La società polacca 1199 determinanti. Le « conferenze di autonomia >>, 'Si è notato nel corso di ql!ella discussione, hanno rivelato la tendenza ad affrontare i semplici problemi organizzativi o al massimo quelli legati ·ad un aumento della produzione. Si perdono invece di vista i problemi di politica economica, sia per quanto riguarda la fabbrica che per quanto riguarda la società nazionale. In tale clima favorevole a un nuovo tipo di burocratismo, non è raro il caso che diventino sempre meno frequenti le riunioni plenarie di fabbrica o del consiglio operaio al completo; e non è quindi · ~aro il caso che importanti decisioni, che anche per legge vanno discusse di fronte alle maestranze, siano prese semplicemente dal direttore dell'impresa in collegamento con i segretari, ormai burocratizzati, del consiglio operaio, del comitato di partito e del comitato sindacale. Anche la pretesa « gomulkiana >> che può sussistere autonomia operaia senza i consigli è s~ata presa di petto dai critici. Il progetto di legge elaborato dal governo, ha scritto Zygmunt Rybicki, giovane docente in scienze giuridiche all'Università di Varsavia 1 , passa sotto silenzio una delle questioni piu essenziali : la creazione dei consigli operai là dove non esistono ancora. Questa lacuna rivela che il progetto di legge è fermo allo statu qU:o, non favorisce una decisa rottura col passato là dove era mancata nelle giornate dell'Ottobre una forte spinta rivoluzionaria; di conseguenza si corre il rischio di compromettere le conquiste operaie se non si ammette chiaramente, perché diversamente non può essere, che i consigli operai sono « parte integrante » dell'autonomia operaia. In dettaglio, poi, Rybicki chiedeva che gli organi di rappresentanza operaia si vedessero riconosciuto il diritto di promuovere dei referendum nell'azienda quando lo ritenessero opportuno (diritto ammesso nel decreto-legge del '56 ma scomparso. nella nuova legge). · Un 11ltimointervento di questa corrente merita infine di essere segnalato: quello dell'ing. Wladislaw. Kremer, vice-direttore dell'Istituto di economia e d'organizzazione industriale 2 , il quale si è pronunciato per l'obbligatorietà delle opinioni espresse dalle « conferenze di autonomia >>. Una tesi che chiaramente riporta al principio dell'autogestione, con poteri autonomi di decisione e non solo di controllo democratico. Questa rivendicazione è stata costantemente presente in tutti gli interventi dell'ala cosiddetta « revisionista))' e, quando non è stato possibile sostenerla direttamente in polemica coll'ultimo progetto di legge,. 1 Su « Autonomia Operaia » n. 10, dell'ottobre '58. 2 Su « Trybuna Ludu » 'del 22 ottobre '58. Biblioteca Gino Bianco
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