Passato e Presente - anno II - n. 9 - mag.-giu. 1959

1174 · Carlo Carlesi . , in questa sede, di delineare _un giudizio su tutto il movimento, in parte ancora in atto : basti segnalare per ora alcuni risultati piu nuovi messi a fuoco in due provincie tipiche come Ferrara e Rovigo. Nella prima, dopo quaranta giorni di sciopero e di contrasti tesissimi, si è giunti ad un accordo sindacale che, pur mantenendo i preesistenti livelli di occupazione, assicurati dagli imponibili invernali e dalla compartecipazione, prevede l'introduzione di macchine per la prima fienagione. Ciò è stato ottenuto calcolando il numero delle giornate lavorative per ettaro sostituite dalla macchina (tre giornate), e spostando questo carico di mano d'opera in lavori di trasformazione agraria e fondiaria. Da un canto dunque abbassamento dei costi di produzione grazie a · progresso tecnico, dall'altro spinta alle conversioni culturali grazie alle giornate di imponibile aumentate sul vecchio carico. È evidente che questo criterio è valido in ispecie per le zone in cui si hanno larghe possibilità di passaggio da culture meno specializzate (grano) a culture ad alta specializzazione (ad esempio frutteto), ma è altrettanto palese che la nostra agricoltura è in gran parte proprio nelle ·condizioni di dover operare sollecitamente questo passaggio, specie. nelle zone depresse. In questo senso il caso di Rovigo ci sembra quasi rappresentare il rovescio della medaglia. Qui le agitazioni hanno assunto un èarattere drammatico a causa del tentativo di imporrè, con un patto separato stipulato tra la Confida locale e le organizzazioni bracciantili aderenti alla UIL e alla CISL, la liquidazione scalare di un particolare tipo di contratto sulle terre coltivate a grano («meanda »), col quale erano assicurati determinati livelli di occupazione. La liquidazione pura e semplice della « meanda » ha in questo caso il risultato unicamente di abbassare i co~ti di produzione a favore dell'introduzione di macchine sostitutive di mano d'opera, ma si continuerà a coltivare grano. Contro questa soluzione si sta battendo la CGIL, che considera essenziale che alla riduzione scalare della « meanda » venga accompagnato un piano di investimenti pubblici e privati per trasformazioni agrarie e fondiarie, da _tradurre in precisi obblighi di occupazione. Ecco dunque due esempi evidenti di opposte linee di soluzione del problema dell'ammodernamento dell'agricoltunà: a Ferrara occupazione, aumento dei salari e introduzione di nuovi mezzi tecnici sono tre aspetti di una sola politica di riforme, imposta dal movimento contadino; a Rovigo il tentativo di immettere le macchine senza un piano organico di investimenti e di trasformazioni agrarie e fondiarie avviene in contrasto con una politica di piena occupazione. Per quanto l'agri- ·Biblioteca Gino Bianco

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