GOBETTI, GRAMSCI, MORANDI Mi sembra che qualche uti·lità possa venire alla discussio,ne sul saggio di Claudio Pavone -- che io ho letto con grande interesse - da un'osservazione generale di metodo. E sarebbe questa: a mio avviso, nel saggio sono venuti a porsi, e in molti punti a sovrapporsi, due temi diversi. Uno, che è poi l'assunto del lavoro, vale a di-re l'idea di secondo Risorgimento .nella Resistenza, i rapporti concettuali col primo, l'interpretazione, al limite, che i vari movimenti politici, le varie correnti ideologiche, danno del processo risorgin1entale fino all'unità e dopo; l'altro, che investe il concetto di fascismo, della sua natura, del suo sviluppo ..e delle sue cause, quale è espresso e maturato dag1li antifascisti, vale a dire il giu,dizio che comunisti, socialisti, G. _L., cattolici, liberali, elaborano del << fenomeno fascista ». Mi è parso di avvertire nel saggio di Pavone la tentazione costante di passare ad affrontare ed approfon,dire questo secondo nodo di problemi; e non so se egli abbia fatto bene a non cedere alla tentazione. Il quesito metodologico· che soHevo è infatti questo: è possibile, è legittimo, in una critica storica, esimersi dal mettere a fuoco tale rapporto (come gli antifascisti considera·no l'avvento di Mussolini al potere, come giudicano il contributo di fattori economici, di forze di classe, di tradizioni o di « mali >> nazionali al suo trionfo)? E' giusto ignorare la elaborazione di tale problematica da parte di ciascun movimento politico? O meglio, come si può illuminare il concetto di secondo Risorgimento senza questo scarno preventivo? Prendo qui 1 un solo punto che può essere indicativo: le frequenti citazioni che Claudio Pavone fa di Piero Gobetti, sia per ciò che con1 Il lettore che voglia, può controllare altre osservazioni critiche da me fatte al saggio di Pavone su «L'Unità» (edizione romana) del 28 aprile · 1959. BibliotecaGino B.ianco
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