Passato e Presente - anno II - n. 9 - mag.-giu. 1959

1160 Gianni Scalia La preoccupazione della partecipazione diretta della « società civile produttiva >>(cioè, in primis, della classe operaia) sia nella lotta per il potere che nell'esercizio del potere, al di fuori di ogni « delega >> governativa o burocratico-partitica, è sufficientemente chiara negli scritti del « Grido>> dedicati alla rivoluzione russa. Infatti il criterio prevalente nel giudizio sulla rivoluzione russa - pienamente positivo per la legittimità di essa e diremmo «pedagogico>> sui possibili pericoli dello sviluppo rivoluzionario - è il criterio dell'assenza o della potenziale presenza del giacobinismo. Già nelle prime Note sulla rivoluzione russa (nel « Grido del popolo» del 29 aprile 1917 cfr. Scritti, pp. 105-107) si mette in luce questo aspetto. La rivoluzione russa è una rivoluzione proletaria cioè combattuta, diretta e controllata dai proletari (operai e soldati), non solo in quanto « fatto )), ma in quanto « atto >> proletario, cioè espressione di valori etico-politici proletari oltre che di contenuto sociologico, economico di « classe >>in senso naturalistico). Come si vede c'è già in Gramsci la vocazione al giudizio integrale sul metodo e sui fini rivoluzionari insieme economico-sociali ed etico-politici 1 • Il carattere essenziale della rivoluzione di ottobre è l'assenza di giacobinismo, cioè il suo carattere universale non particolare (e di classe, solo come di mezzo a· fini non classisti) di fronte al carattere particolaristico borghese di quella giacobina o francese; il che impedisce la sostituzione di « un regime autoritario a un altro regime autotario >> (p. 106). L'assenza di giacobinis!J:?.o è il criterio dunque per giudicare della reale democraticità della rivoluzione russa .. • . « La rivoluzione russa ha ignorato il giacobismo. La rivoluzione ha dov·uto abbattere l'autocrazia, non ha dovuto conquistare la maggioranza con la violenza. Il giacobismo è fenomeno puramente borghese : esso caratterizza la rivoluzione borghese di Francia. La borghesia, q·uando ha fatto la 9-voluzione, non aveva un programma universale: essa serviva degli interessi ·particolaristici, gli interessi della sua classe, e li serviva con la mentalità chiusa e gretta di tutti quelli che tendono a dei fini particolaristici. Il fatto violento delle rivoluzio~ borghesi è doppiamente violento: distrugge l'ordine vecchio, impone l'ordine nuovo. La borghesia impone la sua forza e le sue idee non solo alla casta prima dominante ma anche al popolo che essa si accinge a dominare. E' un regime autoritario che si sostituisce ad un altro regime ad elevato sviluppo industriale e ad evolute forme di democrazia politica formale. 1 La cui unità, del resto, sarà il concetto insieme storiografico-metodico e « ideologico » che Gramsci chiamerà nei Quaderni « egemonia >>. · Biblioteca Gino Bianco •

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==