L'intellettuale 1421 rezione, ma la natura. La sostanza democratica dell'iniziativa non può consentire all'intellettuale di assumere una posizione di aristocrazia autorevole né, tanto meno, di leadership partitica. Non abbiamo perciò nulla da obbiettare alla sostan.za della critica di Zolla alla concezione gramsciana dell'intellettuale come dirigente politico piu specialista. La partecipazione democratica a carattere generale annulla la necessità del « leader politico », la partecipazione specialistica (la ricerca a tutti i livelli) annulla la necessità del << leader specialistico » a servizio del << leader politico ». E' la vittoria della persuasione, qui scientifica e basata sulla possibilità di verifica diretta, di cui Zolla rimpiange la drammatica scomparsa dal mondo moderno. Ma Zolla va per tutt'altra strada, e critica Gramsci per tornare a Croce. Quale il compito dell'intellettuale moderno che vuol passare oltre la società di massa? <<L'ufficio di censore della vita pubblica, aristocrarticamente alieno dal gioco degli interessi». Al di fuori della mischia egli eserciterà la sua fun.zione critica della vita politica, alla quale tuttavia aderirà come cittadino. Ma ad un patto: << egli dovrà inibirsi la politica attiva in quanto intellettuale, anche quando vi sia spinto come cittadino>>. Il che non può significare altro che questo: l'uomo di cultura, sdoppiato su piano astratto e su piano concreto, secondo i noti distinti ~crociani, potrà essere quanto si vuole intelligente come intellettuale, ma non potrà essere che « idiota » dal punto di vi~·ta del cittadino; ugual1nente, potrà essere quanto mai attivo come cittadino, tuttavia «idiota» da un punto di vista intellettuale, dato che in questo esercizio egli non potrà usare, appunto, Le sue qualità specifiche di scienziato o di pensatore. La critica è, qui, aspra perché è. anche una autocritica. Uno schema analogo proposero anche alcuni di noi, in pieno stalinismo, sperando che l'istituzionalizzarsi di un centro culturale critico, staccato dal piano politico, potesse giovare da me11:ento e da modifica della politica staliniana stessa. Nel medesimo ternpo l'adesione politica, diretta o indiretta, ci avrebbe garantito la presenza e la solidarietà con il movimento di sinistra che andavamo criticando. Questa posÌ.zione si dimostrò quanto 1nai errata e sterile perché, anziché cooperare alla caduta dello stalinismo, sarebbe stata disposta ad accettarlo, purché questo, a sua volta, avesse tollerato il discorso critico di una ristrettissima schiera di intellettuali. Lo stalinismo non fu in grado di capire che, concludendo il patto, avrebbe ben presto ridotto quegli intellettuali a sostenitori del sistema. La sua cecità ci salvò l'anima, come, oggi, la cecità della società industriale salverà quella del!'amico Zolla: non conceden,dogli, neppure, il piccolo monastero che egli chiede. 2 BibliotecaGino B.ianco
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