Passato e Presente - anno II - n. 10 - lug.-ago. 1959

Il mito dell'industria Di contro a tutta questa allucinante ragionevolezza, a questo folle buon senso, « ogni cosa che vada oltre quei limiti vien considerata utopistica, ingenua, astratta, non realistica » (p. 111 ) . .Eppure, se il realismo piu accanito e metodico ci ha condotto alla situazione attuale, non resta che capovolgere le carte, invertire il senso del giocò. Gli uomini, insiste W right Mills, in nome della concretezza razionale, dell'astuzia calcolata sono giunti a costruire una tragica irrazio!}alità. Al contrario, « proprio quello che essi chiamano· utopia è la condizione della sopravvivenza umana», mentre sempre si fa piu chiaro che « le azioni realistiche, concrete, sensate, pratiche sono le azioni dei - pazzi e degli idioti » (p. 133). « Eppure costoro possono decidere; costoro, ognuno all'interno della sua nazione, sono uomini onorati. Ecco la condizione dei nostri dirigenti, uomini saggi e rispettati che fanno del loro meglio in un momento cosf difficile. E' forse colpa loro se questo « meglio n non è buono abbastanza? E' colpa loro se essi sono incapaci di fare quel che bisognerebbe fare? » (p. 133). La risposta di Wright Mills è che dal momento in cui essi non sono piu un elemento della vicenda biologica, dal momento, cioè, in cui nelle loro mani sono maturati gli strumenti per una conduzione razionale della storia, essi sono divenuti colpevoli di non usarli, di non permettere ad altri di usarli. E colpevoli sono coloro che, sòggetti a vecchie concezioni fatalistico-biologiche, non vogliono ammettere questa responsabilità e questa colpevolezza. 5. - Necessità e insufficienza dell'industria. La presa di posizione di Wright Mills è drastjca e difficile. Perciò seguiamolo. Le regole di comportamento che egli ci suggerisce non sono semplici da attuare. Egli propone di mettersi al di fuori del sistema per combattere il sistema. Egli è giunto ad un risultato conclusivo: che è impossibile abbattere il .sistema usando il sistema. Il sistema affonda le sue radici nel mito del « fato storico n che a sua volta poggia sul « mito dell'industria ». Entrambi ~conduco,no al disastro. L'uomo oggi, al contrario, può vivere fabbricando se stesso, piuttosto che fabbricare senza limiti un'industria che lo domina e lo può ·distruggere. L·a dimensione moderna dell'uomo è ormai un'altra. La fatalità dell'industria è un falso problema. L'industria non è l'essenza della storia, ma uno strumento, e precisamente il limitato strumen:o di elevazione del livello di vita da posizioni economicamente sottosviluppate a posizioni accettabili. L'industria è una condizione necessaria, ma non sufficiente.. E' necessaria alla storia, ma non è sufficiente né ad atBibliotecà Gino Bianco

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