Granisci giovane 1153 tegoriale >>,cioè piu speculativo che storico, del termine « giacobinismo » in sede storiografica. L'osservazione è accettabile, ma da correggere, secondo noi, .nel senso che la polemica antiilluministica si riferisce solo ad un aspetto dell'illuminismo e cioè a quello razionalistico antistori- ·cistico (la pretesa di una « natura » universale della ragione in funzione di una egemonia della classe borghese) e a quello giacobino-indi"7 vidualistico (la pretesa, cioè, di un criterio di « individualità » politicorazionale superiore al criterio sociale e oggettivo di classe) 1 • Certamente Gramsci eredita certi aspetti della polemica antiilluministica della storiografia idealistica ma per quanto riguarda, ad esempio, il concetto di « democraticità », respingendo l'equazione positivistica di democrazia e « quantità » ( o « numero ») rifiuta sia il democratismo individualistico dell'illuminismo, sia quell~ istituzionale « formale » del liberalismo, ispirandosi ad una sociologia di classe e a una nozione di democrazia sociale marxista, gettando le basi della concezione dell'autogoverno politico e dell'autogestione economica che informerà tutto l'ordinovismo del 1919 e 1920. Del resto questa concezione democratica, libertario-egualitaria è di diretta derivazione marxiana proprio nel suo aspetto vigorosamente critico della filosofia del diritto e dello Stato hegeliano, cioè· dei .fondamenti filosofic?-ideologici della concezione idealistico-liberale. ·. · La tradizione democratico-illuministica « giacobina », nell'accezione gramsciana, è considerata soprattutto nel suo carattere di « messianismo>> (cfr. pp. 271-275), di astrattismo razionale non calato in forme storiche e sociali concrete, e quindi di un« utopismo >>imbevuto di residui giusnaturalistici o contrattualistici. La polemica si· rivolge particolarmente contro le forme di giacobismo culturale, nella conseguente politica di Salvemini e dell '« Unità >>: il suo culto della verità di tipo « protestantico rigoristico >>(cioè una concezione della verità come rivelazione progressiva e naturale nella storia); la « infinita fede nell'efficacìa della discussione e della propaganda», (cioè una persuasione « ottimistica » della verità e della sua·« propagandabilità »); la tendenza all'« illuminismo dall'alto>> cioè alla diffusione dei « lùmi » nel popolo; la inclinazione utopica, quella che Gramsci chiama la · « politica del se >> o del « messianismo cultu-- rale >>(cfr., p. 279) che « astrae dalle concrete forme di vita ec9nomica e politica >>e « che pone un assoluto fuori del tempo e dello spazio [ ed J 1 Sull'illuminismo Gramsci si sofferma piu volte. Cfr. soltanto, per una esemplificazione, quello che .dice- a· pp. 24-25. 74 B"bliotecaGino Bfanco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==