MITO DELL'INDUSTRIA E PROGRAMMA ALTERNATIVO I. Commemorando Dewey. Cento anni fa nasceva John Dewey, autore di quella Ricostruzione filosofica che fu, senza dubbio, una delle piu importanti opere teoretiche, liberatrici, progressive, che il pensiero umano abbia prodotto. Pur nella sua apertissima fiducia nell'uomo e nella adesione alla sua completa terrestrità, tutta la filosofia di Dewey è un avvertimento continuo a guardarsi dalla speranza di una positività ontologica del destino storico. Precisamente per il fatto che l'uomo non può affidare il significato ed il valore delle sue vicende ad una storia dello Spirito e, viceversa, è costretto ad incarnare ogni senso nella materialità del suo essere sociale, egli .Qonha garanzie che ~n se stesso, nella sua responsabilità, nella capacità di autocostruirsi. Ma materialità non. è il contrario speculare della spiritualità e non gode, neppure a rovescio, delle caratteristiche assolute di quest'ultima. Libero dal determinismo, ci avverte Dewey, l'uomo si avvede dell'infi- , nita plasticità, appunto, indeterminata e, quindi, determinabile o indeterminabile a secondo delle decisioni dell'uomo di assumersi o no le , responsabilità necessarie. Per questo non è detto che la storia debba riuscire, per questo è possibile che la storia « abortisca >>. L·'uomo, vivendo, lavorando, costruendo l'industria, crea nuove condizioni artificiali che gli appaiono come leggi oggettive estranee a sé ed alla propria coscienza nella misura in cui non sa controllare il processo da lui stesso provocato. La probabilità che queste leggi artificiali (e nel senso detto, oggettive) giochino spontaneamepte a suo favore è estremamente piccola. Ed è possibile verificare questa tesi su un campo abbastanza ampio anche per quanto riguarda il nostro tempo. (Era assai probabile che l'industria, e precisamente nei luoghi dove essa aveva raggiunto il suo optimum di perfezione, scatenasse_la prima e la seconda guerra mondiale; è ancora Biblioteca Gino Bianco - . ,
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