. ssato resente 1265 Accumulazione e ideologie di classe.:A. ·Pizzorno .., 1280 Questioni del tempo libero: ]. Dumazedier 1294 Sviluppo economico in una regione.· F. Momigliano 1307 - Modelli della mobilità sociale.· A. Pagani 1372 Le autonomie locali e regionali.· A. Caracciolo 1384 Il Mito dell'industria.· R. Guiducci L'organizzazione della ricerca scientifica.· G.B.Z., Caracciolo, Collotti, M·omigliano, Scalvini, Lanf ant. N. 1O luglio - agosto 1959 B.iblioteca Gino Bianco
Sommario Alessandro Pizzorno, Sulle· condizioni sociologiche dell'accumulazione e il ruolo delle ideologie di classe Joffre Dumazedier, Questioni del tempo libero nella società d'oggi Franco Momigliano, Lo sviluppo eco1zomicoin un'area regionale (Il 'Panorama' della ·provincia di Torino) Angelo Pagani, Modelli teorici nella misurazione della mobilità sociale L'ORGANIZZAZIONE DELLA RICERCA SCIENTIFICA G .B.Z., I centri di ricerca nucleare Alberto Caracciolo, L'Istituto nazionale di econo1nia agraria Enzo Collotti, L'Istituto per la storia del movimento di liberazione in Italia Franco Momigliano, L'Istituto per le ricerche economiche e sociali della provincia di Torino << Aldo Valente » M.L. Scalvini, Una situazione napoletana: il_gruppo <<Norde Su.d>> _·. M.F. Lanfant,- Organizzazione e sviluppo delle scienze sociali in Francia NOTE E COMMENTI Alberto Caracciolo, Una spina nel fianco del sistema conservativo: le autonomie locali e regionali Roberto Guiducci, Mito dell'industria e progra1nma alternativo Redazioni BOLOGNA - Via Riva Reno 60 - Tel. 23.74.08 MILANO - Via Calatafi.mi 12 - Tel. 85.73.80. TORINO - Via San Dalmazzo 24· - Tel. 51.11.87 --· ··..PISA - Piazza Satf Giorgiò --3 · · · · · · ROMA - Via Campo Marzio 11 - Tel. 68. 71.08 · Amministrazione Segreteria di Redazione presso la Redazione romana. Abbonamenti Annuale L. 2 .400 (Italia). L. 4.000 (Estero). Sostenitore L. 10.000 (sul c.c.p. 1/18913, Roma, intestato a Remo Ca- ·rassi). Un fascicolo L. 500, arretrato L. 600. Direttore responsabile Carlo Ripa di Meana. Biblioteca Gino Bianco
I Saggi Erizo Santarelli • I Il socialismo anarchico • 10 - Italia. pazg. 288 rilegatoin tutta tela Lire 2.500 .. " Il primo esame della formazione e della evoluzione del "partito" socialista anarchico, dell'attività di F. S. Merlino in Italia e all'estero, e della "settimana rossa'' prima e dopo la fonda- ·zionc del partito socialista tra il 1881 e il 1914. , . , Feltrinelli Editore Milano Bibliot ca Gino Bianco •
Classici della scienza Ençiclopedia di autori clas-sici EDIZIONI SCIENTIFICHE EINAUDI Biblioteca di cultura scientifica \ EDITORE PAOLOBORINGHIERI - Buffon, Storia naturale: "Prin10 e secondo discorso", L. 6000 "Un monumento del passato scientifico europeo nella sua realtà di fenomeno culturale, indipendentemente dal cosiddetto progresso tecnico conoscitivo. L'edizione è tipograficamente, piu che corretta, veramente superba." / Il Messaggero, Roma I Friedrich Nietzsche, Lettere a Erwin Rohde, L. I 500 · Un ricchissimo documento biografico e un nuovo apporto alla pubblicistica italiana su Nietzsche, particolarmente illuminante sulle origini del pensiero e sul radicalismo morale dell 'autote del Zarathustra. Giorgio Abetti e Margherita Hack, Le nebulose e gli universi-isole, L. 3000 Delle Stelle e pianeti, il fortunatissimo libro del prof. Abetti, quest'opera è una continuazione e un approfondimento sui particolari problemi delle nebulose, sull'origine ed ~voluzione dei corpi celesti e sull 'affasc1nante questione della nascita delle stelle. Charles Darwin, L'origine delle specie, L. 3500 Saggio introduttivo di Giuseppe Montalenti "L'evoluzionismo è ancora oggi una teoria viva, che assolve in pieno le principali funzioni dèlle teorie scientifiche_: dare una interpretazione coerente e razionale di un certo numero di fenomeni, è stimolare e indirizzare molte ricerche." Giuseppe Montalenti I •- w. Heisenberg, E. Sc~rodinger, M. Born e P. Aug~r, Discus.rione sulla fisica moderna, L. I 500 "Opera d~ estremo interesse per quanti desiderino confortare di un fondamento umanistico· la propria attività scientifica." Il Giorno, Milano Cesare Musatti, Freud, L. 2500 L'autore dell 'affèrmatissimo Trattato di psicoanalisi riconduce a Freud la sua ricerca psicologica. Il volume contiene, inoltre, un 'amplissima antologia critica di scritti freudiani. Editore Boringhieri S. p. A., Torino, via Brofferio 3 BibliotecaGino Bian,co
' Due _opere di JOHN DEWEY I Una lede comune Saggio introduttivo di G. CALOGERO Questo saggio è una delle opere piu importanti di fohn Dewey, costituendo la sola esposizione organica, che egli abbia lasciata, delle sue idee circa il problema religioso. La traduzione è stata curata da Guido Calogero, il quale, in un'ampia introduzione, ha condotto un' approfondita analisi dei vari motivi di pensiero svolti . , zn quest opera. Collana « Pensatori antichi e moderni» N. 54 Pagg. XXXII-100. L. 600 l\aturae condottadell'uomo Introduzione di LAMBERTO BORGHI Traduzione di G. PRETI e A. VISALBERGHI Le rifiessioni e le. indagini condotte dal Dewey nel corso di un trentennio intorno al dinamismo dei rapporti tra la natura umana e l'ambiente sociale hanno trovato la loro piu compiuta sistemazione e piu chiara e densa esposizione in quest'opera. Al centro della trattazione sta il concetto della continuità tra la natura, l'uomo e la so·cietà, e su questo concett(ì il Dewey costruisce la sua etica della libertà e la sua psicologia individuale e sociale. Collana « Pensatori del nostro tempo >> n. 3 Pagg. XXIV-356. L. 2500 ' L~ ~IJO"~ IT~LI~ EDITRICE FIRENZE Piazza Indipendenza, 29 Bib ioteca Gino Bianco
. Novità LaterZa Giuseppe Samonà L'URBANISTICA E L'AVVENIRE DELLA CITTA' NEGLI STATI EUROPEI « Biblioteca di cultura moderna », pp. 320, _ con 24 tav. f. t., L. 2.500. E. Garin -·A. Saitta E. Tagliacozzo - E. Sestan - R. Villari « Biblioteca di cultura moden)a », pp. 290, L. I. 800. Elementi formativi, caratteri e problemi dell'urbanistica esaminati nel vivo delle situazioni strutturali della società e dell'ambiente che ne hanno accolto e provocato lo sviluppo. · GAETANO SALVEMINI La personalità di Gaetano Salvemini, uomo di pensiero e d'azione, esaminata ne.i suoi vari aspetti e ·inquadrata nelle vicende del suo tempo. Paolo Chiarini BERTOLT BRECHT « Biblioteca di cultura moderna », pp. 300, L. I .200. Dopo le traduzioni, le rappresentazioni teatrali e i dibattiti sul grande drammaturgo tedesco, il primo saggio completo ed organico su Brecht ad opera di uno ,dei nostri più acuti ed informati studiosi. Biblioteca Gino Bianco
