ssato resente - 1665 Deperimento della coscienz.i di classe: S. Hall 1685 Classi e coscienza di classe: R. Samuel 1704 La lotta politica nel PCI a Roma: G. D'Amelio 1740 Togliatti e i fatti d''Ungheria: D. Settembrini 1751 Un decennio decisivo per -l'India: L. Maitan 1776 Prospettive economiche nel Pakistan: G. Busino Com,me.nti: Tematica sindacale e neocapitalismo - URSS 1960 - Storiografia e politica - Riforma della magistratura - Non fretta ma fermezza - Lettera dalla Sicilia n. 13 gennaio-febbraio 1960 , Biblioteca Gino Bianco
Sommario COMMENTI Una temati(a sindacale moderna - Lo spettro del neocapitalismo - Le alternative dell'URSS 1960 - Fra storiografia e politica - Una magistratura senza timore e sen.za speranza - Sbloccare l' immobilismo: non fretta ma fermezza - Lettera dalla Sicilia (di Franco Momig,liano, Antonio Giolitti, Luciano Vasconi, Cilaudio Pavone, m. m., * * *, Paolo Sylos La,bini). Stuart Ha,11, Deperimento della coscienza di classe Ralph Samuel, ClaiSsi o coscien.za di classe lt\ REALTA ITALIANA a. •C., Il PCI dopo il XX congresso: due testimonianze Giuliana D'Amelio, La lotta politica del 1956 fra gli · universitari e gli intellettuali comuni-sti di Roma Domenico Settem·brini, La polemica a Pesaro sui fatti d'Ungheria, e l'opinione di Togliatti sul/' intervento sovietico MONDO CONTEMPORANEO Livio Maitan, L'India verso un decennio decisivo Giovanni B·usino, Prospettive economiche e problemi den1ografici del Pakistan . Il presente fascicolo è in vendita a L. 500 Biblioteca Gino Bianco
Commenti UNA TEMATICA SINDACALE MODERNA I «temi» presentati dal direttivo della CGJL per il prossimo congresso confederale (non «tesi», ha voluto giustamente sottolineare Novella) sono un documento assai ampio, composto di dodici· capitoli, che riem-pi.e circa ottanta pagine della rivista « Rassegna sindacale». Prese le mosse da una descrizione della situazione economica italiana attuale, esso presenta le nuove piattaforme rivendicative per quanto riguarda i rapporti di lavoro, la sicu-rezza sociale, per una politica nazionale di sviluppo economico e di piena occupazione, ed affronta, infine, la tematica della unità sindacale e della funzione e struttura del sindacato nella vita democratica. Il documento, sia per il suo contenttto, sia per la sua articolazione, si allontana abbastanza dallo schema tradizionale dei testi programmatici. o celebrativi che vengono di solito sottoposti al dibattito di un congresso. Si tratta infatti di una sintesi dei principali temi sindacali eia-borati dalla CG/L nel periodo intercorso dal IV congresso ad oggi, e nel complesso la impressione che da essa si ricava è positiva. E verarmen.te, se un giu·dizio sulla ma,turità · di un organismo sindacale e sulla sua stessa vitalità potesse essere espresso sulla base dei suoi testi scritti, si dovrebbe dire che nel mondo occidentale forse mai un sindacato marxista dovrebbe essersi trovato con prospettive -pi.u favorevoli, tanto aperti, ricchi di possibili evoluzioni, in tal.uni casi spregiudicati, si presèntano oggi i « temi» della CGIL: e dovremmo perciò solo stu-pi.rci del fatto che arriici. ed avversari li abbiano sinora cost scarsamente commentati, e f ors_eletti. Ma poiché è ovvio che un_ documento di un sindacato va letto e giudicato nel contesto di un preciso momento storico del movimento operaio, e delle tendenze che da tempo premono (e forse non è casuale che nei « temi» della CGIL non ci sia questa volt-a nessuna storicizzazione di un processo, nessun richiamo o ricollegamento a un passato), non ci stu-pi.remo del fatto che la usci.la dei·« temi» non· abbia - costituito un episodio di particolare risonanza. In realtà l'uscita di questi iblioteca Gino Bianco
1638 Commenti « temi>>corona un !un go e faticoso sforzo di rinnovamento, determi·natosi nella CGIL ad opera d·i un nuovo gruppo dirigente, processo forse già in parziale ritardo di fronte a esigenze esplose da vari anni acutamente nei settori industriali piu avanzati. V n grosso passo avanti pare oggi comunque definitivamente compiuto. Si veda quanto è detto circa i problemi della articolazione della contrattazione per azienda, per complesso, per settore, circa la contrattazi·one degli aumenti di· merito e dei sopraminimi aziendali, la disciplina del cottimo e dei salari ad incentivo, circa il problema delle qualifiche e delle mansioni, circa il collocamento e i licenziamenti, la contrattazi·one degli ·organici, e dei livelli di occupazione come strumento di controllo dei profitti e dagli investimenti, circa la funzione del. potere contrattuale come strumento di controllo dei rinnovamenti tecnico-produttivi, circa il problema:_ dei tecnici e ~mp1 iegati e di future nuove forme di loro organizzazione sindacale, circa nuovi sviluppi di struttura organi.zzativa del sindacato, circa l' errorç di vdutare la forza del sindacato soltanto in relazione all'influenza realizzata nel momento della lotta, e cost via. Basterebbe mettere a confronto tutto ciò con le dichiarazioni e gli slogal!ls della CGIL ad esempio nel 1952-53 per ricavare la sensazione della prof ondi.tà del processo di rinnovamento. E' evidente che, per quanto riguarda la pi,attaforma rivendicativa riferita ai rapporti di lavoro, troviamo ora accolti dai dirigenti della CGIL i principali temi avanzati in tempi già abbastanza /on.tani da quel gruppo di sindacalisti, di tecnici, di intellettuali socialisti e comunisti, a proposito di progresso tecnico, di nuove realtà del ,processo produttivo, di inadeguatezza degli schemi dottrinari e delle impostazioni politiche tradizionali. A quei tempi, porre in questo modo i problemi della contrattazione, della struttura del salariò, della valutazione delle mansi·oni, · degli . incentivi, dei rapporti con i tecnici e gli impi,egati, del!'azione a livello aziendale, della insuffici.enza della struttura organizza,tiva dv categoria, era consuierato spesso· dai dirigenti esercitazione intellettualistica, o eresia o, peggio, << segno di asservimento alle dilaganti ideologie neo-capitalistiche>>. Ma oggi paradossa/.- mente, aJl' 01 pposto, sembra difficile molte ,vo/ite sollevare un dibattito su questi s.tessi temi (ormai accettati dal gruppo dirigente) tra i quadri in.termedi e di base, per una diminuita tensione di interessi, per una scarsa partecipazione, 'Che il ritardo sitesso ha in parte · concorso ad aggravare. D'altra parte occorre riconoscere che nei « temi » impostazioni rinnovate si trovano non solo nella tematica rivendicativa immediata, ma anche nelle parti dedicate alla funzione del sindacato e nelle rivendicazioni di una politica di sviluppo e di piena occupazione. Dopo i molti sbandamenti da posizioni masNmalistiche anarcoidi (tipo Fuc,,-no, , Biblio-eca Gino Bianco
