Passato e Presente - anno II - n. 9 - mag.-giu. 1959

1154 Gianni Scalia è fenomeno di disciplina e· di disorganizzazione sociale, finisce col diventare un 'utopia, col creare dei dilettanti e dei leggeri irresponsabili•)) (p. 273); la tendenza a postulare una destinazione politico-culturale astratta dalle reali possibilità sociali di comunicazione presupponendo un livello« ideale >> di trasmissione; l'assenza di una coscienza precisa del legame delle idee con una « ~nergia sociale organizzata», con una « forza politica capace di realizzare i programmi» (p. 274); la dissociazione dell' « idea di cultura politica da quella di organizzazione politica ed economica)>, « d'idea di azione e di efficacia dell'azione dal fatto delle condizioni generali di cultura e di forza » (p. 275). Questa polemica antisalveminiana (simbolicamente << antigiacobina » tout court nell'accezione gramsciano-giovane) è certamente esagerata e per certi aspetti parziale, sia perché Gramsci non giudicava la sostanza piu profonda del pensiero salveminiano (cioè quella « meridion~listica )) cui in questo momento era estraneo) 1 , sia perché quel pensiero era visto in funzione di un assorbimento dell'apprentissage leninista e di una rielaborazione leninista-soviettista 2 • Tuttavia è da osservare che 1 Il problema meridionale e contadino non è sentito da Gramsci nella sua pienezza e complessità. Cfr. gli accenni assai scarsi (a pp. 246-250; 329-333).. FRANCOCATALANOn,ell'art. citato ha visto qui il limite maggiore del Gramsci giovane: la scarsa presa di coscienza che la costituzione dello Stato democraticosocialista sarebbe avvenuta con la risoluzione della questione meridionale e l'alleanza Nord-Sud, operai-contadini. A noi sembra invece che per il Gramsci giovane come per il Gramsci ordinovista (dove comunque i temi « meridionalisti » sono presenti nel senso dell'azione politica unitaria di classe e non come fondamento strutturale della creazione dello Stato proletario per la tendenza nordista, industriale, « produttivistica>> prevalente in Gran1sci), il motivo predo-- minante è sempre la costruzione dal basso della « società civile produttiva>> operaia nelle forme autogovernantesi e autogerentesi dei consigli. Certo il « consiliarismo >> non escludeva il meridionalismo, ma non lo metteva in primo piano; come in una mutata situazione politico-storica farà Gramsci nel 1926 e nelle Tesi di Lione (in funzione di una « guerra di posizione >>antifascista e di una strategia di lotta unitaria). Nel Gramsci pre-ordinovista e ordinovista si accentua invece il motivo della creazione democratica in nuce, dello Stato dei consigli o « antistato ))' delle cellule consiliari in espansione rivoluzionaria, le cui radici sono « nell'intimità del processo produttivo >>.Non si può trascurare, tuttavia (anche: se il limite visto da Catalano è reale) che nell' « Ordine Nuovo >>ci sono accenni, non sviluppati appieno, di consigli non solo operai o di fabbrica, ma anche di quartiere, di villaggio, di campagna, e cioè contadini. 2 Del resto bisogna anche non dimenticare che a Gramsci doveva essere estraneo l'aspetto piu propriamente « democratistico >>di Salvemini, il suo considerare il marxismo, in sede ideologica come uno strumento di interpretazione storiografica (e cioè di tipo teoretico piu che direttamente politico) e in sede politica come uno strumento di azione politica risolta totalmente nella lotta riformista e gradualista. Cioè Salvemini coglieva con chiarezza i contenuti concreti della lotta delle masse popolari (delle masse contadine meridionali piu che di quelle operaie. · Biblioteca·GinoBianco·

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==