LUIGI EINAUDI Cronache economiche e politiche di un trentennio I. 1893-1902- « Opere di Luigi Einaudi )), pp. XXV-552 - Rilegato in astuccio L. 3 500. , Questa prima opera delle Cronache economiche e politiche di un· tren- . tennio, che raccoglieranno in sei volumi gli scritti pubblicati da Luigi Einaudi dal 1893 al 1925, offre una preziosa, eccezionale documentazione storica su problemi che abbracciano un trentennio di vita italiana. Questioni ~'amministrazione, di politica commerciale, di legislazione· finanziaria, i problemi delle lotte del· 1avoro che sono alla radice della storia italiana intorno al 1900, ritornano con una sorprendente carica d'attualità. Un'alta lezione di giornalismo in un'interrotta analisi che riflette limpidamente la fede liberale dell'Autore. ARTURO CARLO JEMOLO Società civile e società religiosa 1955-1958- «Saggi», pp. 560 - L. 3 ooo. Storia e morale, religione e politica, i problemi della vita internazionale negli scritti di chi è stato detto « l'ultimo dei cattolici liberali )). Esce, da questa raccolta, _ilquadro della vita italiana ed europea degli ultimi anni, vista da un uomo che si sforza sempre di superare idee e sentimenti personali per comprendere chi è sulla sponda opposta .. · • GIULIO EINAUDI EDITORE • ,,, Biblioteca Gino Bi•anco ...
Problemi del Socialismo N. 6 Lelio Basso: Sicilia e Muis: aspetti della situazione attuale. S. Massimo Ganci: Note sulle elezioni siciliane. G. Palermo Patera: Per un'azione democratica nella situazione europea. I. Barbadoro: Rapporti industria-agricoltura e Federconsorzi. Rassegne e Recensioni, a cura di Le- · lio Basso, G. Lauzi, B. Di Pol, E. Collotti Pischel, Guido Valbreg:i, Silvia Boba. Direzione e redazione Corso Venezia 6 - Milano Socialisme oubarbarie SOMMARIO DEL N. 28 Avec ou sans de Gaulle. Un algérien raconte sa vie. Prolétariat et organisation. DOCUMENTS - NOTES - LIVRES Le numéro: 300 fr. Abb. annuo 1.000 fr. Estero 1.500 fr. 42, rue René-Boulanger - Paris 10 ARGUMENTS N. 15 Nouvelle Serie - 48 pages 200 frs (4 numéros par an) NIETZSCHE ET LA CRISE DU MONDE MODERNE Le mot de Nietzsche « Dieu est mort >> (Martin Heidegger). Justice et vérité·. (Henri Lefebvre). Sens e valeurs (Gilles Deleuze). LE PROBLEME MONDIAL Coexistence pacifique et économie planétaire (Bernard Cazes). Inventer des sociétés neuves (Georges Balandier). Partage du pain (Claude Gruson). Thèses sur la mondialisation (Pierre Fougeyrollas). Coexistence et subexistence (François Bondy). Critique des nations et des Etats (Georges Burdeau). Réftexions sur la « Liberation des esclaYes > (Pierre Moussa). Conditions d'efficacité des poles de développeÌnent (J. M. Albértins). En marge de la « Coexistence pacifique > (Manès Sperber). Question à F. Perroux (Georges Boris). Commentaires (François Perroux). •••••••••••••••••••••••• • Redaction-Administration: 7, rue Bernard Palissy - Paris 60. Biblioteca Gino Bianoo ·
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IL PONTE rivista mensile di politica e letteratura Sommario del n. 7-8 c. Costantini: Il governo degli armatori M. Ramat: Il diritto e la forza. G. Moscon: Francia, di male . • 1D peggio. A. Clerici: L'Italia del Foro Mussolini. G. Moscon: Crociata estiva. u. Segre: Il· «nuovo» Fanfani. J. De Castro: La riforma • . Brasile . agraria m Penimi: La . ebraica nell'URSS. mmoranza Scritti, racconti, poesie di: A. Serpieri, L~ Bàccolo, L. M.azzucchelli, C. Sandburg1 A. Maccioni, G. Lopez. Cronache - Recensioni - Ritrovo. LA NUOVA ITALIA ed., Piazza Indipendenza 29, Firenze • on o era10 N. 7 Vittorio Foa: Ripresa sindacale e prospettiva politica. Antonio Giolitti: Programma e formule. Angelo Ciufi: Discutendo del programma_. Elio Capodaglio: Le lotte degli edili. ' Verso l'VW Congresso nazionale della DC. Giuseppe Tamburrano: Verso il consolidamento del socialismo. ' Federico Coen: Prospettive della socialdemocrazia tedesca. Gi. Ta.: Uno sguardo sulla Spagna. Raf ael Vargas: Democrazia e dittatura nell'America Latina. Carlo Fumo: Ricordo di Mario Bracci. Beniamino Finocchiaro: Salvemioi socialista e meridionalista. Gianni Scaha: Critica, narrativa e poesia. I Biblioteca Gino Bianco o
SULLE CONDIZIONI SOCIOLOGICHE DELL'ACCUMULAZIONE E IL RUOLO DELLE IDEOLOGIE DI CLASSE Riprendo qui certe tesi che avevo avanzato in un articolo recente, su « Esprit » 1 , e cerco di chiarire e sviluppare alcuni punti che sono stati oggetto di discussione .. Parto da due -ipotesi. Una riguarda la struttura dei rapporti di classe, e le ideologie che ne conseguono, nell'influenza ch'esse esercitano sui comportamenti-di accumulazione e di consumo. L'altra riguarda il fenomeno della « carriera » nelle società contemporanee, e la funzione che . può assumere il fenomeno dell'accumulazione di esperienza individuale di lavoro. · Ona prima formulazione provvisoria delle due ipotesi sarà la seguente: 1) Un gruppo o un individuo subordinati, possono reagire di fronte alla classe o gruppo superiori, cercando di imitare i suoi comportamenti sociali, o meglio, cercando di adeguarsi ai modelli cui tali comportamenti si riferiscono. Poichè generalmente la superiorità di una classe si « traduce » (anche se non necessariamente si «fonda>>) in comportamenti che dal punto di vista economico sono comportamenti di consumo, lo sforzo di assimilazione o di adeguamento avrà anzitutto ripercussione su tale tipo di comportamenti. E' questa suppergiu la tesi di Veblen nella sua analisi del consumo vistoso. Ma Veblen non aveva visto che la storia conosce anche un'altra alternativa, quella di una classe che si separa e rifiuta i modelli e valori della cìasse superiore, per scegliere invece un'altra via, quella della creazione e dell'affermazione di valori autonomi ed originali. In condizioni di economia monetaria, e di specificità dei · · modelli di lavoro· e di consumo, l'alternativa si pone fra imitazione dei modelli di consumo propri alle classi superiori, da una parte - e creazione di valori d' « opposizione >>che possano giustificare lo sforzo di accumulazione, dall'altra. i 1959, n. 6. 81 l?ihlioteca Gino Bi'anco