Sindacato moderno 1639 Reggiane ecc.) a impostazioni di tipo gestionale-aziendale incompatibili colla effettiva indisponibilità del potere (tipo conferenze di produzione: es~ l'utilitaria Fiat) e a posizioni collaborative che ricadevano nello eq-uivoco di una semplice azione di istanza in sede governativa e parlamentare indistinguibile dalla azione del partito (es. Piano del lavoro), la CGIL è pervenuta oggi a posizioni assai piu centrate e valide. Infatti, riscoprendo nella tematica contrattuale la funzione naturale del sindacato, e nel potere di contrattazione il metro di misura effettivo della sua· forza politica, la CGIL è giunta a localizzàre in modo assai· piu · àdeguato la funzione di un sin·dacato, escluso dal potère, nei confronti di una politica di interventi per lo sviluppo economico e la piena oocupazione. « La C GlL r'!-vvisa nelle lotte operaie per l'aumento dei salari e la contrattazione di tutti gli aspetti del lavoro... il fattore indispensabile sia del!'affermazione di un programma di sviluppo economico, sia. della sua effettiva realizzazione... Per la CGIL gl_i obbiettivi d_ellosviluppo economico e piena occupazione non costituiscono soltanto una piattaforma ·destinata a orientare l'opinione pubblica italiana, o a ispirare l'azione dei. dirigenti sindacali nei confronti del governo e del parlamento.~~,ma ra'P'P'l"esentanuon -impegno di azione riven·dicativa immediata destinata a orientare un movimento di massa che, con le forme' proprie dehla lotta sin·daca1e, operi concretamente per la trasfor- . mazione anche parziale delle · strtf,tture esistenti e per la conquista di sostanziali posizioni di controllo dei lavoratori sulle leve ,principali della politica economica dello stato, della regione, della provincia, della azienda.... Una azione di tale portata presuppone un movimento n·vendicativo intorno agli obbiettivi trad1izionaili della lotta sindacale, per investire contempòraneamente, partendo sempre da rivendicazioni immediate, specificatamente sindacali, il potere padroncde e le strutture arretrate monopolistiche della società ». Pare che oggi si incominci cosz veramente a chiarire il -problema del rapporto tra lotta rivendicativa e riforme di struttura, e della funzione del sindacato moderno al fine di ,promuovere, attraverso l'esercizio della sua· funzione e del suo potere di contrattazione, un · processo di sviluppo economico. Nel complesso, come si ·vede, i «temi» costituiscono un passo . decisivo in avanti, e per certi aspetti tivelano una libertà di impostazione, frutto, pare, di una autonomia pienamente rea/,izzata, almeno in sede di elaborazione teorica e culturale, nei confronti del partito. Ma un. giudizio sostanzia.Zmente pos.itivo non autorizza a sollevare cr.iticlze,né ,a dare giudizi troppo ottimistici sulla faciZ.itàdi traduzione effettiva, nella vita sindacale operante, delle nuove impostazioni teoriche. · Già. -il documento ·di per sé si -presenta con parecchi difetti forma/i: ad esempio continua a ti vestire anche le piu moderne idee ' . Biblioteca Gino Bianco
1640 Commenti con un linguaggio pesante, burocratico, tradizionale a tutto il sindacalismo marxista. Se il tono celebrativo, di sagra, è sparito, se le concessioni al « patriottismo di associazione » sono molto contenute, persiste la vecchia preoccupazione di voler dire tutto, di toccare tutti i temi, tutti i problem,i, di non lasciare una rivendicazione, un settore non citato. Ne deriva l'impressione di una elencazione programmatica pesante, lunga -piena di ripetizioni, aggravata dal!'abuso di terminologie convenzi·onali. Maggiori riserve vanno espresse per quanto riguarda alcune questioni di contenuto: innanzitutto la presenza di seri squilibri fra le_ varie parti. Il capitolo relativo alla descrizione della situazione economica attuale è schematico, generico, di. vecchia maniera, e come tale sostanzialmente inutile e anzi dannoso. Manca una esposizione de~ motivi originali di analisi economica che hanno condotto alle nuove impostazi·oni. La parte relativa alla rivendicazione di una politica di sviluppo e piena occupazi·one, e alla funzione del sindacato nella soci.età democratica, riesce a centrare nuove esatte posizioni, ma non chiude ancora definitivamente la porta ai possibili persistenti pericoli di equivoci nei confronti· delle funzioni del partito e del sindacato moderno nelle rispettive sfere. La parte relativa all~ strutture del sindacato dimostra una notevole spregiudicatezza e apertura verso possibili esperimenti nuovi, ma elude ancora · taluni temi di fondo in relazione ai problemi della rappresentanza, funzioni e poteri degli organismi di base aziendali. La parte migliore e piu completa è indubbiamente quella relativa alle rivendicazioni nei confronti dei rapporti di lavoro. Se ne ricava un quadro interessante di un sindacato i cui connotati appai.ono abbastanza distanti da quelli del sindacato marxista tradizionale dell'Europa occidentale, di un sin·dacato. cioè che in parte, con notevole spregiudicatezza, non teme di accogliere anche talune delle caratteristiche piu valide dei sindacati di diversa impostazione ideologica, tan·to italiani che angloamericani, pur continuando a rifiutare decisamente gli aspetti piu negativi; che opera cioè, sià pur ancora con una certa confusione, il tentativo di in.tradur.re taluni di questi connotati negli schemi base di una organizzazione classista. Il documento risulta cast l'espressione di un nuovo gruppo dirigente che si sforza di imporre -ad un organismo ancor robusto, ma in _parte in1 vecchiato é non poco burocratico, una impostazione di lotta e di tecnica di lotta piu adeguata a/,la realtà moderna, rinunzia.ndo agli allettamenti di un attivismo generico e facendo appello ad una migliore intelligenza della realtà. Il documento risente però del fatto che esprime idee che non si real.izzano attraverso un processo pieno di partecipazione, che non salgono sempre dal,la base a-i qua·dri intermedi, e da Biblioteca Gino Bianco
