Passato e Presente - anno II - n. 11/12 - set.-dic. 1959

1434 Roberto Battaglia Pavone si è reso conto del pericolo fin dalle prime pagine e ha respinto l'insidia d'una trattazione <<astratta» dei concetti di primo e secondo Risorgimento, collocati cosf in alto, cosf sulle nuvole da risultare fuori della storia. Ma ha seguito quella che è la via giusta, coliegando la definizione dei due termini al « modo » con ~ui partiti e movimenti politici l'hanno via via interpretato, commentando puntualmente le tappe di questa evoluzione. Tuttavia il suo saggio non è soltanto un saggio interessante sotto l'aspetto filologico, è qualcosa di piu e di diverso. Anche se il titolo usato per la sua presentazione, Le idee della Resistenza, risultava troppo ampio e ambizioso, bisogna riconoscere che lo stqdio di Pavone ha il merito d'inserire l'argomento in un dibattito attuale, costringendo ognuno di noi a un nuovo impegno di meditazione. Ciò non significa che vi siano stati superati tutti i rischi e tutti ·gli ostacoli e, in primo luogo, quella difficoltà sostanziale connessa alla stessa in1postazione del saggio. Esaminare il modo con cui i pa~titi politici hanno elaborato una propria concezione del primo e secondo Risorgimento è infatti cosa ben diversa dal riassumere il bilancio d'una discussione storiografica. Un partito politico non è un'accademia di studiosi o un movimento di storici, ma vive direttamente impegnato nella realtà, in funzione <li una lotta o d'una polemica immediata da svolgere. E la sua elaborazione della <<storia » è valida in quanto è capace di portare avanti l' azione, di tradursi in vera e propria <<parola d'ordine >>da tutti comprensibile e assimilabile. Azione poli~ica e interpretazione storica non coincidono necessariamente; e v'è, comunque, nell'azione politica un aspetto urgente, quotidiano, quell'aspetto che noi definiamo di « propaganda >>,il cui carattere non può non risultare effimero, destinato ad essere via via superato dalle nuove generazioni. Il difficile è distinguere ciò che resta nella struttura del partito politico come un dato definitivamente e stabilmente acquisito e ciò che invece sparisce o si consuma, distinguere - per dir la cosa piu semplicemente possibile l'acquisizione ideologica profonda e la polemica contingente. Anche sulla base, di queste pur ovvie considerazioni, non ritengo giusta la critica che Pavone muove con insistenza nel suo saggio al partito comunista italiano che, a suo avviso, avrebbe manifestato verso il Risorgimento una <<doppia anima » incerto, anzi sdoppiato fra la sua esaltazione e la sua <<revisione>>, fra l'elogio e la condanna. Vorrei a questo. punto osse~vare che questa accusa della << ·doppia anima >> è ormai BibliotecaGino Bianco

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