1266 Alessandro Pizzorno 2) L'istituto della «carriera>> permette, da parte di un individuo, l'accumulazione privata della sua propria esperienza di lavoro. Questo fenomeno, in un regime burocratizzato, tende ad avere una funzione discriminante fra due diverse classi di lavoratori. In· situazione di « carriera >>i rapporti sociali di lavoro sono diversi che in situazione di « noncarriera >>.Tale discriminazione si presenta, parzialmente, in una certa simmetria con quella che si realizzava, in regime capitalistico classico, grazie al fenomeno dell'accumulazione privata delle ricchezze. Ideologia del lavoro e accumulazione. . . Il periodo che nella storia occidentale è stato caratterizzato da un'in-- tensa, progressiva ed eccezionale accumulazione di capitale ha coinciso con l'affermarsi di quella che potremmo chiamare l'ideologia del lavoro, sulla quale si sono fondati i criteri dei giµdizi sociali propri delle so-- cietà industriali moderne, in contrapposizione ai criteri dei giudizi sociali comuni alle società antiche, o in genere preindustriali. Esiste una interdipendenza fra ideologia del lavoro e impresa di accumulazione? Conviene distinguere due momenti nell'evoluzione dell'ideologia del lavoro. Il primo è stato analizzato e definito da Max Weber, che l'ha fatto coincidere con l' « etica protestante )); e da allora si è usi adoperarlo come « tipo ideale>>, pur spesso forzando e attraversando i limiti che erano stati circoscritti nello studio originale del Weber. Il modello che in questa prima fase vien fondato e che ispira la condotta della classe che ne è investita, cioè la classe borghese in ascesa, può essere illustrato dalle virtù della frugalità, della temperanza, se non addirittura dell'ascetismo; e da quelle del risparmio, dell'assiduità al lavoro, ecc. La proprietà si giustifica in quanto fondata sul lavar~; il successo - generalmente misurato in termini monetari - nell'attività lavorativa, è posto fra i più importanti criteri di giudizio sociale (quando non addirittura segno di « chiamata divina )) . Questi i connotati del modello per quanto si riferisce alla coppia di atteggiamenti risparmio-consumo. Che tale complesso di atteggiamenti si sia tradotto ad un certo momento, e precisato .e arricchito, in forme religiose, è per l'argomento attuale u_nfatto secondario; certamente è un fatto successivo al fenomeno dell'accumulazione originaria. Ma è per definizione invece che tale complesso di atteggiamenti è «contemporaneo>> a un còmportamento di accumulazione di tipo capitalistico, cioè - quale si è definita da Marx in poi - accumulaziòne perseguita di per se stessa, fine a se stessa, e c~e dà Biblioteca Gino Bianco .
Accumulazione e ideologie di classe luogo allo « sregolato istinto del capitale a valorizzare se stesso)), come dice Marx. Però dire che un complesso di atteggiamenti e di valori riguardanti l'accumu_lazione e il realizzarsi effettivo dell'accumulazione .sono contemporanei, non è spiegare il loro rapporto necessario. A questo proposito possiamo grossomodo individuare tre tipi di spiegazioni principali. C'è una spiegazione di tipo psicologistico, per la quale l'accumulazione, ed il conseguente sviluppo economico, incominciano ad attuarsi quando in un certo numero d'individui si manifesta una certa tendenza all'espansione (« urge to expand >>, dice Kaldor), o insomma una certa volontà di accumulazione 1 • La spiegazione marxiana invece scopre le radici dell'accumulazione primitiva nel « processo storico di separazione del produttore dai mezzi di produzione)), nello ist~nte in cui si realizza la separazione tra classe. di proprietari da una parte, e classe di liberi venditori della forza-lavora,. dall'altra. Ma se conosciamo il fenomeno che rendeva disponibile una classe di liberi venditori di forza-lavoro, ed esattamente il fenomeno dell'espulsiòne dei servi della gleba, occorre ancora precisare quali erano le condizioni che permettevano alla classe borghese tale orientamento di valori che la stimolava a scegliere i cammini dell'accumulazione prògressiva, e quindi dello sfruttamento della forza-lavoro ·disponibile, invece di adattarsi ai modelli culturali e sociali. di consumo presentati dalla classe aristocratica dominante. Queste condizioni sono radicate nella natura stessa del sistema feudale. Secondo la nostra ipotesi diremo che la rigidità delle distinzioni di classe, l'impenetrabilità giuridicamente sanzionata delle barriere sociali, impediva o limitava fortemente ogni possibilità d'accesso alla classe nobile da parte dei borghesi arricchiti. Quando· il borghese può facilmente raggiungere il livello sociale dei . nobili grazie a certe manifestazioni di ricchezza, tende a destinare una parte importante delle proprie ricchezze acquisite per adeguarsi ai modelli di « stile di vita ))' e quindi di consumo, che distinguono la classe aristocratica. Ma quando invece le barriere sono più rigide e i modelli di consumo non servono al confronto sociale; l'accumulazione e il successo nel lavoro e nell'a~vità d'intrapresa e d'innovazione diventano valori morali e norme di condotta, escludendo la ricerca di un prestigio 1 Vedi a questo proposito gli cc Atti del Congresso Internazionale di Studio sul problema delle Aree Arretrate», Milano 1954, voi. Il. Soprattutto la relazione di Kaldor, con la discussione che ne è seguita, e le critiche, da una posizione strutturalista, di J anne. Biblioteca Gino B·ianco
Alessandro Pizzorno ottenuto grazie a rapporti di imitazione e di assimilazione con la classe . superiore. Ma anche dopo questa illustrazione l'ipotesi resta parziale e soggetta a diverse obbiezioni. L'osservazione storica, per esempio, non sempre riesce a portare dei casi a conferma di questo schema. O la borghesia si è quasi subito alleata e quasi fusa con una parte della nobiltà, o della piccola nobiltà (come nel caso dei magnati fiorentini) pur continuando a prosperare finanziariamente. O è la nobiltà stessa che assume in proprio l'attività economica, come nel caso dell'aristocrazia veneziana; o che conduce avanti l'innovazione almeno in un settore, come l'aristocrazia terriera inglese. E cosi via 1 • Ma la natura· di schemi come quello proposto, non è di esaurire la spiegazione di certe situazioni storiche, bensì di mettere in luce certi rapporti costanti fra alcuni fenomeni che generalmente vi si verificano. Altre circostanze modificano poi gli effetti di quei rapporti, ma questo non rende necessariamente impossibile una loro generalizzazione. Nel nostro caso, per esempio, i particolari rapporti fra città e campagna feudale; o la singolare funzione dello spirito d'avventura (viaggi marittimi, scoperte, ecc.), punto culturale, questo, d'incontro fra nobiltà e borghesia, in quanto criterio di v~lore accettabile tradizionalmente da entrambe; ed altre circostanze di questo tipo, hanno in varie situazioni