Sindacato moderno 1641 questi al gruppo dirigente; esso insomma traduce una dinamica di idee che, colte da una valutazione delle reali esigenze della base, spesso viene quasi filtrata e imposta dalla direzione ad una vecchia , struttura burocratica di quadri intermedi, di vecchi attivisti, che costituiscono talora piu un diaframma che un veicolo di comunicazione. Ne deriva una sensazione di parziale squilibrio tra il livello di elaborazione teorica oggi raggiunto, e la realtà strutturale del!'organismo che deve tradurre in realtà operativa questi temi, tra la elevatezza della problematica proposta e la insufficienza di partecipazione, . di interessi (non di volontà o capacità potenziale di lotta) nella vita associativa sindacale reale. Critiche e riserve possono e debbono essere sollevate, come abbiamo detto, anche su molti punti di dettaglio. Ad esempio, sul problema del èontrollo del collocamento e sul problema dei. licenziamenti ,proposte di carattere pìu specifico e costruttivo dovrebbero poier essere elaborate e ,presentate in sede di congresso, tenendo soprattutto conto che si tratta di materia che dovrà essere ricondotta ad una sostanzia/,e lotta contrattuale, con gli impliciti problemi di scelta e di priorità nei. confronti della tematica rivendicativa salariale. In genere d'altra parte tutta la materia relativa ai problemi del mercato del lavoro (collocamento, licenziamento, criteri di assunzione, qualificazione professionale ecc.) pare non aver ricevuto nei. <t<emi» un pèso sufficiente; sembra cioiè che nella CG/L non si avverta ancora suffidentemente l'esigenza di puntualizzare proprio taluni dei, punti crudali su cui <<istituzionalmente>> · il sindacato deve concentrare la sua azione, se non vuole, in coerenza con la sua stessa ideologia, che una impostazione « còntrattuale >> esattamente riscoperta, si risolva in una impostazione piattamente collaborativa. Ancora, le affermazioni sulla necessità che il sindacato partecipi e controlli il progresso tecnico hanno, nonostante il lodevole rifiuto di atteggiamenti illuministici, un sapore eccessivamente dichiarativo, sicché risulta ancora insufficiente l'indicazione delle vie operative attraverso le quali. il sindacato può partecipare a questo controllo. Dal puntr., di vista del sindacato il progresso tecnico lo si può controllare solo individuando quello specifico tipo di azione contrattuale che può forni re al ~indacato taluni sintetici strumenti di misura del -processo. Le proposte sindacali dovrebbero estendersi in modo pitt esplicito ti problema di contrattare forme particolari di sdari e incentivi, legati allà produttività, tali da garantire contrattualmente al sindacato la conoscenza della ·documentazione· relativa a/,la misura degli effetti del ,progresso tecnico nella economia dei tempi di lavoro. , D'altra parte, per quanto si riferisce al problema del distacco tra operai e · tecnici, del « vuoto» sindacale · nel settore impiegatizio, non Biblioteca Gino Bianco
1642 Commenti basterà forse riscoprire la priorità della tematica· della qualificazione e della carriera sulla tematica rètributiva, né dichiararsi aperti a nuove im·postazio•n.i organizzative; occorrerà avvertire che l'approfondimento della .tematica rivendicativa aziendale, se non se.mpre' accompagnato, nei quadri sindacali di base e intermedi, da seria preparazione e conoscenza rede dei problemi, o da seria assistenza di esperti, continuerà ad approfondire anziché colmare il ' fosso oggi aperto tra operai · e tecnici. Pmché troppo spesso ancora la rivendicazione sindacale operaia a livello· dell'azienda, quando esce dalla richiesta salariale generica, se non ben assistita, tendé a percorrere strade tecnicamente mal fondate. Su un altro punto i <<temi» della CGIL paiono restare ancora eccessivamente indietro; quello delle commissioni interne. Non basta dare atto che la legge erga homnes offre la possibilità .. di dare validità genèrale all'accordo interconfederale sulle commissioni interne; ciò che manca nella tematica proposta dalla CGIL è u.na precisa proposta relativa al miglioramento dell'accordo stesso, al riconoscimento alla commissione interna . di poteri. reali di rappresentanza e d'i contrattazio·ne aziendale, di piu precise garanzie nd metodi di elezione, e a·rca le regole di comunicazione tra commissione interna e direzione e tra commissione interna e lavoratori·: ciò che manca in realtà è tuttora il coraggio di affrontare organicamente il problema di un collegamento ,pi,u effici.ente · e strutturale tra commissione interna e sindacato. E' probabile che su questo punto la ricerca di una unità sindacale con la CISL, notoriamente avversa al riJconoscìmento di poteri sindacali alle commissioni interne, condizioni '/' atteggiamento della CGIL. Ma non è dubbio che questo -problema dovrebbe essere portato 'in modo assai piu aperto in sede di dibattito congressuale. In matena di mansioni e qualifiche, i <<temi>>parlano di << sistemazioni-quadro » nell'ambito. del settore produttivo; su questo punto il discorso, assai interessante, meri-terebbe di essere portato -piu avanti, per dare in questa occasione uno specifico contenuto alle proposte di nuova struttura organizzativa fondata sul settore. Qualche dubbio pare potersi sollevare anche sulla tematica delle rivendicàzioni per una politica di sviluppo. · Non basta ovviamente offrire ttno schema ·o anche un dettagliato programma di una politica economica di sviluppo· e di riforme· di struttura; un ,programma in sé non qualifica un sindacato di fronte ad un partito o a qualsiasi altro ,gruppo di pressione; né basta aver esattamente centrato, nella istanza rivendicativa contrattuale, il nesso tra rivendicazi01li immediate e rivendicazioni di fondo. Occorre indicare i punti cruciali (tifi di rivendicazioni, livello di proposta, settore di problemi, ordine di priorità) su cui il sindacato, come sindacato, e cioè come organo, nel suo ordine, indipendente ed autonomo dal partito, può e deve sinda-. Biblioteca Gino Bianco
