Lenin da vicino 1615 cosiddetto « terzo periodo >> ,del Komintern, cioè a partire dal 1929-30. ' E no11 entriamo qui nel merito ,degli altri riferimenti e giudizi contenuti nelle pagine in questione. In questo contesto complesso e contradditorio l'Autrice propone preliminarmente e conclusivamente al let~ore, quale mero frutto delle proprie testimonianze e soprattutto riflessioni, l' << immane tragedia » (p. 8, ma anche pp. 62 e 196) della vita ·di Lenin: il che ci si per.metta di ritenerlo un po' poco come ap,porto aggiuntivo alle conoscenze già acquisite, a.Ilo stesso modo che insufficienti sono apparse le rivelazioni e pseudospiegazioni - peraltro .ben piu importanti - dello stalinismo e dei crimini di Stalin in chiave di « tragedia personale», nel clima politico e di incremento produttivo singolarmente impersonato nell'URSS da Nikita Krusciov. E come si potrebbero, d'altra par.te, tranquillamente sottoscrivere - sul terreno dell'interpretazione marxista che la Balabanoff testualmente non rifiuta - passi de! genere: « Eppure che cosa erano le responsabilità e i crimini dello zar in confronto a quelli degli autocrati totalitari che dirigono oggi le sorti del territorio russo immensamente aumentati dalle conquiste imperialistiche? ... >> (p. 111), da cui · senza sforzo alcuno il lettore verrebbe a -dedurre acritici motivi di vantaggio. ·dello zarismo rispetto al difficile quarantennio trascorso, al complesso presente e alle innegabili prospettive del potere bolscevico? · Restano tuttavia dei problemi aperti, sfiorati o accennati di sfug- ~ita, comunque r-ichiamati .imperiosamente -dalla ,per~istente attualità degli argomenti trattati: la trepida speranza di Lenin e dei suoi compagni nell'imminente rivoluzione -mondiale e le conseguenze, specialmente per l'URSS, della sua non realizzazione; la portata ideologicopolitica delle prime opposizioni interne nello Stato sovietico e nel partito, .il significato della rivolta di Kronstadt, le radici della burocratizzazione; la genesi ed i limiti <:rescenti ,della Terza Internazionale, la sua funzione prima e dopo la morte di Lenin; gli elementi teorici e pratici di rapporto e di differenza tra socialismo (e in quali varie accezioni, poi?) e comunismo bolscevico; il grado di veridicità dell'affermazione, qui ancora person'.alizzata e inevitabilmente schematizzata, che « senza Lenin non vi sarebbe stato Stalin » (p. 208), ovvero della sostanziale matrice leninista delle degenerazioni ,di tipo staliniano nello Stato e n~i partiti di osservanza bolscevica. Uria pro,blematica che insistentemente assilla l'odierno movimento operaio: ma il volumetto di Angelica Balabanoff, che pure entro di essa dovrebbe svolgere la sua istanza memorialistica, non ne risulta nemmeno sufficientemente illuminato. CARLO L. 0TTINO Biblioteca Gino Bianco
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