Lenin da VlCtno 1613 traduzione italiana, i ricordi ,di Trotzkij e di Nadez.da Krupskaia o le , appassionate e pur docu·mentate pagine del Dieci giorni che fecero tremare il mondo di John Reed, ove il fervore delle testimonianze dirette e immediate, lungi 1 dal rimanere fine a sé stesse o stimolo ad impressioni superficiali, appare generalmente ac~oppiato alla precisa indicazione degli opportuni riferimenti e delle circostanze di tempo e di luogo, oltre che ad una sufficientemente solida impostazione teoricoiriterpretativa. E', in fondo, ciò che non si riesce a rt:rovare particolarmente in questa piu recente fatiça della Balabanoff, che riprende quasi alla let~ tera alcune parti e argomentazioni ·dei suoi scritti preredenti, aggiunge episodi o rimpolpa la de.scrizione 1 di incontri e vicende vissute, restando comunque .su un piano essenzialmente moralistico-soggettivo. Ne scaturisce, dunque, un ritratto composito ,di Lenin, ricostruibile attraverso molteplici accenni sparsi un po' in tutto il libro, magari ripetuti, in un'atmosfera quasi di· tragica predestinazione: l' << assoluto disinteresse » (p. 8) e l'abnegazione di Lenin, l'estrema coerenza del suo comporta- _mento sia privato sia pubblico cosf da renderlo un << dittatore impersonale» (p. 14), un << rivoluzionario genuino e convinto» contrario ad ogni privilegio sociale e personale (p: S2), la naturalezza con cui - in ciò ,differendo dalla imperiosa personalità di Trotzkij - ègli sapeva porsi' alla pari con chiunque altro ed il suo costante << desiderio di imparare ,da altri >> soprattutto dopo la presa del . potere (p. 142-143), la 9ialettica duttilità nell'accettare o persino promuovere compromessi necessari e .pur ·non sostanziali, l'avversione implacabile ad << ogni genere di vanagloria comunista >> (p. 198) alla comchvanstwo o boria di par-- tito, contro la quale anche il nostro Gramsci ha scritto piu tardi alcune incisive annotazioni carcerarie; ma, al tempo stesso, la ricorrente .attribuzione di un semplicistico machiavellismo secon-do cui « per conquistare il potere bisognava usare -tutti i mezzi» (p. 22), la concezione f<;>ndamentalmente antidemocratica - cosf gravida d-i effettive conseguenze - di una élite di « rivoluzionari di professione», il freddo << giocare >> di Lenin sulla scacchiera mon.diale (p. 39) contrapponente in schematica dicotomia sfruttati e sfruttatori, la spregiudicatezza della sua. tattica, del « sistema bolscevico » di servirsi per le .piu svariate incom,benze di « elementi che appartenevano alla feccia del genere urna-- no» (p. 63), pur non rifuggendo egli « dalla amara constatazione della deficienza morale dei suoi seguaci » (p. S1), o - in altri termini - • l'utilizzazione senza scrupoli ,del materiale umano disponibile (cfr. p. 76 14 Biblioteca Gino Bianco
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