Sindacato moderno 1643 calménte agire con gli strumenti a lui propri per promuovere una politica di sviluppo. Il problema è assai complesso per la CGIL. S-pi,nta, da una parte, per difendersi dalla politica di discriminazione e di esclusioni, a collaborare a qualsiasi proposta di carattere unitario avanzata da cdtri sindacati in tema di politiche di sviluppo (si veda l'accoglimento di un invito a partecipare alla conferenza a tre fra governo, imprenditori e lavoratori, avanzata dalla CISL), essa è sollecitata d'altra parte a cercare le vie _originali e le funzioni nuove di un sindacato moderno, non piattamente collaborativo, nel determinare un processo di sviluppo economico. In tema di unità sindacale, si è detto, e lo ha ripetuto Novella nella intervista stampa di fi.ne anno, che il 1959 ha portato a notevoli progressi, come è dimostrato dalle molte lotte condotte unitariamente e dai contratti nazionali rinnovati unitariamente dalle tre Confederazioni;· se questo è vero, non possono essere però sottovalutati sintomi negativi come la ricomparsa della contrattazione separata, non appena si è riaccesa la tematica della contrattazione aziendale (si vedano i èasi Edison, Montecatini, Pire/li, Fiat, ecc.). Non si tratta di episodi casuali, ma della dimostrazione della difficoltà effetti va, sulla base della struttura sindacale oggi vigente, di trasferire il ,processo unitario, realizzato in sede di contrattazione nazionale, tdla sede della contrattazione azien,dale integrativa. I «temi» della CGIL non consentono ancora di affermare che la contrattazion~ a tutti i livelli abbia trovato, né nelle sue elaborazioni teoriche né nelle sue impostazioni strutturali:, la soluzione della comunicazione del processo unitario dalla sede nazioncile alla fabbrica e viceversa. Ma la critica forse piu sostanzia/,e che ~i può fare al documento della CGIL è quella· di fornire .una lunghissima elencazione di temi rivendic0:tivi uniti a una buona teorica della funzione di un sindacato nella sodetà moderna, mancando però del senso della prospettiva, delle dimensione temporali. I <<temi» sembrano un quadro pieno di figure· interes~anti, ma ,privo di profondità. 11utte le ~vendicazioni, sia pure · esatte e centrate, veingono proposte Jenza fissare precedenze tra le vari-e riven·dicazioni (immediate e di fon·do). Ne risulta una tavola che dà uno scarso senso di operatività sindacale. Il dibattito sindacale per sua natura deve comportare un problema di scelta tra rivendicazioni maggiori .e rivendicazioni minori, lotte di oggi e lotte di domani. In sintesi, la validità di un dibattito sin_dacale, la sua capacità di determinare un fenomeno di partecipazione si trova ·proprio nella proposta di una problematica relativa alla formazione di un ordine di precedenza e di prorità. Non basta cost indicare che è attraverso l'azione delle rivendicazioni immediate che si perviene ad r4frontare anche i problemi di fondo di struttura. Occo"e -proporre Biblioteca Gino Bianco
1644 alla discussione quali rivendicazioni· immediate si debbano sacrificare ad cùtre per ottenere questi risultati. Occorre _avere il coraggio di proporre a) giudizio dei lavoratori il tema, permanente nel sindacato, della improponibilità contemporanea di troppe rivendicazioni. Ne.i «temi» della CGIL manca uno sv~luppo della dimensione temporale probabilmente perché tuttora nel sindacalismo italiano non esiste chiara coscienza dell'esigenza di un processo di pianifirozione rivendicativo a medio e lungo periodo, quale è entrato ormai nell'uso del sindacaliismo a1nericano. L'elaborazione teorica della CGIL è ormai giunta al punto di riconoscere l'esistenza e la funzionalità di un piano capitalista di gestione aziendale a lungo res,pi,ro;non è giunta invece ad abbandonare del tutto la meto.dologia tradizionale del sindacalismo italiano, la tendenza ci.oè a considerare che la lotta vada aperta.. in qualsiasi momento a seconda d'ei rapporti di forza. Occorre, in realtà, che il sindacato miri a contrapporre sempre di ,pi,u piano a piano e precisamente il piano delle rivendicazioni sindacali dei lavo- . ratori al piano di gestione delle imprese. Nei «temi>>si nleva giustamente che nel sin~acato si incorre troppo spesso nell'errore di vcilutare la forza sindacale solo nel momento di adesione alla lotta trascurando invece il livello di partecipaziooe nei momenti di tregua. Sviluppando questo concetto si potrebbe dire che un errore tifico del sindacato unitario italiano è quello di considerare sindacalmente positivo solo il momento della attivizzazione della lotta, e sindaca/,mente negativo il periodo della tregua e della pacifica con- • vivenza. In realtà la forza del sindacato moderno sta manifestandosi sempre piu non solo nella capacità di mobilitare gli operai nd momenti cruciali di lotte di lunga durata, ma anche nella capacità di amministrare lo sviluppo delle riv~ndicazioni nel tempo, non secondo una astu~ia del momento, ma secondo una logica razionale, che possa essere valon·zzata e possa entrare come elemento di contrattazione nel piano stesso della gestione dell'impresa; cioè nella capacità di disporre e contrattare le tregue. Si può ad esempio ritenere che i successi relativamente scarsi ottenuti dal sindacato in Italia in materia di riduzioni di orario di lavoro sia derivato anche dalla generale incapacità del sindacato di imporre l'iniziativa di un contratto concep_itoa !un.go periodo, cioè di un piano di impegni reciproci per la realizzazione in tappe successive dell'obiettivo delle riduzioni di orario a p~tà di scùario. lA astensione dalla lotta è concepita tuttora nel sindacato unitario come un riconoscimento di una situazione di inf enontà dei, lavoratori nei" rapporti di forza: deve formarsi ancora il concetto che anche l'astensione dalla lotta può essere frutto di una politica sindacale attiva e pianificata. , Biblioteca Gino Bianco
, •• Sindacato moderno 1645 Si tratta in questo caso di una impostazione che il sindacalismo ameriicano ha assimilato da anni e che sta alla base della sua forza; il sindacalismo classista moderno non deve temere di incrinare la sua , impostazione ideologica o di corrompersi se, al momento in cui ,~icopre l'importanza della sua funzione contrattuale, cerca anche, pur co,n tutte le riserve del caso, in relazione alla diversa situazione e ai diversi piu amp.i obiettivi della lotta, di assorbire tecniche ed impostazioni contrattuali su cui si è creata la f or~a ,di ..sindacati ispirati a diverse concezioni ideologiche. · Si è detto che oggi nsulta un distacco tra il livello di elaborazione teorica e la realtà strutturale e organizzativa della CGIL; resta questo il fattore decisivo per giudicare della prospettiva di una politica sindacale. I.Je proposte dalla C.G.I.L., presuppongono, per una traduzione operativa efficace, la esistenza di quadri sindacali di base e intermedi · altamente qualificati, e il ftJ.nzionamento di una struttura avanzata di uffici studi ed uffici di ricerche tecnico-economiche, capaci di fornire ai quadri stessi adeguata consulenza. Anche se .in realtà la classe dirigente economica con-tra1 pposta è in Italia ancora affetta da una corrispondente defici~nza, sono le pun,te avanzate quelle 'Che ·danno il metro reale di questa esigenza, poiché indicano un processo tenden.'