1422 ' Commenti Ma non c'è ragione di disperare. Caduti i miti del guerriero e del giocatore e, infine, del monaco che, fittiziamente, cerca di sostituire incruentemente il primo, restano esatte le critiche che Zolla e altri e noi andiamo facendo ad un modello di società, quello industriale e di massa, che, per verifiche concrete ed esprimibili su terreno 'insieme morale e scientifico (e scientifico perché morale), si va sempre piu dimostrando del tu.tto inadatto e insufficiente a risolvere i problemi di cui è gravato il mondo e a sviluppare le potenzialità di cui è carico.. L'importante è non sperare nelle restaura.zioni positive. Già il vecchio H egel, superando le sue posizioni intransigenti delle Lezioni del 1803-04 in cui esigeva la risoluzione cruenta della dialettica signoreservo, intravvedeva nella Fenomenologia la vittoria finale del servo, capace, egli solo, contro la potenza dominante, ma aristocratica e non costruttiva, del signore, di fabbricare pezzo per pezzo e dal basso un mondo interamente umano. << Nel servire, la coscienza servile sopprime il proprio attaccamento all'esistenza naturale in tutti gli elementi costitutivi particolari e isolati; e, col lavoro, elimina tale esistenza». Si affaccia, anche se in un'alba ancora estremamente buia, l'idea dell'uomo che fa se stesso, che sorpassa e fa suo corpo inorganico la natura, che si apre alla storia. Marx, il pensatore di questa grande transizione, ci porta, oltre Hegel, all'egemonia della coscienza servile, e ci conduce verso una società industriale ra.zionalizzata. Oggi andiamo intuendo che la società industriale ha in sé una logica irrazionale, uno schema autocratico di potere, e che i sogni di Hegel e di Marx hanno probabilità di realizzarsi solo di là da questo limite. Paradossalmente, l'industria sembra avere la possibilità di razionalizzarsi solo dal punt? di visia di una società post-industriale. Certo, a questo punfo, non ci sono piu né leggi oggettive, né spinte biologiche, né ineluttabilità che ci guidano. Gli uomini potranno scegliere fra un estendersi ed un arricchirsi quantitativo di una società di massa a scala mondiale o tentare la costruzione di una società in cui si possano decidere modi nuovi di vita, forme qualitativamente intense e civili di consumare la propria esistenza. Nel quadro di questo futuro ci dice Zoll:i: << la luce intellettuale d'amore e l'animo féstivo non danno una ragione di vivere e lavorare, bensf una pienezza che dispensa dal cercare una ragione; senza d'essa gli unici stimoli, come osservava Simone vVeil, sono la coercizione o il guadagno, cioè l'oppressione o la corruzione». Esatto. Ma occorre sapersi decidere a costruire la propria domenica. r. g. ·BibliotecaGino Bianco·
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