Le autonomie e lo Stato 1373 · Negli ultimi anni questo processo in Italia è seguitato a gran passi, coinvolgendo anche l'autonomia di gruppi e partiti. Dall'interno del palazzo si è gridato « c~i vuol entrare entri, perchè le porte si chiudono >> e qualcuno è saltato dentro davvero, ed ha teorizzato l'inconcludenza del voler parlare da fuori: come il partito saragattiano. A chi aveva scritto sulle proprie bandiere di voler cambiare l'edificio, rinnovarlo profondamente, è rimasto il ruolo della denunzia, dell'attacco marginale, della propaganda, tollerato in un Parlamento dagli scarsi eèhi, dalla precostituita maggioranza, e soprattutto dal limitato potere d'intervento· sui gangli decisivi dell'azione statale. La sinistra, il campo operaio e socialista, solo lentamente hanno preso coscienza di questa situazione. Continuarono a lungo le illusioni del momento antifascista, i disegni della ' politique d 'abord ', ci si rese conto tardi del cristallizzarsi di un ampio campo conservativo, nel quale la Democrazia Cristiana ed i suoi alleati organici - tutti, dalla socialdemocrazia al neofascismo - cambiavano di qualità: cessavano di essere un partito politico come gli altri e diventavano elementi di regime, parte di un determinato assetto statale, si fondevano in esso come detentori - salve ridistribuzioni e spostamenti interni - di un potere fur ewi~, partecipi ormai dei piu segreti poteri della cosa pubblica, del governo e del sottogoverno, occulti « maestri di palazzo » di tutte le decisioni. E che restava da fare all'opposizione? Ai militanti, ai seguaci, si indicava la via di lotte ininterrotte fino ·alla conquista della maggioranza elettorale, anche se ogni apertura delle urne la confermava irraggiungibile. Si attendeva - invano - che qualche scossa psicologica, si chiamasse « Fronte democratico popolare » o « unificazione socialista», facesse saltare i consolidati confini dell'orientamento politico delle masse. E intanto, fra sé, gli stati maggiori della sinistra sottintendevano due sole possibilità effettive: o attesa di 'fatti nuovi', soprattutto di ordine internazionale, nelle· cui more contentarsi di un'opposizione di principio; o preparazione ad accettare, con piu dignità e maggior contropartita che fosse possibile, l'invito ad entrare nel «palazzo», .convinti ormai che 11soltanto si conta e si decide. Che è poi ancora la · impasse in cui si trovano oggi le forze socialist~ e progressive di fronte al consolidato assetto dello Stato tradizionale. · In una situazione cos1 chiusa, in un dilemma cosf sterile, ogni spiraglio che s'intravede merita di essere valutato, ogni battaglia, il cui costo non sia in partenza eccessivo, va ingaggiata ai diversi livelli. ' Bibli0teca Gino Bi-anco
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