui matrice è costituita dal clan f amiliare con tutte le conseguenze che questo importa nella determinazione della misura umana di un italiano, dei suoi rapporti sociali, di lavoro ecc., automaticamente si avverte di entrare in quella zona d'ombra fermamente custodita dal senso del sacro. Si avverte cioè di analizBibliotecaGino Bianco

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