Gramsci giovane soni per la doppia disciplina cuj rimanevano legati, qisognò sbaragliare i collaborazionisti. Ma la battaglia è appena iniziata: bisogna distruggere lo spirito collaborazionista e riformista; bisogna con esattezza e precisione segnare cosa n~i intendiamo per lo Stato, e .come nell'atteggiamento che il partito va sempre meglio assumendo, nulla ci sia· che contrasti con la dottrina marxista. Bisogna fissare _efar penetrare diffusamente nelle coscienze che lo Stato socialista, e cioè l'organizzazione dell'attività dopo l'abolizione della proprietà privata, non continua lo Stato borghese, non è una evoluzione dello Stato capitalista costituito dai tre poteri, esecutivo, parlamentare e giudiziario, ma continua ed è uno sviluppo sistematico delle organizzazioni professionali e degli enti locali, che il proletariato ha saputo già suscitare . spontaneamente in regime individualistico. L'azione immediata che pertanto il proletariato deve svo_lgerenon può tendere solitamente alla dilatazione dei poteri e dell'intervenzionismo statale, ma deve tendere al discentramento dello Stato borghese, ·all'ampliamento delle autonomie locali e sindacali fuori della legge regolamentatrice » · (p. 314-315). E' qui evidente la vigile coscien_za critica gramsciana contro ogni. fo~ma di « statalismo» e di ~ccentramento dei poteri sia in « regime indi-. vidualistico » (come lo chiama Gramsci) che in regime collettivizzato; anzi la coscienza che la collettivizzazione dei mezzi di produzione si accomp~agnaco~titutiv~_mente~d 1:1naistituzionaliz~~zione del tessuto spon--· taneo e associativo d1 clas.see ad una organizzazione statale democratica dal basso, è in primo piano. La continuità tra Stato borghese e Stato so- -cialista è vista da Gramsci proprio in questo punto; rifiutando sia una rottura antistoricistica, « massimalistica » (in s~nso deteriore) sia una adeg~azione « riformistica » evolutiva, afferma la _superiore continuità della società civile proprio nel tessuto unitario, e nella istituzionalizzazione rivoluzionaria, de~l 1'autogoverno, dell'autogestione e del decentramento amministrativo-politico (cfr. ànche pp. 323-24, La, dittatura democra~ica), La rottura· è un'autentica sostituzione; né una astratta anticipazione né un'astratta evolu.zione. Tutto questo è possibile solo con una concezione del partito, e del rapporto tra classe e partito e partito e Stato pienamente democratici; il suo crierio è, sappiamo, l'autogoverno di classe e della società civile « produttiva »; il suo Stato è lo .·Stato dei soviet o, con terminologia gramsciana, dei consigli. E per questo: il partito è strumento di classe e non organismo-guida; il rapporto tra partito e sindacato è orizzontale e paritetiC:o, non verticale e gerarchico(« il sindacato deve diventare un organismo vigoroso e schietto di classe, cooperante col partito in solidarietà non solo « giuridica » e dipendente dall'arbitrio individuale «necessario» per il suo intiqto or75 Biblioteca Gino Bianco
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