Roberto Guiducci nelle loro incarnazioni economiche (in dacie moscovite o in ville californiane) un contenuto ·assai meno astratto di quanto Banfi, criticandole, sospettasse. . - Ma non è vero che si possa pensare solamente « in alto »; cioè, che «· in basso >> non si possa né partecipare, né scegliere, né decidere, né programmare. Ci induce ad approfondire il problema Galbraith, non certo sospetto di radicalismo intransigente ed « utopistico >> come Wright Mills. Nella sua The affiuent society 1 , Galbraith conduce una requisitoria documentatissima, per certi aspetti ancora piu forte e pressante di quella di Wright Mills, contro le « fatalità industriali » e la riduzione produttivistica di ogni attività umana. · .. .· Non possiamo qui occuparci di discutere un libro di tanta complessità ed importanza. Ci basti rilevare che Galbraith chiarisce .che l'idea e la pratica della produzione come fine preminente -sono, ormai, un'idea e una pratica iner~iali, che non hanno più corrispondenza con la vita reale per quelle società· che hanno raggiunto (come quella americana ed alcune europee) o stanno raggiungendo (come quella sovietica) il livello del benessere. Sottratti ai bisogni fondamentali dell'esistenza, gli uomini avrebbero ben altro cui dedicarsi che inventare (o subir~) iperbisogni artificiali da soddisfare con altrettanti ipersforzi pròduttivistici. L'alienazione causata dalla miseria e dall'indigenza tende mostruosamente a rovesciarsi in un diverso tipo di alienazione, causata dall'opulenza, dall'eccesso di bene. « Ammobiliare una camera vuota è una cosa, continuare ad accatastare mobili fino alle cantine è un'altra. Se l'uomo non fosse riuscito a risolvere il problema della produzione, egli sarebbe rimasto in quelle dolorose condizioni di miseria che sono il retaggio piu inveterato dell'umanità. Ma se egli non si accorgesse di aver risolto tale ·problema,. ·e quindi non si rivolgesse al prossimo compìto che l'attende, si troverebbe di fronte a un altr~ttanto tragico destino» (p. 404). Quale il prossimo compito? Non piu quello dell'industrializzazione per l'industrializzazione, con artificiale creazione di sbocchi ad irrazionali bisogni terrestri o cosmici, ma quello di una costruzione organica della propria società e quello dell'aiuto alle altre nazioni sottosviluppate, perché possano rapidamente raggiungere il livello necessario alla vita. « Per quale motivo, infatti, si dovrebbe rendere la vita intollerabile per produrre beni di 'poca urgenza? >> (p. 327). « Perché gli uomini dovrebbero affannarsi ad aumentare sempre di piu il loro reddito quando ciò 1 Traduzione italiana pubblicata ora col titolo Economia e benessere, Milano 1959. BibliotecaGino Bianco
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