<:iale. Sotto questo aspetto la CGIL deve risolvere un grave problema, e paga ,ora un prezzo non indifferente p·er gli errori del passato. Il_ paradosso è questo: diversi buoni quadri · intermedi, sia in sede di . attività sindacale diretta,· sia in sede di studio e ricerca, che · hanno spinto la CGIL verso questo processo di rin,novamento di· elaborazione teorica, nel momento in cui esso si realizza, si sono ormai allontanati dal sindacato. A1olti quadri intermedi e di base rimasti, che dovrebbero oggi attuare questa politica, • hanno subito un processo di selezione· alla rovescia: si sono selezionati· in base a doti mora/,i indiscutibili di tenacia, di coraggio nei confronti della rappresaglia e delle discriminazioni, incapaci però di fornire quadri duttili, spregiudicati, ~apaci di afferrare una nuova realtà e una nuova problematica. La CGIL propone oggi de,i « temi » e non piu degli slogans, ma una parte dei quadri piu fedeli della CGIL, proprio per la loro stotia passata, è oggi ancora- piu che altro adatto a-d utilizzare gli . sloga.ns: ed anche i « temi>> piu fertili in breve tempo possono essere ridotti a s;logans. Le cause del divario oggi esistente tra elaborazione teorica e capaciià · e volontà di lotta dei lavoratori da una parte, e povertà della· vita associativa nella organizzazione sindacale dall'altra, vanno ricercate (naturalmente oltre che nella politica di rappresaglie e discriminazioni) anche in fattori come la persistenza. in di.mensioni non trascurabili di una burocrazia sindacale c1·istallizzata, e la carenza di esperti e di tecnici nei settori di consulenze e studio. .Biblioteca Gino Bianco
1646 Commenti Il ritardo di una elaborazione teonca nei confronti della velocità delle trasformazioni del processo produttivo si è tradotto, anche e soprattutto~ in un depauperamento, o in un mancato rinnovamento e arricchimento a livello dei qua,dri intermedi, di base, e di studio del << capitale umano >> del sindacato. Questo danno oggi è piu difficilmente riparabile di ieri, ma non per questo il problema è meno urgente. f. m. Lo SPETTRO DEL NEOCAPITALISMO. Degne di qualche considerazione ci sono apparse - anche se non del tutto nuove - le affinità e discordanze tra due documenti, sodalista l'uno e uomunista l'altro, i quali evocano lo spettro del neocapitalismo. Che questo ci. sia, uno lo afferma chiamandolo per nome; l'altro, senza nominarlo, ne indica il connotato caratteristico: il monopolio. Al neocapitalismo oppone un triplice no - solenne come il tnplice zuriick del << Flauto Magico>> - la risoluzione di Lelio Basso presentata con le firme di Avolio, Valori e Lizzadri al Comitato centrale del P.S.I. il 13 novembre 1959. Contro i monopoli l'« appello dei 17 Partiti comunisti dei. paesi capitalistici d'Europa>> chiede che si formi « un blocco di tutte le forze progressive, di tutti gli strati sociali >) che ne sono vittime. Uno spettro, abbiam detto: perché in nessuno dei, due documenti troviamo una descrizione delle esatte sembianze del neoca,pitalismo manopolistico, al quale essi contrappongono - senza sentire il bisogno di descrivere e definite neppur questo - un socialismo vittorioso e trionfante. Ma di codeste due lacune possiamo facilmente far grazia ai due documenti: risoluziòni e appelli,• si sa, devono dar molte cose per ammesse, anche se spesso è su questo falso presupposto che si fondano po.i tutti gli equivo_ci delle apparenti concordanze e delle artificiose divergenze. Ammettiamo dunque che alle parole « neoca,pitalismo )), « monopoli )) e << socialismo » attribuiamo tutti .i medesimi significati. Rimane una lacuna piu grave, che non può essere elusa: manca completamente, in quei due documenti, la considerazione dei motivi per cui giudizi e appelli come questi, tante volte ripetutì, trovano cosi scarsa eco nel,la coscienza di classe del proletariato dei paesi ca,pitalistid d'Europa. Gli interrogativi intorno a questo problema fanno ressa. Che sia mutato il contenuto della coscienza di classe? Che essa si sia affievolita o frammentata o stratificata a diversi livelli, per effetto di cambiamenti intervenuti nel!'organizzazione produttiva, nella struttura sociale, nelle abitudini di consumo? O che invece sia il concetto di « coscienza di clasBiblioteca Gino Bianco
Neocapitalismo .1647 se » che debba mutare il suo contenuto, le sue interne articolazioni e i suoi' agganci a· una realtà esterna certamente mutata nel corso· di un , secolo? Ch·e il processo di alienazione attraverso il quale si forma la coscienza di classe del proletariato non si svolga piu nd termini ai quali continuano· a richiamarsi certi sommari giudizi sul neocapitalismo?· Che il riferimento a ·modelli' astratti o esterni di « soci.alismo >> non possa surrogare l'elaborazione di programmi socialisti e di valori soci.alisti da contrapporre hic et nunc ai valori e alle prospettive neocapitalistiche? Che misurate in porzioni di benessere le ipotesi del social-ismo non ne~ scano a controbattere le realtà del Welfa.re Sta.te? Simili dubbi - chè assillano tanta parte dell'intelligenza socialista in Europa - non hanno. sfiorato gli estensori di quei documenti. Avviene cost che il loro neocapitalismo o· i loro monopoli appaiono soltanto degli incubi, dei mostri,, degli .rpettri; mentre sono una realtà che non basta aggredire con ana-· temi ideologici ma bisogna affrontare con l'azione politica da ruttrl. i Jati. . · I due documenti vedono un lato solo, quello dei rapporti di sfruttamento e di oppressione che instaura il (neo)capitalismo. E chi non lo vede, se non chi ha interesse a non vederlo? Marx però ci ha insegnato1 a guardare contemporaneamente l'altro lato, quello delle forze produttive. Eccoèi allora .davanti al progresso tecnico e al problema del suo incontro con la cosciènza di classe. I due documenti lo ignorano (o lo demandano al socialismo che dovrà venire): mentre è questa la tigre da cavalcare, non domani ma oggi. E' il progresso tecnico - lo sviluppo delle forze produttive - il cuneo che scardina il sistema