1514 Vittorio S pinazzola « Fino a che la vacca e la scimmia (vacca e scimmia sacre) possono devastare i campi delil'indu, l'indu creperà sempre di fame. E fino a che nell'italico meridione si continuerà con co·nigliesca incoscienza a scodellare piu figli ·di quanti .se ne possano mantenere, le cose andranno sempre peggio ». A questa Jettera ha fatto seguito una polemica nella quale sono intervenuti vari lettori, alcuni per consentire con l'ingegner De A·ndreis, altri, veneti, in difesa della massima crescite et multiplicamini ed è stata chiusa da un torinese (sul n. 23/3 /57) il quale in sostanza diceva « fate pure quanti figli volete, ta,nto poi . . ' . . verrete m questa c1tta come oggi s1 usa». Le altre lette.re su per giu sono del1 lo st~sso tono, e non mette conto co·nsiderarle. Se ne dovrebbe quindi concludere che ci troviamo~ di fronte ad una cos1 spontanea e radicata opinione autonomista e antimeridionalista, che lo stesso sindaco di Torino non poteva esitare a chiedere il ·« dirottamento » a vantaggio della sua città di somme già destinate alla ripresa ed allo sviluppo economico del Mezzogiorno, e che il cronista de « La Stampa », riportando la notizia di un crollo - diciamo crollo - a San Donato, con l'evidente scopo di caratterizzare gli ambienti piemontesi genuini in contrapposto a quelli meridionali, non ha trovato nu1la .di strano nello scrivere testualmente: << La casa è tutta abitata da famiglie piemontesi di operai, un ambiente onesto e tranquillo dove mai prima di ieri era capitato niente di sensazionale». Si •dovrebbe insomma conoludere che l'atteggiamento del quotidiano ,non è che lo specchio di una situazione non facilmente mutabile, e che, dunque, esso non può avere altra spiegazione che non sia l'orientamento de.Il'ap}bien·~e e ·del suo pubblico in particolare. E invece! Prendiaµ10 in esame i,l 2° trimestre dell'anno 1958, non dimenticando che si tratta di periodo elettorale. Bisogna arrivare al 27 giugno 1958 prima di trovare sulla solita rubrica Lo specchio dei tempi una lettera di un ·piemontese che spiega ad un giovane cala- . brese come « i piemontesi non han·no min~mamente rinunc';iato al senso dell'onore». Prima di tale data, •di tutto si può trovare nella cronaca e nella rubrica: « fischi per la Juventus»; « commozione al Me.ssico per un colombo ferito »; « 1 la grafologia non è una scienza esatta »; << un po' di giustizia per le segretarie del,le piccole città »; ecc. ecc., ma non una parola sui meridionali a Torino. Ed anzi, quando il 13 maggio 1958, viene riportata in cronaca la notizia di u·na rissa con tre piemontesi mezzi accoppati a coltellate ·da tre cal~bresi, uno dei quali aveva << usato un coltellaccio lu·ngo 40 cm.», il cronista scrive testualBiblioteca Gino Bianc.o
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