modificato gli effetti dei rapporti esaminati nello schema. Al quale si potrà fare però obbiezione anche dal punto di vista sociologico. Si potrà dire infatti che proprio là dove esisterà una certa ·fluidità nella struttura della stratificazione sociale, e quindi una mobilità verticale abbastanza -forte, potranno darsi, grazie al desiderio realizzabile di ascendere· socialmente, _forti incentivi all'attività d'intrapresa e di accumulazione di ricchezze e di innovazione. Diversi sociologi ed economisti dello sviluppo sembrano accreditare tale schema 2 , il quale di primo acchito appare con una sua certa plausibilità. Ed infatti esso è verificabile, ma solo in un caso: quando i criteri di valore dominanti nella società considerata siano già fondati su 1 Nei suoi « Studi di Storia Economica>> (II ed., Firenze 1955), e soprattutto nei saggi su « La funzione economica della nobiltà >> e « Città· e classi sociali nel Medio Evo.))' Armando Sapori illustra situazioni in cui una certa prosperità economica è proprio ottenuta grazie a forme di fusione tr~ piccola nobiltà e borghesia mercantile. Ma altrove, proprio dalle sue stesse esemplificazio~i, si nota come l'impenetrabilità fra nobiltà e borghesia abbia covato uno sviluppo rivelatosi poi ·continuo e definitivo. · 2 Vedili riassunti in Kindelberger: « Economie Development >>.· BibliotecaGino Bianco
~ Accumulazione e ideologie di classe un 'ideologia del successo nelle attività economiche e d'intrapresa. E_' indubbio· per esempio, che se nella società americana odierna la struttura della stratificazione sociale diventasse di piu in piu rigida, e si rendesse sempre piu difficile l'ascesa sociale, l'incentivazione all'intrapresa e all'accumulazione privata diminuirebbe. Ma è chiaro che ciò riguarda solo situazioni in cui i princìpi della civiltà capitalistica si siano già affermati come dominanti. Non serve quindi a spiegare le fasi iniziali di un processo di sviluppo. Quando invece abbiamo una struttura sociale che permette l'assimilazione alle classi superiori, ma con una « conversione » ai-loro valori: quando cioè, per esempio, un commerciante arricchito potrà aspirare ad essere ammesso nella cerchia dell'aristocrazia, ma sarà praticamente obbligato, per far questo, ad investire i suoi guadagni in proprietà terriere (e fu esattamente il caso della Cina tradizionale) il processo di avviamento, di « accensione » ( di « take off », come dice il Rostow) dello sviluppo, avrà difficilmente luogo. Dove invece, come in Giappone, la struttura feudale era rigida, l'acquisto di terra era illegale, i commercianti non potendo aspirare ad essere ammessi nei ranghi della nobiltà, continuavano a dedicare le loro energie al commercio 1 • Pensare che solo là dove esista un ben oliato meccanismo di mobilità verticale, che, promuovendoli socialmente, premi definitivamente i bravi imprenditori cui ha arriso il successo economico, solo là possa mettersi . in moto un processo di sviluppo dell'intera società, significa aver una concezione della società come priva di lotte e di contrasti di gruppi che siano in possesso di proprie ideologie, di at1tonomi valori e criteri per giudicare le vocazioni degli individui. Piu acutamente invece altri studiosi hanno messo in rilievo il ruolo delle personalità e dei gruppi «devianti», nell'avviamento dei processi di trasformazione e di sviluppo 2 • Gruppi di minoranza, più o meno separati, legalmente o culturalmente, dalla società globale, quali furono rappresentati dai « Dissenters » in Inghilterra, dagli Ugonotti in Francia; dai Parsi in India, dagli Ebrei in diversi paesi (si pensi alla tesi di Cattaneo, sulle interdizioni israelitiche) realizzarono spesso atteggiamenti favorevoli all'innovazione e all'accuqiulazione, e a volte (è il caso dei « Dissenters >>) favo~irono nuovi processi di sviluppo nella so1 Vedi MARION J. LEVY : « Contrastin g Factors in the Modernisation of China and /apan », in Kuznetz et al.: « Economie Growth >> 1956. Ed anche EvERETT E. HAGEN: « T he process of economie development », in « Economie Development and Cultura! Change », apr. 1957. 2 Vedi E. E. HAGEN, op. cit. Biblioteca Gino Bianco
Alessandro Pizzorno cietà globale. Senonché, perché il processo di trasformazione sia portato avanti in tutte le sue conseguenze, occorre che il gruppo di minoranza o di opposizione, produca un sistema alternativo di valori il quale assicuri all'azione individuale di innovazione un riconoscimento giustificante. Si è inteso sostanzialmente questo, parlando di ideologia di classe. Riepilogando lo schema generale. Si sono identificati due aspetti nelle condizioni delle trasformazioni sociali necessarie all'accumulazione. Da una parte la presenza di una struttura rigida delle classi, che impedisce l'accesso di nuovi gruppi alle posizioni socialmente dominanti. Tale impenetrabilità scoraggia i comportamenti di consumo sui quali si fonda l'emulazione con gli « stili di vita » superiori, e favorisce invece comportamenti modellati secondo valori « d'opposizione», quindi risparmiatori, parsimoniosi, tendenzialJ11ente ascetici, facenti dell' atti., vità accumulatrice di ricchezze un finè in sé. Dall'altra occorre che tali .nuovi modelli di azione, e il successo che in essi si acquisisce, godano almeno in una certa zona sociale, di un sistema di riconoscimenti. Infatti, benchè il modello dell'accumulazione fine a se stessa sia potenzialmente individualistico, anzi il più individualistico che la storia della civiltà conosca, è indubbio che esso, come qualsiasi modello d'azione, non potrebbe sussistere senza un più o meno largo riconoscimento sociale che « ricompensi » i successi secondo tale modello realizzati. I valori di « opposizione >> saranno socialmente rilevanti solo se socialmente condivisi, e potranno diffondersi e riprodursi solo tendendo all'istituzionalizzazione. In tal modo si elabora un'ideologia di classe, che dà luogo al formarsi di una sorta di « società in nuce >> all'interno della società globale. Il fenomeno dell'accumulazione capitalistica è stato quindi reso possibile dall'originario porsi di una_ classe, con un suo sistema di valori, in opposizione e alternativa alla società globale. Quest'ipotesi dà anche ragione, in senso generalizzante, dello schema marxiano, secondo il quale la borghesia, nella fase in cui è ancora « parvenue », persegue « la produzione per la produzione »; « via via eh~ la sua ricchezza aumenta, egli (il capitalista) si allontana da questo ideale e diventa dissipatore, se non altro per mettere in mostra la sua ricchezza. Ma è sempre ricchezza che gode con cattiva coscienza, col pensiero volto al risparmio e all'arricchimento » 1 • La spiegazione del 1 In « Storia delle teorie economiche))·, I, p. 354; ma vedi anche pp. 275 e -sgg.; 339 e sgg.; 378-79; dove tale concezione viene in vari modi ·ripresa e illustrata. Biblioteca Gino Bianco