capitalistico - i suoi rapporti di produzione - approfondendone le contraddizioni tra carattere sociale della produzione e appropriazione privata del prodotto e del potere: I capitalisti piu accorti lo hanno capito e sono corsi ai ripari, non solo con le ideologie, ma anche con le tecniche - economiche, soci.ologiche, organizzative, propagandistiche, sindacali - del neocapitalismo. Possibile che non debbano accorgersene i marxisti, o che accorgendosene non avvertano la necessità di rivedere il loro armamentario tecnico? Possibile che si continui a combattere il neocapitalismo con le lamentele o le invettive? Si vede quel che producono le une e le altre sul piano if ell'azione politica: le prime conducono i 17 partiti comunisti a enunciare rivendicazioni di una cautela riformistica da far invidia ai soda/,- democratici di Bad Godesberg e di una generidtà « democratica » (questo aggettivo è ripetuto decine di volte nel loro documento) da far fremere nella tomba le ossa di Marx-Engels-Lenin-Stalin; le seconde proiettano in una futura « fase stanca » la « ascesa al potere pubblico delle classi lavoratrici» pure da ogni contaminazione neocapitalistica. . Le conclusioni sono perciò divergenti rispetto alle comuni premesse: tendono verso i due opposti ricorrenti atteggiamenti del riformismo e del massimalismo. 'Nonostante la divergenza, è però l'elemento comune • ·.Biblioteca Gino Bianco •
1648 Commenti quello caratteristico, . che rivela il vizio intrinseco a entrambi. In tutti e due i casi si ha una rinuncia ad accettare la sfida del neocapitalismo sul terreno concreto e a,tJtuaile del progresso tecnico .e dello sviluppo economico, a intervenire per indirizzare la spinta delle forze -produttive verso forme piu avanzate di organizzazione economica: da una parte si svolge un'azione di retroguardia in difesa di situazioni che il progresso tecnico ed economico tende a superare e che coincidono con il ,pi,u gretto conservatorismo di ceti piccolo-borghesi e con un nazionalismo di sapore autarchico; dall'altra si declina ogni responsabilità fino a quando la conquista del potere non consenta il rivo!gimento totale del sistema. Sono due rèmore dalle quali il movimento operaio deve svincolarsi se non vuol rimaner succube d; un neocapitalismo che è assai,piu corpulento di quanto non lo dipingano certe spettrali rappresentazioni. Ed è capace di svincolarsene, come dimostrano f ·Temi· per iil V con,gresso dehla CGIL, di cui si occupa in questo stesso fascicolo Franco Momigliano ... Un confronto anche sommario fra il program1na di politica economica contenuto in questo documento e quello abbozzato nell'appello dei l7 partiti comunisti è sufficiente per mettere in luce le differenze sostanziali non solo negli obiettivi specifici ma addirittura nel modo di concepire la politica economica del movimento operaio di fronte al ca-pi.talismo monopolistico. Mentre nel documento comunista non s'incontra una sola volta il termine e il concetto di « sviluppo economico >> ma si parla sempre e soltanto di difesa di interessi, di conrtrollo per limitare o impedire il predominio dei monopoli, il documento sindacale pone risolutamente al centro del suo programma l'esigenza dello sviluppo economi:co e del pieno impiego e propone le riforme di struttura non come difesa contro i monopoli ma come strumento per la « attuazione di un programma di sviluppo >>. Ciò con/ erma non soltanto la capacità del movimento· operaio di trovare la strada giusta, ma anche l'importanza sempre maggiore del sin4acato nello stato democratico. a. g. LE ALTERNATIVE DELL'URSS 1960. Il 1960 è cominciato a Mosca con un riesame di fondo che ha investito sia la politica estera che quella interna. Diverse tracce indicano che i dirigenti sovietici erano divisi su alcuni indirizzi fondamentali: essi riguardavano il disarmo, la democratizzazione interna, la politica economica specie nel settore agricolo. Alcuni di questi dissensi sono emersi Biblioteca Gino Bianco
URSS 1960 1649 dai dibattiti (come quello di fine dicembre in seno al Comitato centrale del partito); altri sono avvertibili se si presta attenzione a certe sfumature illogiche, a certi ridimensionamenti nell'alta gerarchia. Cominciamo dal disarmo, il punto ali'ordine del giorno nella ses- . sione del Soviet supremo di gennaio. Krusciov annunciava, in quella sede, la smobilitazione di I milione ZOO mila uomini: una decisione che si è sottolineato essere unilaterale, anche se attuabile in due anni. Una mossa certamente distensiva, e come tale accolta nella maggior parte dei commenti internazionali. Nello stesso tempo, però, Krusciov faceva due importanti precisazioni: la prima - e· di ciò va dato atto alla sua lea/,- tà -, che il provvedimento era consentito dall'enorme potenza raggiunta dall'Unione Sovietica nei, campi nucleare e missilistico; la seconda - apparentemente inspiegabile -, che « nuove armi >> di potenza « incredibile >> erano gi,à in fase di progettazione nei laboratori di ricerca e nelle fabbriche belliche sovietiche. La prima precisazione sarebbe stata piu che sufficiente come garanzia verso l'opinione pubblica interna e come monito verso quella esterna, essendo tutti al corrente dei grandiosi risultati .rcientifico-mjlitari dei sovietici. Perché, dunque, anche la seconda precisazione, che inevitabilmente avrebbe assunto un carattere minaccioso, a danno dello stesso effetto distensivo del primo annuncio? Per il desiderio di stravincere? Non siamo a questo punto. Per bluffa.re? / sovietici l'han finora sempre evitato, specie in questioni cost delicate. Per un eccesso di lealtà? Sembra improbabile: intanto i sovietici, se non hanno finora mai bluffato in fatto di atomiche e di razzi, non hannò nemmeno usato anticipare certi loro risultati, e non era proprio ·it caso di farlo ora con un argomento simile, per i riflessi e la psicosi che avrebbe determinato. La risposta a tale apparente illogicità è -probabilmente un'altra, e non deriva forse tanto dal. bisogno di tranquillizzare l'opinione pubblica interna o ammonire quella esterna, quanto dalla necessità, per ragioni interne piu delicate, di fornire una nuova dimensione al problema del disarmo. Già nel discorso pronunciato in sede di Nazioni Unite ( durante il viaggio che culminò a Camp David) Krusciov aveva aperto uno spiraglio su questa nuova dimensione illustrando il suo piano di disarmo « integrale.». Se è vero infatti che la proposta è suggestiva, e risponde alle aspirazioni dell'uomo del/~ strada, è altrettanto vero che una simile· concezione totale è difficilmente trasferi.bile in provvedimenti ,pratici e soprattutto di ràpida attuazione. Nel discorso all'ONU, comunque, prfdominava l'accento posto su una prospettiva finalistica che, per quanto lontana, rifletteva una delle piu prof onde aspirazioni umane: l'abolizione della guerra tramite la collettiva ripulsa dei mezzi che la con-- sentono. Nel discorso al Soviet l'accento si è invece sensibilmente spostato,. nella ricerca di un equilibrlo fra l'impegno di disarmo e la riafBiblioteca Gino Bianco
