1420 Commenti aspetti piu appariscenti della società di massa ( « immondezza s,onora » della radio e delle canzonette, l'ipocrita campo di concentramento delle spiaggie, l'infantilismo della letteratura d'evasione, la paralisi televisiva, ecc.), e che egli avesse affrontato, oltre la critica alle élite del potere, quella al proletariato, tradito ed oppresso sì dalla duplice industria produttiva e culturale della classe avversaria, ma supino anche verso l'industria politica della propria classe, che lo fisra nella posizione subalterna di massa non meno della prima. Ma Zolla, pur partito con l'inten.zione lodevole di. negare il mondo industriale e la degenerazione di cui esso dà spettacolo, non può portare a fondo il suo discorso perché questo è, fin dal principio, dentro la logica del mondo a cui egli cerca di opporsi. Cosa significa, infatti, la distinzione fra «guerriero» e « giocatore» su cui egli imposta la sua critica? Egli giudica il giocatore dal punto di vista del guerriero. Ma chi è quest'ultimo, disincarnato dalla rappresentazione hegeliana ed incarnato in quella marxista, se non lo industriale ali' alba del capitalismo, erroneamente elogiato dallo stesso Marx nel Manifesto? Che cosa significa l'atroce dialettica mortale che egli esercita se non che l'uomo è ancora stretto in condizioni sociali a carattere biologico? Il guerriero, che elimina l'avversario con il rischio totale della sua vita, non è, fuor di metafora, che il capitalista il quale elimina un rivale nel!' età industriale della concorrenza; il- giocatore, che accetta il compromesso secondo le buone regole, è ancora il capitalista o il pianificatore autocratico nell'era dei trusts e della collettivizzazione statuale. Non c'è antagonisn20 fra le due figure, non c'è eroicità nella prima, ed avvilimento nella seconda, entrambi sono eroi allo stesso titolo nel cielo della metafisica, e niente affatto eroi sul terreno della realtà. · Opporsi alla società di massa non può significare, pertanto, nostalgia per il guerriero e disprezzo per il giocatore, ma chiara negazione di entranibi questi modi di esercitare il mestiere nel mondo industriale. Ma per far questo occorre avere il coraggio di passare attraverso gli anatemi del buon Flaubert (che, co1ne ci ricorda Zolla, diceva che volèr concludere è degli imbecilli). Occorre concludere, invece, che un' opposizione radicale è necessaria, che essa comporta certamente lo svincolamento dal riscatto realistico della routine ma che, nello stesso tempo, ciò non significa affatto una ascetica accettazione dell' « idiozia » ( << idiota », ci ricorda sempre Zolla, era, secondo i Greci, chi si rifiutava alla vita pubblica). Contemporanea all'opposizione è già la formulazione di un << programma alternativo», aperto alla elaborazione, al.la verifica, alla partecipazione collettiva. La posizione dell'intellettuale non deve perciò differire da quella di qualsiasi altro uomo èhe, soffocato e oppresso da una Qrmai assurda condizione sociale, si propone di modificarne radicalmente non solo la di- -BibliotecaGino Bianco ·
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