Accumulazione e ideologie di classe pass~ggio fra queste due fasi sembra implicitamente venir data in nome del buon senso. Ma il fatto che si tenda a « mettere in mostra la propria ricchezza» - pur all'interno di un sistema che dovrebbe funzionare secondo la logica del massimo profitto - tradisce la presenza di tendenze contrapposte. Non basta dire - come in altri luoghi fa Marx - che si tratta di un « compromesso » della borghesia arrivata, con la vecchia classe dirigente aristocratica. I termini di un compromesso sono i termini degli interessi reciproci. Esiste un interesse a « mostrare la propria rie- - chezza » e su cosa si fonda? E' infatti tale dato di fatto costante o riapparente, che occorre affrontare e spiegare in modo sistematico, dando anche ragione di quelle circostanze che lo contrastano. E sarà qui il caso di notare come Marx riconosca a piu riprese - ma non osi mai proporlo sistematicamente- che, per dirla con Alain, gli uomini son cos1 fatti, che non pensano soltanto al loro interesse, ma anche « à leur propre . , maJeste ». Questa tendenza di f~ndo a « mostrare la propria ricchezza», a consumare vistosamente, riemerge ogni qualvolta il conflitto di classe non rende piu indispensabile l'affermazione di valori autonomi di inno, vazione e di accumulazione. In complesso si potrà dire che se Marx arriva qualche volta a descrivere il motore del processo di accumulazione in termini di atteggiamento, o di « propensione necessaria» (« L'anima ... del capitalista ... è l'anima del capitale... ha un unico istinto vitale, l'istinto di aumentare il proprio valore, cioè di valorizzarsi, cioè di creare plus-valore ... ») 1 , fondamentalmente, e coerentemente col suo sistema, per lui il capitalista non può non avere quella disposizione, in quanto è preso nell'ingranaggio dei rapporti· capitalistici di produzione; le leggi che governano la sua anima - cioè l'insieme dei suoi atteggiamenti e delle sue posizioni ideologiche, cioè la cosiddetta superstruttura - non possono che essere l'espressione funzionalmente corrispondente delle leggi che governano la categoria economica del capitale 2 • Ma a sua volta tale categoria econo1 « Il Ca-pitale » I, 1. 2 In « Il problema dello sviluppo economico in Marx e Schumpeter » (in « Teoria e politica dello sviluppo economico », a cura di G. C. Papi, Milano, 1954, pag. 68), P. Sylos Labini sembra voler accentuare il momento psicologistico della posizione marxiana : « Donde proviene la necessità dell'accumulazione, ossia dello sviluppo? Fondamentalmente dalla tendenza allo arricchimento e dalla "brama di dominio" del capitalista... » scrive, interprentando Marx. Ma la brama di dominio da dove viene? O si fonda sulla necessità immanente dei rapporti di produzione già capitalistici (e quindi non può spiegarli - e così è per Marx), o li precede. Ma in questo caso bisogna spiegarla a partire da rapporti Biblioteca Gino B•anco
1272 Alessandro Pizzorno mica non è identificabile che grazie a una concezione dell'uomo che agisce, nei rapporti sociali, .in funzione di una massimizzazione dei propri interessi monetari: ma questa è appunto una tipica concezione borghese, o capitalistica, dei rapporti sociali. Nello stesso modo, abbiamo visto poco fa, il processo storico iniziale di formazione dei rapporti capitalistici, cioè l'espulsione dei servi della gleba, presuppone già la presenza agente di una sorta di « spirito ·del capitalismo». E infatti, da tutto quanto precede, sembra esatto concludere, che spirito di iniziativa, di innovazione, di accumulazione, sono il presupposto dello sviluppo di rapporti capitalistici di produzione, non in quanto piovano dal cielo nell'anima dei 'futuri predestinati capitalisti, ma in quanto rappresentano la forma che, in circostanze determinate, prende la reazione di individui e gruppi ai . rapporti di classe esistenti, un' ideale « salto fuori » dalla struttura della società feudale, per la creazione di nuovi valori sociali. Il fatto ideologico, cioè, non è primario, e tanto meno autonomo, in quanto non può non affondare le sue radici nella struttura sociale: ma non perchè debba esserne « espressione », o traduzione soprastrutturale di certi princìpi immanenti. E' più probabile invece che esso parta da condizioni o fenomeni irrilevanti per il funzionamento della struttura esistente, e ne cresca poi fuori fino a provocare il cambiamento globale. Allo stesso modo si è posta ad un cer~o momento, all'interno dei rapporti capitalistici di produzione, l'ideologia proletaria. Ma qui occorrerà guardare le cose più da vicino. Caratteri e funzione dell'ideologia proletaria. Una prima funzione dell'ideologia proletaria è stata quella di offrire i princìpi sui quali fondare un sistema di rapporti sociali all'interno di una nuova classe in formazione, cioè all'interno di una massa di popolazione che in maniera nuova convergeva verso condizioni ·economiche (libera vendita della forza-lavoro), ecologiche (nuova situazione urbana) e lavorative (fabbrica) circoscritte e separate. In tali nuove condizioni, rapporti umani puramente casuali prendevano il posto dei rapporti sociali necessari, istituzionalmente giustificati, che comsociali strutturati in modo non capitalistico. O con qualche tratto «connaturato» nell'~o.mo? ! In ogni caso ci sembra più giusto parlar proprio di « brama di dom1ruo », che non di « riflesso del sistema». In questa direzione vedi invece P. M. SwEEZY, La teoria dello sviluppo capitalistico, Torino 1951, pag. 112 e sgg. Biblioteca Gino Bianco-
