Segnalazioni 1621 la cultura democratica e radicale di <<·Critica sociale>> ed il tipo di attenzione marginale ed episodica ai g~andi .fenomeni culturali. lndivi- , dua chiaramente la nebulosità ideologica che ~on permette alla rivista di cogliere · i problemi del trapasso dalla cultura positivistica a quella idealistica (la commovente confusione fra ideali e idealismo), e l'inca_pacità a fare i conti con Croce in quanto <<il riformismo . . . non richiedeva un approfondimento e aggiornament·o del materialismo storico, ma poteva co.nciliarsi cauta- _mente con filosofie o ideologie borghesi che avessero o paressero avere un carattere progressivo ». .L'identificazione dei limiti dell'esperimento di <<·Critica sociale>> è sostanzialmente comune ai quattro saggi introduttivi. L'identificazione di questi limiti non comporta certo il misconoscimento ,di quanto di positivo vi fu nella faticosa costruzione delle forme organizzate del partito di classe, del sindacato leghista e camerale, -del socialismo municipale. Tuttavia proprio perché i limiti di questa esperienza pesano sugli attuali organismi di classe piu di quanto si pensi, e perché molto piu ,di quanto si pensi pesa la tradizio~e ideologica e organizzativa che si è stratificata e sedimentata nonostante le esclusioni verbali di <<né massimalis•mo · né ·riformismo», proprio per tutto questo è doveroso illuminare nel giudizio storico i limiti delle esperienze su accennate. -Il Faravelli e il Tremelloni sulla ~ nuova << Critica Sociale » si dichiaBibliote Gino Bianco rano non soddisfatti da questo criterio di giudizio; il loro malcontento si manifesta da un lato come apologetica di parte (il Faravelli arriva a liquidare il problema del positivismo dicendo che anche Marx era positivista in quanto alunno di Feuerbach, cosa che ci f adisperare) oppure (Tremelloni) si esprime come richiamo ai canoni del giudizio storico idealistico, il giudizio del solo « come » contraro all' analisi integrale che è insieme analisi sul come e sui limiti. Questo malcontento pone i nluce la divaricazione profonda esistente, nel caso in esame, non soltanto fra il metodo in generale dei presentatori dell'antologia (i <<bolscevichi>> del Faravelli) e quello dei recensori (per cui il problema si allargherebbe a quello del giudizio storico), ma piu determinante porta alla ribalta quella che è la radice del dissenso, che è insieme disse.oso storiografico e politico, sul peso da dare all'insufficiente elaborazione teorica del la pecchia « Critica Sociale», i~sufficienza non già al lipello dei pro-blemi di oggi, ma proprio al livelio di quelli d'allora. L'atteggiamento di insofferenza antiteorica ed anti ideologica in nome della <<politica» è un'eredità che il movimento operaio italiano si sta trascinando da un cinquan- . . , . . ' tenn10 e p1u; ancor oggi s1 e sempre pronti a fare atti di omaggio alla cultura degli alleati e degl_i alleabili e a respingere come fumisteria di quattro filosofi la critica teorica che quelle alleanze e qt1elle alleabilità può semprare non favo-
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