Idee della Resistenza 1437 al potere con la rivoluzione francese. E che la classe operaia sia uscita dalla Resistenza come « classe dirigente», cioè consapevoìe della sua funzione egemonica su piano nazionale, non significa in nessun modo che essa deve raggiungere <<automaticamente» il potere. Anche l'esser « classe dirigente» non è il risultato d'una investitura celeste, ma è il frutto d'una lotta che può vedere anche regressi e sconfitte, fa parte del movi1nento storico e non delle idee empiree, eterne e incorruttibili. Sgombrato il terreno di queste osservazioni preliminari, nella ricca tematica proposta dal saggio di Pavone, fra i tanti spunti che esso offre all'indagine e all'ulteriore approfondimento, scelgo alcune questioni che mi hanno particolarmente interessato e sulle quali penso di poter portare qualche contributo senza uscire dai limiti d'una, alquanto sommaria, riflessione critica. Prima questione: <<l'eredità del Risorgimento>> che Pavone ci dimostra contesa fra fascisti e antifascisti, come una fune che venga tirata un po' da una parte e un po' dall'altra. Certo, quando ci riferiamo al modo con cui i fascisti si sono dichiarati « eredi del Risorgimento » rievochiamo una serie di ricordi, quanto mai sgraditi e spiacevoli, tanto che saremmo quasi tentati di respingere l'argomento. Quando i fascisti decisero con decreto ministeriale - con il decreto ministeriale del De Vecchi - che il· Risorgimento era anch'esso <<un prodotto autarchico>> e s'iniziava, senza tema di rettifiche, 11ell'anno 1706 con l'episodio di Pietro Micca, non fecero altro che dimostrare a quale punto di barbarie culturale fosse giunto il regime. Ed è difficile prenderli in qualche modo sul serio. Certo, ,quando Amintore Fanfani nel '36 - come ricorda opportunamente Pavone - se n'esce con la frase seguente: <<E' stato detto molto bene che con la proclamazione dell'impero fascista si conclude il Risorgimento. Nulla di piu esatto.», quando leggiamo simili sciocchezze, la volontà di discutere passa ancor prima ,d'essere venuta. Eppure, non tutto nell'interpretazione fascista del R.isorgimento è propaganda sciocca e volgare. C'è una punta di verità o uno spunto interessante che già Gobetti aveva colto allorché scriveva che « il fascismo si ricollega alla parte caduca e donchisciottesca del nostro Risorgimento », anche se il mòtivo merita d'essere approfondito oltre la prima e provvisoria enunciazione. Si tratta - a mio avviso - di valutare con attenzione quale significato, quale peso abbiano avuto nel Risorgimento, i diversi « miti >>da cui. fu animato e in pr~mo luogo quello della « terza Roma>>. Anche Mazzini si lasciò sfuggire che la sponda mediterranea dell'Africa doveva, 3 BibliotecaGino Bianco
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