Accumulazione e ideologie di classe 1273 ponevano le strutture precedenti; la struttura familiare, unità di produzione oltre che di consumo; la struttura comunitaria, con rapporti di « stato )), che verranno invece sostituiti da rapporti di « contratto>> 1 • La casualità dei rapporti in una popolazione umana ravvicinata è insostenibile; essa va superata dando a quei rapporti che quotidianamente si fanno e si disfano una giustificazione, uno scopo che li trascenda e dia loro un senso non precario. La risposta a questo stato di bisogno fu appunto, nelle sue varie forme, l'ideologia di tipo proletario. Le condizioni particolari dei proletari - la contrapposizione con la classe pa- . dronale, la tendenza universalistica e razionalistica del sistema industriale, la compressione del livello di vita ai consumi indispensabili per la riproduzione della forza-lavoro, detteranno il contenuto, nei suoi grandi tratti, all~ideologia. L'universalismo e il messianismo davano un . senso a rapporti che altrimenti si sarebbero esauriti nella frammentazione dei compiti lavorativi o nella quotidianità degli atti consumatori. Ma c'è un altro aspetto importante, che è l'assunzione da parte proletaria dell'ideologia del lavoro. Attraverso Marx l'ideologia proletaria pone il lavoro come essenza specifica dell'uomo. La traduzione politica di questo principio postulerà un ordine sociale fondato sul Lavoro, sul1'uomo produttore, sulla costruzione di una Città del Lavoro, ecc. « All'eroe dell'antichità, come al santo del medioevo e al cittadino moderno, deve succedere il lavoratore sociale )) (E. Berth). Hegel, gli economisti inglesi, Saint Simon convergevano. Data una certa filosofia della natura, il lavoro diventava l'attività essenziale che trasforma la natura umanizzandola, e cos{ fonda la storia. 1 Ci sembra sufficiente qui riassumere lo stato dei rapporti sociali pre-industriali col termine di « rapporti di comunità». Non entrano necessariamente in questione i tipi ideali contrapposti di Comunità e Società, quali furono teorizzati dal Tonnies come princìpi fondamentali della sociologia generale; benché per alcuni aspetti del fenomeno essi possano apparire illuminanti. Del resto già prima del Tonnies, J. C. Bluntschli nel 1857 aveva contrapposto il concetto di « comunità» popolare a quello di « società» borghese, e nel 1861 H. S. Maine aveva introdotto la celebre distinzionè fra rapporti di « status » e rapporti di « contratto ». La distinzione, sia applicata a situazioni storiche, sia come schema d'interpretazione formale, è poi corsa lungo tutto il pensiero sociologico, fino a quando ai giorni nostri, la ritroviamo nella « teoria dell'azione » di Parsons e della sua scuola. Qui, la vecchia contrapposizione si ritrova, non molto diversa, fra << diffusione » e « specificità funzionale »; così come fra « assegnazione » (« ascription >>) e « riuscita >> ( « achievement »); cui corrispondono orientamenti particolaristici da una parte e universalistici dall'altra. Diversi studiosi dello sviluppo, fra cui lo· Hagen, già citato, Marion Levy e in parte Hoselitz, applicano tale schema alle trasformazioni che accompagnano e condizionano il passaggio da una fase di tecnologia statica ad una di tecnologia dinamica, cioè di progresso tecnologico continuo. Biblioteca G·ino Bianco •
1274 Alessandro Pizzorno Perché il proletariato adottava simile ideologia? Erano le « lettres de noblesse ». della nuova -classe, la dichiarazione con cui si assumeva l'impegno di proseguire l'opera di espansione produttiva iniziata dalla classe avversaria che si voleva soppiantare? In effetti il proletariato si poneva di fronte alla borghesia con lo stesso atteggiamento con cui la borghesia si era posta di fronte alla società feudale. Doveva quindi affermare i propri autonomi valori, una propria moralità, i propri principi di organizzazione sociale, ecc. Non per niente la teoria del proletariato era quella che aveva saputo più conseguentemente interpretare ì rapporti storici fra borghesia e feudalità. La nuova ideologia del lavoro si opponeva però a quella che conduceva all'accumulazione privata, in quanto questa volta il lavoro era scisso dalla proprietà. La nuova classe doveva cosi costituire- il proprio ordine, la propria « società in nuce », all'interno della società borghese come la borghesia l'aveva costituito all'interno della socìetà feudale. Simile impresa però avrebbe potuto riuscire soltanto nel caso in cui le distinzioni e le distanze fra le classi fossero state della stessa natura di quelle che avevano separato la borghesia dalla nobiltà. Ma se ciò poteva ancora esser vero in certe circostanze estreme, la natura dei rapporti essenzialmente non era la stessa. La borghesia aveva un potenziale di assimilazione a sé del resto della società, che nei suoi termini giuridici era presente sin dagli inizi, poi si è rivelato in tutta la sua portata storica. . Tale « potenziale di assimilazione >> non consisteva tanto nel meccanismo della mobilità sociale - importante, n:ia, quando effettivamente misurato, molto inferiore a quanto ci si immaginasse - ma piuttosto nella logica della produzione di massa e, conseguentemente, del consumo di massa. E infatti le rivendicazioni reali del movimento operaio it?-regime capitalista hanno mirato soprattutto al livello di consumo (rivendicazioni salariali, diminuzione ·del lavoro settimanale, ecc.), mentre le rivendicazioni di un nuovo ordine sociale fondato sul lavoro diminuiscono con crescere del livello medio del reddito. Si forma quella che è stata chiamata la nuova moralità del consumo, secondo un modello differente sia da quello previsto dall'ideologia· proletaria del lavoro, sia da quello proprio all'ideologia borghese dell'accumulazione. Date queste tendenze, come vanno conformandosi allora i rapporti effettivi di classe? Esistono, almeno in potenza, delle trasformazioni tali da mettere in questione la natura capitalistica della struttura di classe? Ecco alcune osservazioni. Una riguarderà certi effetti del consumo di massa. L'altra, il configurarsi in termini di classe della nuova organizzazione del lavoro, di tipo burocratico. · Biblioteca Gino Bianco ·
