Passato e Presente - anno II - n. 11/12 - set.-dic. 1959

1408 Commenti dirsi dei conf Zitti interni tra i paesi del!'altra sponda (la famosa tesi delle guerre ricorrenti fra capitalisti, riaffermata nel '52), aspettare la crisi economica definitiva del!'America, limitata nei mercati e delusa di uno sbocco bellico alla sua produzione. Insomma la pace, a cui Stalin teneva era una tattica per minare il sistema imperialista, giudicato a un punto di cronica sovraproduzione e militari.z.zazione. Un modo · per suscitare, prima o poi, il marasma nell'opposto campo, mettendo il nemico in ginocchio. Conseguenze? Prima di tutto - davanti a una guerra pressoché inevitabile per l'esigenza di profitto dei monopoli americani - diplomazia rig;ida, ostentazione di forza, militarizzazione dell'economia e della società sovietica. Inoltre, davanti ali' incapacità della industria americana a trovare sbocchi pacifici, nessuna offerta capace di suggerire alternative di impiego pacifico, ma acuta lotta per sottrarre mercati semicoloniali, anche a costo di sacrifici: subisse l'imperialismo fino alla crisi mortale le· conseguenze della propria logica. Al termine c'era, guerra o no, il << momento >> della drammatica e globale resa dei conti. Forse uno scontro bellico, per il disperato gui.zzo del capitalismo morente, cui dovevano esser pronti con ferrea decisione Unione Sovietica e movimento comunista mondiale (a guardar bene, nella politica interna ed estera sovietica tutto pareva teso ad affrontare nelle migliori condizioni questa prova). O· forse, se la crisi tra i capitalisti fosse capitata in tenipo come gli <<esperti» di Stalin prevedevano ad ogni passo, il confronto decisivo sarebbe avvenuto attraverso la paralisi, la resa del mondo capitalistico per la propria impotenza. Catastrofica però in ogni caso la soluzione di una coesistenza così intesa: una specie di apocalisse, dalla quale il comunismo sarebbe emerso come unico superstite, e il suo nemico annientato. '!il a non soluzione sorprendente, se intesa come parte di un pensiero impregnato del determinismo di certe interpretazioni marxiste, di un manicheismo senza sfumature, di un' intolleran.za spietata, niaturato anzi in una Russia assediata e drammaticamente tesa a sopravvivere e a darsi un'economia industriale. Qui ci pare profondamente diverso -. testimonianza di altre condizioni e di altri tempi - il disegno kruscioviano, in ciò che si riesce ad afferrarne. La <<gara» tra i due sistemi è concepita ancor più che nel passato come gara di efficienza economica fra due Stati, accantonando come accessorio e quasi anacronistico l'apporto dei 1novimenti operai dei paesi capitalistici o dei movimenti di liberazione dell'area semicoloniale. Ma essa si fonda, adesso, soprattutto, sul tacito abbandono della teoria di una crisi generale e catastrofica pronta a travolgere gl' imperialisti, e sul riconoscimento di una persistente vitalità del « capitalismo morente» diagnosticato quarant'anni prima in estrema agonia. Ma proprio per questo è anche una gara meno spietata, meno incline a pre- •BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==