Passato e Presente - anno III - n. 13 - gen.-feb. 1960

1748 Domenico Settembrini avanti sulla via della autonomia dei singoli partiti comunisti. In ogni caso, qualunque fosse stata in avvenire l'articolazione di questi rapporti, •non dovevamo mai dimenticare che i compagni sovietici « hanno parecchi sacchi in p.iu d'esperienza» e quindi, se pure in forme nuove, spettava loro di diritto e corrispondeva all'interesse del movimento stesso una funzione preminente nel movimento comunista internazionale. Quando Togliatti ci licenziò 1 per ricevere Di Vittorio, ci affidò a Bufalini, che ci intrattenne anche piu a lungo, cercando di dissipare le riserve e le successive obiezioni nostre. Dopo aver ribadito sulle questioni ·di fondo le tesi di Togliatti, in tono forse piu intransigente, Bufalini affrontò le questioni interne del PCI proprio partendo •dalle critiche avanzate da alcuni di noi alla funzione di remora svolta da Togliatti nel dibattito precongressuale. Togliatti, a suo avviso, ra1 ppresentava la maggiore garanzia per là via italiana al socialismo; dovevamo ren·derci conto che l'opera sua trovava in un settore del pa·ritito ma aspra op·po1s.izionee, se no·n volevamo correre il rischio di una frattura, dovevamo appoggiarlo· nel suo sforzo di erodere grad·ualmente l'ala massimalista e portare tutto il partito fuori dell'attendismo nella lotta per la Costituzione. Il pro•blema era insomma di su1 perare la doppia prospettiva esistente nel partito, secondo la classica eredità del movimento operaio italiano, sempre oscillante tra massimalismo e riformismo. Ma non si potevano fare nomi e cognomi, combattere una battaglia a·perta gruppo contro gruppo, per il timore di spaccare il 1 partito. Certo questa tattica aveva i suoi lati negativi, e Bufalini ammise che la esagerata propaganda delle democrazie popolari era stata da Togliatti piu su,bita che voluta, e la responsabilità ne ricadeva su altri compagni. Dopo il XX Congresso, cl1e sanzionava con la sua. autor~tà la linea politica di Togliati, le resistenze si sarebbero di necessità attenuate, senza bisogno di scatenare nel partito una battaglia politica che lo avrebbe paralizzato in un momento internazionale tanto grave. La possibilità di vedere attuate le piu giuste tra le nostre richieste passava per Togliatti e il grup•po a lui piu vicino, insisteva Bufalini. Si sarebbe trattato di una realizzazione graduale, ma sicura, senza fratture, purché frenassimo le nostre impazienze· e ci liberassimo dalle nostre concezioni errate circa l'URSS, che in crisi gravi come quella ungherese era nostro obbligo di comunisti ap·poggiare fino in fondo. Punto fermo: l'URSS non è un •paese sciovinista, im,perialista. Il proBiblioteca Gino Bianco

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