Accumulazione e ideologie di classe 1275 Concentrazione dell'accumulazione e stratificazione dei consumi. Nelle società industriali avanzate, capitalistiche o socialistiche, la funzione di accumulare la ricchezza sociale va di piu in piu concentrandosi, ch'essa sia delegata allo Stato o confidata alle grandi imprese p.rivate. Da una parte il fenomeno dell'autoinvestimento, dall'altra quello delle assicurazioni e insomma tutto il sistema della sicurezza, concorrono agli stessi effetti, che sono quelli di togliere all'individuo pri- _vatole cure, le responsabilità e i rischi dell'accumulazione. In altri termini, il risparmio è di piu in piu socializzato. Nello stesso tempo, viene assunta dalla società la risposta al bisogno di sicurezza, che costituiva uno dei massimi incentivi al risparmio privato. Ne risulta una tendenza all'aumento della parte di reddito individuale disponibile per il consumo. Per stimolare l'interesse ad aumentare il reddito occorre dunque soprattutto stimolare la propensione a consumare. Ma questa propensione, che, se~ondo la funzione keynesiana, dovrebbe diminuire con l'aumentare del reddito, può essere sostenuta dall'azione di modelli di prestigio sociale che sollecitino o impongano comportamenti di imitazione o di emulazione consumatoria. Tali modelli a loro volta presuppongono una stratificazione, non soltanto dei livelli di consumo, ma anche di gruppi di prestigio, di « status », che vi corrispondano. Infatti, se prima lo sforzo di guadagnare di più poteva in buona parte esser motivato dalla preoccupazione per l'insicurezza dei redditi futuri, ora simile sforzo tende maggiormente a fondarsi sul bisogno di consumare di più, e ciò sotto lo stimolo di liberarsi da un sentimento di inferiorità sociale, o da altri stati d'insoddisfazione che derivano dalla stratificazione sociale. (Vedremo piu avanti l'altra possibile motivazione, quella della « carriera», e indirettamente quindi, del potere). Non per nulla, nell'interpretazione della vita sociale americana, si dà sempre piu g.rande importanza ai problemi dei rapporti di « status ». Il fenomeno della delega dell'accumulazione tende cioè a radicare i simboli di ·differenziazione sociale nella sfera del consumo, e ad accentuare la loro importanza. D'altra parte la produzione e quindi il consumo di massa· contengono una logica livellatrice, egualitaria. Ma la produzione di massa, per · perpetuarsi, esige l'innovazione dei consumi. Come e da chi viene assicurata tale funzione, e in che situazione si pone rispetto al processo di livellamento? Nella situazione precedente, o si aveva il consumo di sussistenza, o il consumo di prodotti pregiati che rispondevano direttamente alla do- - . . . Biblioteca Gino Bianco
.. 1276 Alessandro Pizzorno manda delle classi privilegiate. Nella situazione di produzione di massa l'iniziativa di nuovi consumi va normalmente all'iniziativa delle imprese produttrici. L'orientamento in generale è dato dai condjzionamenti tecnologici, e da interpretazioni, più o meno intuitive, o « scientifiche » (ricerche di mercato, ecc.) dei bisogni latenti. Si dice che la produzione - o chi la dirige - « crea >> i bisogni (pubblicità, cultura di massa, e la stessa presenza e « presentazione >> dei prodotti). Questo è vero, ma attraverso quale meccanismo ciò avviene? Con l'evocazione di modelli di consumo? Ma in base a che cosa questi modelli sono prestigiosi? Non possòno esserlo che in base a dei fatti di differenzazione sociale, in quanto per definizione un nuovo modello non può imporsi che se è ritenuto superiore a quello ordinariamente adottato, e questa superiorità, al di là del livello di sussistenza, non può assumere come criterio che dei gruppi di riferimento sociali. Sarà inoltre evidente che non si possono creare nuovi bisogni che là dove i precedenti sono già soddisfatti; ma poiché la produzione di massa ha bisogno di un 'innovazione incessante, que- ..... sta non può rinnovarsi che grazie a una scala di privilegi (anche se si tratta di privilegi che tendono ogni volta ad estendersi alla massa). . Concluderemo che una situazione di produzione di massa comporta le tendenze contraddittorie verso il livellamento dei consumi, e verso l'accentuazione e l'approfondimento dei simboli di stratificazione sociale 1 • Accumulazione d'esperienza e carriera. Se queste sono le tendenze nelle situazioni di consumo, quali sono quelle determinate dalle nuove forme di organizzazione produttiva? . Nell'organizzazione industriale _classicaesisteva un'abbastanza netta dicotomia fra proprietà e forza-lavoro, fra gestione e lavorazione, fra mondo del denaro e mondo del lavoro 2 • In questa situazione l' esperienza lavorativa dell'operaio aveva ancora una funzione; avere li!} mestiere aveva ancora un significato, anche se lasciava sempre alla mercè della domanda sul mercato del lavoro. Con l'affermarsi della cosiddetta «· organizzazione scientifica del lavoro >> (taylorismo, ecc.), ogni funzione e significato vengono tolti alla nozione di « esperienza lavorativa >> al li1 Vedi un'illustrazione un po' più ampia di questi fenomeni nel mio articolo di « Esprit » già citato. 2 Vedi fra l'altro un'ottima analisi di questa situazione e della sua trasformazione, in A. ToURAINE, Situation du Mouvement Ouvrier, « Arguments », n. 12-I 3. BibliotecaGino Bianco
Accumulazione e ideologie di classe 1277 vello operaio, cioè della produzione diretta, della trasformazione della materia (il cosiddetto « lavoro produttivo >>). Ma va invece diffondendosi e diventando sempre più numerosa una categoria di persone le cui mansioni richiedono e « danno » un'esperienza lavorativa cumulabile. Da una parte cioè abbiamo coloro per i quali la vita di lavoro è stazionaria, ripetitoria e che quindi si ritrovera~no al termine della loro vita di lavoro con la medesima, quasi nulla, esperienza che avevano applicato agli inizi della loro occupazione. Dall'altra tutti coloro per i quali ogni nuovo compimento di lavoro, di mansione, permette di accumulare una certa esperienza, quindi di perfezionare le loro capacità, e per conseguenza di abilitarsi a compiti piu· elevati, almeno potenzialmente. Nella prima situazione si trova l~operaio per il quale la curva di rendimento tra l'inizio e la fine della sua vita di lavoro tende ad essere orizzontale, o addi- . rittura decrescente. La chiameremo situazione stazionaria, o anche « ripetitiva», ma in un senso molto più esteso e meno meccanico di quello che si riferisce alla ripetizione dei gesti nelle operazioni parcellari. Nella seconda, ogni situazione lavorativa è cumulativa - almeno potenzialmente - di tutte le acquisizioni di esperienza intervenute durante il compimento dei compiti precedenti. In essa quindi il valore tecnico tende ad essere crescente. Siamo nel mondo della « carriera ». Istituzionalizzàta in un'organizzazion burocratica, essa la caratterizza. Il mondo della carriera si oppone al mondo della lavorazione, e in essi si separano due classi di persone, distinte nella loro posizione all'interno dei rapporti produttivi. · A differenza della sicurezza goduta grazie alla padronanza di un mestiere (sottomessa, come abqiamo ricordato, ai giochi della domanda sul mercato di lavoro), la garanzia di una posizione di carriera è dovuta piuttosto a un riconoscimento di « status » sociale che va ben. al di là della garanzia contrattuale. In un regime capitalista, in cui le posizioni di carriera sono sempre in qualche- modo apparentate socialmente e culturalmente ad altre posizioni di privilegio, lo « status » acquisito grazie alla carriera possiede una forza irrerr1ovibile che restava estranea a qualsiasi posizione puramente economica nel capitalismo liberale. Potremmo dire che come l'eredità è un'istituzione che, presa in prestito dalla borghesia alla nobiltà, aveva permesso la· straordinaria accumulazione progressiva da una generazione all'altra, la carriera è l'istituzione che il capitalismo avanzato e consolidato riceve per lontane vie dal regime di corte, offrendogli la possibilità di alleare i rapporti di « stato» con quelli di ·« contratto ». La nozione di « accumulazione (o capitalizzazione) di esperienza » Biblioteca Gino Bianco
