Gramsci giovane 1155 la polemica « antigiacobina )) è fatta in funzione marxista e socialista non idealistico-liberale; tanto è vero che esplicitamente Gramsci riconosce che il « messianismo culturale ha sviluppato della tradizione rivoluzionaria francese la corrente liberale )) (p. 272) e non quella democratica e socialista in nuce, cioè « giacobina )) nell'altra accezione, non della storiografia liberale ma di quella democratico-socialista. In questo senso Gramsci fa implicitamente una distinzione nel corpo ideologico della . tradizione illuministica e democratico-rivoluzionaria anche se è implicitamente portato ad impiegare il termine « giacobino )) in una accezione erratamente univoca 1 • L'antigiacobinismo s~ rivela in Gramsci come la coscienza storica della continuità dello sviluppo e del « progresso )) « umano )) (cioè l 'inveramento sul piano dialettico e radicalmente immanentistico di una fondamentale nozione illuministica); e del rifiuto di ogni formalismo istituzionalistico e di ogni assolutizzazione di credenze o di fedi. Con un l~nguaggio che di idealistico non ha che la superficie terminologica del Nord), ma si lasciava sfuggire il carattere di anticipazione statuale e istituzionale di questa lotta (su cui Gramsci invece costruisce una teoria marxista, legato Cf)m'era al movimento operaio torinese « all'interno» del processo produttivo capitalistico). Salvemini insisteva sulla « programmatica » di una evoluzione dem~ratica, non sulla lotta per una integrale socializzazione; Gramsci puntava invece sulla alternativa di potere e non solo « di governo)), su una creazione istituzionale dal basso, in una lotta ·che dimostrasse l'egemonia economica, politica, culturale del proletariato. (Su Salvemini alcune rapide pagine in rapporto con questi argomenti ma non con Gramsci, in LELIO BAsso, Gaetano Salvemini socialista e meridionalista, Lacaita, Manduria 1958, pp. 14-19 e passim). 1 Piu tardi Gramsci rivedrà e rinnoverà il termine di giacobinismo (nei Quaderni) e non soltanto come sembra credere il CATALANO(art. cit.) perché rivaluterà la tradizione democratica francese ma perché ne renderà piu espliciti e criticamente maturi gli elementi costitutivi. Del resto già nel «Grido» come abbiamo visto, ha distinto le due facce dell'illuminismo democratico-giacobino. L'errore interpretativo del Catalano sta, secondo noi, nel non aver visto la distinzione interna, anche se non vistosa, praticata da Gramsci. Ed è da aggiungere che « giacobino >> non è impiegato da Gramsci in senso categoriale e speculativo, diventa anzi in lui il criterio di giudizio (negativo) applicato all'analisi della rivoluzione russa. E. RAGIONIERI,che (in « Unità », 13 e 14 giugno 1958) ha proposto questa qualificazione, ci sembra essere fuorviato da un'esigenza politica allotria (e inoltre scarsamente sensibile, proprio per .questo su politicismo, alle distinzioni concettuali e storiche) : difatti la sua definizione pare foggiata per non riconoscere la validità delle osservazioni critico-metodiche e politiche di Gramsci nel corso e sui pericoli della rivoluzione leninista stessa, dei suoi sviluppi appunto « giacobini », cioè burocratico-autoritari, arbitrari e, dogmatici (come è avvenuto nello stalinismo). Per salvare la «purezza» ideologica e la compiutezza del blocco rivoluzionario univoco sovietico, il Ragionieri ha preferito tacere le critiche « dall'interno » e appassionatamente aderenti di Gramsci, e parlare di sua «incomprensione» e « speculativismo ». Ma a questo punto il discorso storiografico, cede, in Ragionieri, alla tattica politica. " Biblioteca Gino Bianco
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