Passato e Presente - anno II - n. 11/12 - set.-dic. 1959

1614 Luigi C. Ottino - e passim)-da 1 ui permessa e giustif icata all'estero come all' interno e nelle file stesse dell'Internazionale comunista. Cenni e caratterizzazioni in cui in1mediatamente non può sfuggire· l'estrema di.fferenza di valore e persino di attendibilità, passandosi da sp•unti storicamente accertabili e che avrebbero certo ,meritato piti precisi sviluppi (si pensi, per rimanere su un piano piu -propriamente di etica socialista, alla pratica della diffamazione nei confronti degli avversari interni, dell'assassinio morale oltre che materiale, divenuta sistema ad opera degli' epigoni di Lenin) alla passionalità non piu controllata di. certe affermazioni e soprattutto delle conclusioni, il cui violento antibolscevismo colpisce appunto i..n quanto conseguenz.iale al -difuttoso equilibrio logico-razionale dell'intero testo, non prestandosi •quindi a servire efficacemente - secon.do il nostro parere - all'ardua verità dei fatti, che richiede in primo luogo serietà ,di ricerca e scrupolosità di documentazione. Del resto, quand'anche si tenga conto dei limiti confessati di questo volumetto, pur cost significativo per la personalità dell'Autrice, proprio nell'indeterminatezza delle. citazioni e dei riferimenti storico-individuali risiede uno dei suoi aspetti meno convincenti: cost, più di una volta si può notare come « un compagno», << un dirigente>>·, « un fu11zionario » non meglio identificati, in circostanze solo genericamente definite, siano stati origine magari inconsapevole di folgoranti << rivelazioni» per l'ancora ignara scrivente; e ·non parliamo delle pagine qua e là dedicate alle enormi somme ed ai << ,fi.duciari», destinati alla propaganda, alla corruz~one e alla scissione del movimento operaio internazione: esempio tipico i << due triestini>> di cui alle pp. 78-79 (e qui non si pretende di negarne a priori l'esistenza, ma di esigerne la circostanziata identificazione perché, con gli altri di tale risma, risultino davvero probanti), inviati << per distruggere il partito di Turati » e finiti << spendendo enormi somme nei ritrovi di lusso e nei postriboli>>! Affatto interdetti poi - a parte il giudizio ·negativo su Bombacci, per il quale ovviamente concordiamo - si resta ,di fronte all'epiteto di « socialfascista riformista>> che sarebbe stato adottato dai ·bolscevichi• per screditare Serrati (p. 122: ma si confronti altrest quanto la Balabanoff scriveva a p. 346 dei suoi Ricordi di una socialist~ circa la sua espulsione nel 1924 dal Partito bolscevico per << aver collaborato in un giornale socialfascista come l'Avanti! »): ciò sarebbe avvenuto, anche volendo rimanere sul generico, negli anni intorno al 1920; mentre, se non • andiamo errati, la linea di rottura con la socialdemocrazia, appunto definita settariamente come « socialfascismo », si colloca nel quadro del Biblioteca Gino Bianco I

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