' 1278 Alessandro Pizzorno è di fonte psicologico-sociale (in quanto parte da un dato « vissuto »), e solo in senso metaforico può quindi collegarsi alla nozione di accumulazione di capitale. Ma la simmetria di certe posizioni rispetto all'una e all'altra suggerisce, almeno parzialmente, una certa corrispondenza di funzioni. Abbiamo visto come esse servano entrambe a circoscrivere una zona di privilegio, a partire da posizioni funzionali alla produzione. Analogamente esse servono a circoscrivere la zona della competizione economica. Il mondo della carriera è, in regime burocratico, il luogo della competizione. Ivi, per definizione, il successo di un individuo significa, almeno potenzialmente, in maggior o minor misura, insuccesso di un altro. L'immagine popolare che vede questo mondo come una piramide con una larga base ed un vertice occupato da uno o pochissimi individui,' è in questo senso un buon modello per capire il quadro dei rapporti di carriera. L'ascesa ha luogo, quali- che siano i criteri, per selezione, e le posizioni di fronte a una selezione sono, per definizione, di tipo competitivo. E' vero quindi che là dove si verifica tensione accumulatoria si verificano anche rapporti competitivi. Nella categoria esclusa dalla carriera invece, dove l'esperienza è sempre uguale a se stessa e non si accumula, ogni miglioramento di posizioni individuali (salvo casi eccezionali di corruzione, di privilegio, ecc.) non può che andar congiunto a un ·miglioramento di posizioni collettive. L'operaio non può pensare di migliorare la propria posizione - in quanto operaio - altro che pensando di migliorare la posizione di una categoria, almeno, di operai. Se pensa a un miglioramento in termini indiv:iduali, diperciostesso salta fuori della zona stazionaria per entrare nella zona della carriera. E' chiaro, per esempio, che tali due opposte situazioni influiscono in modo opposto sui fatti di solida- . ' . . r1eta. E' importante inoltre tener conto del sentimento di accumulazione di esperienza come potenziale fonte di un complesso di incentivazioni suscettibili di agire autonomamente rispetto agli incentivi monetari . . Infine, l'accumulazione di_ esperienza nell'atto lavorativo, e la sua utilizzazione possibile in una visione di sviluppo della personalità indi-. viduale, tendono a dare al lavoro un significato. Quando ciò manca, il bisogno di dare un significato (un'attribuzione di funzione non contingente) al proprio lavoro, porta a trovare risposta in un'interpretazione ideologica della realtà in cui il lavoro in quanto tale assuma una funzione riconosciuta su piano universale. Importante diventa a questo proposito la visione del rapporto con le generazioni future. L'ideologia capitalistica la poneva all'interno dell'istituto familiare (eredità). L'ideoBiblioteca Gino Bianc0
Accumulazione e ideologie di classe 1279 logia socialista la pone su piano sociale, o nazionale, nel quadro del1'impresa di costruzione del comunismo per le generazioni future. D'altra parte il dato dell'accumulazione di esperienza tenderà probabilmente a tradursi in qualche ideologia del trasferimento del cumulo di conoscenze scientifiche in favore delle generazioni future. Le variazioni nei comportamenti di consumo, con gli effetti che ne conseguono per la stratificazione sociale; e le nuove categorie, o classi, ·all'interno dell'organizzazione produttiva, non bastano però a spiegare i mutamenti di struttura sociale, pur essendone elementi molto importanti.· ALESSANDRO PIZZORNO Biblioteca- Gino Bianco
IL TEMPO LIBERO NELLA SOCIETA' D'OGGI* 1. - Condizioni tecniche e sociali di sviluppo de,Ztempo libero. Alcuni ritengono che in seguito alla scoperta di nuove fonti di energia e al procedere dell'automazione, l'attuale complessa situazione del tempo libero sia alla vigilia di trasformazioni profonde. La durata del lavoro diminuirebbe infatti rapidamente per tutti, facendo scomparire problemi sociali antichi. Lasciando che la poesia prenda la mano sulla sociologia staremmo u~cendo dall'età del lavoro per fare ingresso nella « età del tempo libero )) 1 • · Una simile profezia sollecita l'individuazione dei rapporti reali esistenti fra sviluppo del tempo libero e cambiamenti tecnologici. Innanzitutto il tempo libero è parte integrante della civiltà industriale. Non soltanto ogni modificazione di questa influisce· necessariamente su quello, ma il tempo libero è esso stesso un prodotto della civiltà industriale. I giorni di vacanze del periodo tradizionale non possono essere assimilati alle giornate di tempo libero. Ciò che il Vauban, progenitore dei sociologi del lavoro, verso il I 700 chiamava le vacanze nella vita dell' artigiano, non avevan9 il carattere liberatorio e edonistico che il tempo libéro ha assunto in relazione al lavoro moderno 2 • La funzione di quelle vacanze non era di distensione, divertimento o sviluppo personale, liberamente scelto dai lavoratori. In un'epoca in cui, n:ialgrado il massimo di sforzo lavorativo, secondo J. Fourastie 3 , il reddito medio dei lavoratori urbani e rurali era al di sotto del minimo fisiologico, che mai avrebbe voluto dire l'aspirazione a una riduzione di lavoro, se non una maggiore miseria? Non c'erano, secondo Vauban, che due categorie di giorni di vacanza: a) festività ufficiali, spesso imposte dalla Chiesa contro la volontà dei contadini -e degli artigiani per favorire l'esercizio dei doveri * Il presente saggio costituisce parte di un volume, relativo ai rapporti fra lavoro e tempo libero, di prossima pubblicazione in lingua francese. 1 D. DE RouGEMONT, L'ère des loisirs, in « Arts », 1958. 2 VAUBAN, Projet d.'une dtme royale, 1698, pp. 91-99. 3 J. FoURASTIE, Manuel général du folklore. BibliotecaGino Bianco
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