La società polacca molti paesi dell'Europa orientale. Cosi la Polonia ha visto, negli ultimi anni, modifiche di tale natura, che sono caratteristiche dell'URSS come di altri paesi in linea, si può dire, con la nuova ortodossia sovietica; Ma nell'esperienza polacca sono anche presenti fattori diversi, piu parago- ·nabili all'esper~enza jugoslava (autogestione), sebbene anche qui non si possa parlare di « copia d'un modello>> ma di suo adattamento alle necessità locali, con risultati notevolmente diversi (questo punto lo vedremo meglio in seguito). . In che cosa, essenzialmente, consiste il nuovo modello economico polacco? In termini generali, e schematici, si tratta di un nuovo metodo di pianificazione che cerca di trovare un punto di equilibrio fra le necessità nazionali (obiettivi del piano) e le necessità locali (possibilità reali delle imprese): gli organi centrali di pianificazione si limitano perciò a fissare gli indici generali, la cui elaborazione in dettaglio ed esecuzione è affidata alle singole imprese o ai gruppi di imprese (sono perciò sorte le « unioni industriali >>al posto delle precedenti « direzioni centrali >> a livello ministeriale). Col decentramento viene riconosciuta una certa ~utonomia agli organi produttivi locali (specie nel settore di produzione dei beni di consumo), e ad essi viene concesso un certo controllo sugli investimenti, e sulla determinazione dei prezzi e dei salari 1 • Infine, per~l'esecuzione del piano, si evita il ricorso a misure coercitive in favore di misure stimolatrici (incentivi economici). Una importante modifica, nel metodo di pianificazione, va però ancora sottolineata : essa riguarda il principio delle varianti da apportare al piano nel corso della sua stessa esecuzione. Su questo punto si è aperto 1 Cfr. guanto scrive LucIANOCAFAGNAsu « Passato e Presente » n. 2 (marzoaprile 1958) nel saggio Alternative della pianificazione. Nello schema tracciato da Oscar I~ange, il massimo dirigente della pianificazione polacca, scrive Oafagna, « si esclude la necessità di un mercato reale e si attribuisce all'Autorità centrale il compito di integrare le decisioni delle singole unità di produzione, in luogo del mercato, mediante un continuo calcolo delle variazioni da apportare ai prezzi in relazione alle variazioni· della 'domanda e dell'offerta: un meccanismo imitativo, insomma, di quello del mercato. Si avrebbe, in sostanza, in una soluzione di questo tipo una molteplicità di sfere decisionali: A) l'Autorità centrale, cui competerebbe di fissare a) l'ammontare degli investimenti per ciascun periodo, b) i prezzi ai quali si effettueranno le transazioni fra le imprese, e) il tasso di interesse, d) le regole cui deve ~spirarsi l'impresa nel rapporto costi-prezzi; B) le imprese, cui spetterebbe di determinare entro questo quadro a) natura e volume èlella propria produzione, b) nat~a e volume dei propri investimenti; C) il mercato dei beni di consumo e della forza lavoro, ove consumatori e venditori della forza lavoro ·avrebbero piena sov_ranità ad influire sui rispettivi prezzi di acquisto e di vendita, rispettivamente dal lato della domanda e dal lato dell'offerta » (p. 128). Biblioteca Gino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==