1650 Commenti fermazione della potenza militare sovietica: ne è derivato ··che là smobilitazione sovietica, nelle stesse parole di chi la attuerà, assume il significato di un provvedimento essenzialmente razionale, di ndimensionamento della strategia e della tattica militare secondo i dèttàmi imposti dalla stessa evoluzione e rivoluzione delle armi. In altre parole nòn ci si rimette nulla a mandare a casa centinaia di mi glicda di uomini improduttivi nel momento in cui le armi piu moderne hanno raggiunto un .plafond tale da garantire, con l'ausilio dei soli specialisti,· la difesa del Paese ed eventualmente l'offesa in caso di necessità. Meglio destinare gli uomini, almeno i « manovali» della guerra, ad attività produttiv·e civilii (come quelle del piano settennale). Nello· stesso tempo, chiedendo di essere seguito in questa forma di adattamento alla strategja militare moderna, ecco che Krusciov va improvvisamente oltre, e dice che non solo l'URSS è in testa a tutti in fatto di. razzi e bombe nucleari ma sta.. anche preparando armi segrete terrificanti, di potenza· finora mai concepita. · La deduzione logica è una sola: che il disarmo non sarà tale finché non verranno abolite queste armi piu mo·dcrne, comprese le <<nuove>>In. ~pratica ciò significa ammettere che il disarmo è ancora· di là da venire. Si potranno fare dei passi importanti, e da non sottovdutare, nella sua direzione: primo fra tutti un accordo per la sospensione delle prove nucleari; si potranno risparmiare somme ingenti ormai super/ lue quanto al mantenimento di eserciti convenzionali ( e· ciò favorirà anche quei progetti di <<disimpegno» in Europa sostenuti tanto a Est che a Ovest). Ma la questione del disarmo come tale, del vero · disarmo, viene· praticamente rinviata nel tempo, in base a una concezione globale ché è appunto l'aspetto nuovo del discorso al Soviet, ormai definitivamente acquisito dopo quanto· si era intravisto all'ONU. Ed a sottolineare tale concezione - che suppone a sua volta una soluzione globale - ha appunto servito il ti chiamo alle << nuovi armi », come fatto nuovo tale da provocare uno. choc (nello stile tipicamente kruscioviano). Se questa è la spiegazione da darsi a una apparente mancanza di logica vi è anche da su.pporre che negli ultimi mesi, e perfino dopo il discorso all'ONU, vi sia stata a Mosca - e forse a Pechino - una di- -scussione animata su cià' che convenisse e .non convenisse fart;1.Con le sue - \ . ultime dichiarazioni Krusciov rispondeva probabilmente a quanti temevano delle <<concessioni» pericolose, all'interno e nei paesi alleati (come i ci.nesi, che proprio ora hanno dichiarato di non sottome~tersi ad alcun disarmo che non sia deciso con la loro partecipazione). Il ri.sultato è stato di << raddnzzare >> il problema del disarmo dicendo ben_ chiaro e forte che. l'URSS potrà tagliare gli effettivi di un esercito sorptissato, ma non taglierà - ed anzi potenzierà - i mezzi piu distruttivi, fino al giorno in cui tutti si saranno decisi a disarmare veramente, cominciando dalle atomiche e dai razzi militari. Su questo compromesso si· è fatto Biblioteca Gino Bianco
URSS 1960 1651 l'accordo in campo comunista; su questo compromesso i piu alti esponenti militari sovietici. (particolare cui va prestata attenzione) hanno testimoniato al Soviet il loro accordo col leader. Non meno interessanti appaiono le vicende piu strettamente inter- , ne. Una delle recenti decisioni in questo campo è sembrata pr.odursi senza difficoltà, e come completamento logico di una riforma amministrativa in corso ormai da tempo: la soppressirine deZ.laMVD, il ministero degli interni centrale (con conseguent_e trapasso dei. poteri per il mantenimento dell'ordine pubblico ai ministeri delle singole Repubbliche). In proposito va subito eliminato un possibile equivoco: l'MVD, sin dalla caduta di Beria, non controllava piu la polizia politica, ma solo quella ordinaria. La prima, a livello dell'Unione, sopravvive sotto la sigla KGB (comitato per la sicurezza di Stato). Pur distinguendo i limiti del provvedimento - e non illudendosi che sia stata soppressa in URSS la polizia politica, che esiste in tutti i paesi - ne va riconosciuta l'importanza ai fini del decentramento e del processo di democratizzazione interna. Nel marzo '56 era già stato soppresso il ministero della gi.ustizia centrale (anche a/,lora col trapasso di attribuzioni alle singol~ Repubbliche, a pàrte i delitti contro la sicurezza dello Stato). In questo delicato settore si sono operate notevoli correzioni, fra le qr,ali va inserito il nuovo codice di procedura penale che contiene garanzie contro la violazione della « legalità socialista>>(giugno '58). Sull' am-piamento della democrazia interna in uno specifico settore, quello. contadino, non vi è però stato accordo in seno al Comitato centrale nella riunione di fine dicembre. Il massimo organo comunista ha discusso in modo dettagliato la situazione nelle campagne e si è trovato di fronte a suggerimenti controversi e perfino opposti. Un primo contrasto s'è riacceso sul tema, non nuovo, se siano piu produtti'vi e piu avanzati i colcos (le cooperative) o i sovcos· (le azien,de statali). Una tendenza, che sembra abbia affiliato anche l'attuale ministro dell'agricoltura Matskievic, ha ripresentato il problema in termini di scelta a favore delle aziende statali secondo un ragi.onamento « ortodosso >>: i colc~s, legati ali' interesse privato anche se di gruppo, tendòno fatalmente a dare la priorità a soluzioni di benessere immediato, tangibile, a scapito dell'interesse -piu vasto dell'intera nazione oggi impegnata nella gara produttiva con gli Stati Uniti d'America. Se (come era gene- . ralmente riconosciuto) l'agricoltura sovietica risente tuttora di determinate contraddizioni - scarsa produttività, eccessivo impiego di braccia nelle campagne, fenomeni di disorganizzazione, sprechi - ciò è per effetto non solo degli errori del passato (staliniano) ma anche per le eccessive concessioni che si sono. fatte ai colcosiani, per loro natura restii a· trasformare i loro risparmi in investimenti produttivi e in opere di razionalizzazione produttiva. Questa accusa, per quanto velata nella • · Biblioteca Gino Bianco
