Passato e Presente - anno II - n. 11/12 - set.-dic. 1959

Idee della Resistenza 1435 vecchia verso il movimento operaio italiano, è, in sostanza uno slogan fin troppo facile ereditato dalle critiche mosse al partito socialista nel primo dopoguerra (che fu definito, a ragione o a torto, il partito della « doppia anima »). Ma non è ciò che interessa discutere in questa sede. A me sembra che Pavone utilizzi nel suo saggio assai superficialmente il motivo della « doppia anima>>, senza avvertire le contraddizioni in cui egli stesso cade. Innanzi tutto, se per << doppia anima >>intendiamo quel contrasto o il riflesso di quel" contrasto cui ho già accennato fra « elaborazione storica» e « azione politica», perché attribuire solo al partito comunista questo particolare privilegio o demerito? Perché non estendere a tutti i movimenti politici la stessa indagine, annotando ciò che vi emerge provvisoriamente nel fuoco della polemica e ciò che invece è destinato a durare al di là dello scontro immediato? Per quanto riguarda il partito comunista, per me non v'è dubbio che la lunga discussione storica, che dalle sue origini a oggi va conducendo sul Risorgimento, abbia un preciso significato: acquisire con sempre maggiore chiarezza i termini della « tradizione nazionale», radicarsi piu a fondo nella società italiana studiata nelle sue premesse e nelle sue ~linee di sviluppo. E credo che per valutare seriamente il travaglio ideologico dei comunisti in tale campo, bisogna seguirne le tappe con maggiore attenzione di quella che v'è dedicata nel saggio, in cui, per il periodo del ventennio, troppo si fa centro sulla rievocazione della pole- " mica Togliatti-Rosselli (polemica di cui non viene, mi sembra, sufficientemente valutato il momento drammatico in cui s'inserisce, il momento in cui il nucleo dirigente del partito comunista combatte aspramente per affermare l'egemonia del marxismo, respingendo il tentativo di « direzione borghese » offerto da Rosselli: in questo senso la discussione sul Risorgimento è veramente una- «discussione-schermo» per ciò che di piu profondo si agita dietro). Nia vi sono all'inizio le tesi di Lione del '26, che qui vengono taciute, e v'è soprattutto il pensiero di Gramsci sul Risorgimento che viene escluso dal saggio del Pavone - o appena accennato - in base a un criterio troppo angustamente filologico, come pensiero svoltosi in carcere, al di fuori delle polemiche apparse '>Ullastampa antifascista dell'epoca. Ma è. evidente che anche ,quel pensiero non nasce dal nulla e che escludere Gramsci significa escludere se stesso dalla comprensione della realtà del movimento po'litico al quale egli ha dato il decisivo impulso. BibliotecaGino s-·anco

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