Passato e Presente - anno II - n. 11/12 - set.-dic. 1959

1424 Commenti e tra le piu belle che Levi ab·bia scritto. Il problema tedesco appare in esse, nei modi prop,ri di Levi, come un problema di evoluzione psicologico-antropologica: la Germania è un essere vivente, un essere umano che ha subìto uno sviluppo infelice e non ha raggiunto la pienezza della vita adulta, che ha serbato traumi infantili fatali alla sua storia. Si tratta del << carattere permanente. deHa mancanza d'unità», della disarmonia, della dissociazione, il cui contraltare è il « continuo anelito dei tedeschi verso il classico, il pagano, l'ideale, il perfetto della forma ». E questa mancanza di unità risale a una mancanza di distinzione: << non c'è unità se non di cose distinte >>, se non quando è raggiunto << un rapporto d'amore e di libertà, di distinzione dalla madre». Da psicologica, psicanalitica, etnologica (c'è anche la << perdita ·della presenza», presa a prestito da de Martino), questa analisi si fa addirittura psichiatrica: il Levi laureato in medicina parla di schizofrenia e di paranoia, di deformazione . neurotica. Si potrà lamentare lo scarso storicismo implicito in tale riduzione della storia al caso clinico, nell'assunzione di criteri validi per la patologia individuale nell'ana·lisi deH'evoluzione di una nazione. Levi ha in comune con certi teorici dello spirito germanico il ricondurre tutto ai Germani di Tacito « che mangiavano soli, e costruivano le loro capanne isolate e solitarie», o al mito dei Nibelunghi; anche per lui la « frana infantile », la << confusa divisione tra sé e le cose » sono « precedenti a ogni storia e a ogni sviluppo », benché al posto dell'immutabile furor teutonicus considerato come une barbarie positiva, come un valore da recuperare in mezzo alla civiltà occidentale, ci sia in lui tutt'altro, e cioè l'invarianza del trauma psicologico originario di fronte ai problemi della . creazione di una società umana. Ma non si deve pretendere da Levi una anaiisi distesa delle questioni storico-sociali: ciò che egli coglie col suo occhio intuitivo di medico-pittore è sempre e soltanto il sovrapporsi nell'uo1no di diversi piani di civiltà o di mancata civiltà, l'insieme dei rapporti prospettici che accostano e distinguono nello stesso quadro le fasi millenarie, l'abracadabra e il vespasiano di Gagliano, il << latte caotico prima di ogni svezzamento » e gli altiforni tedeschi. E questo sguardo irrispettoso delle me~iazioni storiche, se non coglierà l'ordine delle cause, o istituirà dei rapporti causali mistificati (come nella suggestiva, ma assai dubbia derivazione, davanti al duomo di Ulm, del mondo della tecnica e della scienza da quei << giganteschi n1eccanismi della fede» che sono le cattedrali gotiche, << la sola grande industria del medioevo>>), darà scorci che proprio attraverso la loro prepotenza metteranno in rilievo certi fenomeni fondamentali che perderebbero la loro immediata ·Bibl·iotecaGino Bianco

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