16S2 Commenti forma· (ma 'tale nella sostanza), è stata lanciata anche da uno dei piu noti neo-dirigenti kruscioviani: Beliaiev, inviato a suo tempo nel Kasakstan in missione di fiducia per compiere a ritmo d'avanguardia il dissodamento delle terre vergini. Beliaiev aveva però incontrato un fa/- li-mento, e i sovcos del Kasakstan erano responsabili della perdita di 5 milioni di tonnellate di cereali sul raccolto previsto (pare, secondo dati raccolti dal Deutscher, che il raccolto sia stato di 30, forse di 40 milioni di tonn. inferiore al previsto in tutta l'Unione Sovietica). Di qui l'accusa del membro del Presidium. a Krusciov. Il quale a sua volta lo ha accusato, con altri dirigenti periferici, di incapacità organizzativa. In conclusione, il CC sovietico, d'accordo con Krusciov, ha respinto la tesi degli avversari dei colcos, e ha ribadito l'attuale linea che, prudentemente, fa perno sull'interesse individuale e di gruppo dei colcosiani come mezzo per incrementare la produzione nelle campagne: una. soluzione economica, dunque, e non astratta. Nello stesso tempo la corrente kruscioviana prosegue la sua azione rivolta verso l'ammodernamento dei colcos, in gran parte unificati in aziende piu vaste tali da garantire un'organizzazione produttiva setni-industriale. · Su un secondo aspetto dello stesso problema, che investiva direttamente le strutture democratiche nelle campagne, si è registrata invece nei confronti di Krusciov una pressione opposta. Se i neo-dogmatici chiedevano add'ir.ittura la soppressione dei colcos in f avÒre delle aziende statali, i fautori· della democratizzazione interna chiedevano la concessione di una maggiore autonomia ai colcos, secon,do la tes.i che un ampliamento delle prerogative già concesse da Krusciov avrebbe avuto un effetto benefico anche sulla produzione. Questa tesi sembra esser stata difesa i·n particolare da un altro membro del Presidium, anch'egli di derivazione kruscioviana, il premier della Repubblica russa Polianski. Simile richiesta è stata però contenuta e respi,nta dal l~ader sovietico che ha mantenuto, anche in. questo caso, una posizione intermedia fra le nuovissime correnti che stanno emergendo a Mosca. E uno dei fatti nuovi piu interessanti dell'attualità sovietica è proprio questa frattura che si è delineata all't.nterno dei piu fedeli seguaci del leader del Cremlino. Un fatto cd quale bi.sognerà prestare attenzione d'ora in avanti, e che ha già prodotto qualche sorpresa. Al momento in cui scriviamo Beliaiev è stato esonerato da primo segretario del partito per il Kasakstan (incerta è la sua permanenza_ nel Presidium). E un nome ancora piu grosso della nuova gerarchia, quello di Kiticenko - che era a capo dell'organizzazione del PCUS ed era co_nsideratoil << braccio destro » d.i Krusciov - ha avuto l'onore delle cronache semiscandalistiche con l'annuncio del trasferimento _ a Rostov sul Don, in periferia, fatto che dovrebbe significare la sua destituzione dalla segreteria centrale. Comunque le massime sfere sovietiche sono sembrate, in Biblioteca Gino Bianco
URSS 1960 1653 queste occasioni, contrarie a · drammatizzare e a riconoscere pubblicamente i dissensi (né si è saputo quale fosse l'esatta posizione di Kiricenko in simili conflitti di tendenze: è anche circolata la tesi, non si sa quanto attendibile, che egli, come capo dell'organizzazione, fosse con- , trario al decentramento della MVD). · Un ultimo atto del Comitato centrale è interessante ricordare: il documento sulla propaganda e l'ideologia, diffuso tra la riunione dedicata ali'agricoltura e la sessione del Soviet. Questo lungo documento, estremamente critico a tutti i livelli del. partito (da quelli di base ai comitati centrali di Repubblica, fino agli istituti centrali di marxismoleninismo e di scienze sociali), può essere sintetizzato in tre parti essenziali. La prima, molto dura nel tono che suona perfino scherno, è un atto d'accusa alle sopravvivenze dogmatiche, cioè staliniste, che con le s_terili formule e gli slogans di arida e piatta propaganda inquinano il partito senza fargli comprendere il significato dei cambiamenti interv.enuti dop,o il XX congresso. Questa parte_ d~l documento è am·piame,nte positiva e testimonia un impegno di coerenza nel senso della destalinizzazione. Il documento affronta .poi un aspetto attuale del decentramento amm·inistrativo ed economico promosso da Krusciov, in linea col XX congresso: quello «nazionale» cost come si è andato decantando negli ultimi tempi. Varie informazioni avevano già indicato il sorgere di istanze ·.di autonomia in singole Repubbliche (diverse sono state le sostituzioni nelle gerarchie periferiche), e spesso si era compreso che i sov.narcos (consigli economici regionali) tendevano anch'essi a scegliere, nei limiti ridotti di loro competenza, piu il benessere immediato delle popolazioni che lo sforzo richiesto. dai pianificatori centrali. Il CC blocca _queste istanze autonomistiche e accusa i suoi promotori di « nazionali.- smo » (c'è un certo parallelismo con la chiusura verso i co1lcos). Infine vi è la parte - genericamente « anti-revisionistica » ---:-che suona condanna nei confronti di una possibile «tregua» con le ideologie borghes~ o .definite tali. L'accusato è in questo caso soprattutto il « cosmopolitismo». Il docume'!],tOnon analizza a fondo la questione e tende ad applicare l'etichetta di « borghesi» anche alle richieste - latenti in campo comunista, e non solo sovietico - di tipo libertario. Su questo terreno viene espressa un'ulteriore chiusura, con la spi.egazione che distensione internazionale non vuol dire, appunto, « tregua ideologica». Dal che si deduce, concludendo, che tutti i fatti di politica estera e if!,terna fin qui segnalati hanno - si può dire - la medesima impronta contraddittoria: insieme di progresso e di conservazione. Progresso: nella ;mobilitazione di un apparato militare o amministrativo supe2 • · Biblioteca Gino Bianco
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