Passato e Presente - anno III - n. 13 - gen.-feb. 1960

Storiografia e politica 1655 sta, nonostante le sue polemiche di ·principio contro la storia ufficiale e accademica, conformisticamente chiusa al 1918. L'impegno a ripensare il rap·porto fra storiografia e politica è del , resto ch-iarame-nte espresso in quello che deve considerarsi l'editoriale della rivista: la lunga recensione di Manacorda alla raccolta di Studi di storia di Cantimori. Manacorda imposta un discorso dalle ampie implicazioni, che ha il pregio di· prospettare alcuni fondamentali problemi di metodo, innestando il desiderio di rigore nella signorilmente misurata ricostruzione di una esperienza vissuta da studioso e da uomo politico. Quando ci si trova di fronte a una cosi chiara coscienza dei problemi di verità e di morale che compaiono in fondo alla riflessione dello storico sul proprio mestiere, il discorso che in altri casi può farsi · sul ritiro degli intellettuali, dentro e fuori i partiti, su posizioni meramen:te professionali, .deve cedere il posto ad un altro che inviti a ricons.iderare in tutta la loro complessità questioni che solo la frettolosità dei filosofi che si improvvisano politici e dei politici che si improvvisano filosofi (per usare proprio le ironiche parole di Manacorda) avevano date per superate. Quando Manacorda d.iscute del rapporto fra filologia e interpretazione, affronta un problema che può apparire prevalentemente tecnico e che comunque non è qui il caso di riprendere; ma quando polemizza contro << le affermazioni aperte a favore della ten·denziosità consapevole della storiografia», si impegna in una battaglia per la verità che merita di essere commentata ricordando le parole che egli usa per certe lezioni di· Cantimori: << Attività scien-tifica e, pro.prio perché tale... opera di educa·zione politica e civile>>! cdl' intern9 e ali'esterno della parte in cui egli milita. Analoghe considerazioni potrebbero farsi intorno a quanto egli scrive sull'etica professionale dello storico, ch,e ·non deve ridursi a un ·chiuso e formale << sacerdozio di Clio »: alla ricerca egli stesso di un nuovo equilibrio, Manacorda segnala in alcune posizioni dell'ultimo Cantimori il rischio di un contraccolpo che con,duca a rinserrarsi nella purezza oggettivistica dell'accertamento imparziale del dato. E' vero che lo stesso Manacorda riscopre poi in Cantimori anche una controspinta: che noi vediamo, in modo particolare, nella recente di lui· pole- .mica · contro l'esclusivo specialismo monografico e a favore delle storie ~enerali. · . Ma non voglia,mo qui dire la nostra su questi problem-i di metodo. Preferiamo, piuttosto, ricordare che l'unico esempio di storia effettùale che Manacorda riprende da Cantimori è quello del rapporto Calvinosociniani: a eh-i spetta a maggior rag~one iJ titolo di progenitore di libertà? a Calvino che brucia Serveto per motivi di po/:itioa ecclesiastica (come voleva Omodeo e, aggiungiamo, Croce), o ai tolleranti sociniani che, sono parole di Cantimori nel 1948, ·<< deducono dai B•iblioteca Gino Bianco

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