Passato e Presente - anno II - n. 9 - mag.-giu. 1959

Gramsci giovane 1145 lismo crociano e gentiliano, ma trasposto in chia·ve etico-politica e non · meramente «· gnoseologica » o teoretica, come sarà poi nel migliore idealismo politico-morale gobettiano), ma con una chiarezza· già evidente nel giovane intellettuale, che del marxismo apprende la lezione di concretezza storico-sociale. Non crediamo, dunque, che questi testi della<<Città futura » possono essere considerati come espressione di volontarismo idealistico, attivistico e individualista, come espressione di una opposizione al positivismo di natura solo polemica e antagonista e non autenticamente « alternativa >>.Se da un lato Gramsci si oppone al « senso comune>> (« terribile negriero degli spiriti >>)proprio del positivismo evoluzionistico che aspettava uno sviluppo « naturale >>dalla società capitalistica a quella· socialista; dall'altro lato si oppone all'utopismo proprio di un socialismo antistoricistico, e possiede già un senso profondamente storico della realtà sociale e .dell'attività politica. Del .resto se da· una parte insiste sull'elemento « volontario», soggettivo, dell'azione politica (pur con il rischio di un'accezione idealistico-gentiliana) dall'altro riconosce, nell'accettazione di una universalità concreta di uno sviluppo sociale storico, i limiti non solo ideologici ma economico-sociali, di classe, ·del liberalismo « borghese >>.Rifiutandosi di ridurre l'azione ad un meccanismo deterministico di «cause>>, per cui il socialismo è una « fase di Ùn processo naturale)), egli afferma che il carattere di « previsione >> dell'azione è ideale e volontario; ma, sia pure su ques~o impianto idealistico, collega la previsione a uno « scopo universale >>concreto, cioè ad uno scopo politico e sociale riformatore. L'a~ermazione di principì morali nell'azione politica non fa cadere Gramsci nell'assolutismo idealistico, o in un soggettivismo moralistico, e nella teoria dello Stato etico. « L'uomo ha bisogno, per operare, di poter almeno in parte prevedere. ·Non si concepisce volontà che non sia concreta, e cioè non abbia uno scopo. Non si concepisce volontà collettiva _chenon abbia uno scopo Ul\iversale concreto. Ma questo non può essere un fatto singolo o una serie di fatti singoli. Può essere solo un'idea o un principio morale. Il difetto organico delle utoP,ie è tutto qui. Credere che la previsione possa essere previsione di fatti, mentre essa può esserlo di principj o di massime giuridiche. Le massime giuridiche (il diritto, il giure è la morale attuata) sono _creazioni di uomini come volontà... Universale non vuol dire assoluto. Nella storia niente vi è di assoluto e di rigido. Le affermazioni del liberalismo sono delle. idee-limiti; che~riconosciute: nazionalme~te necessarie, sono diventatè idee-forze, si sono realizzate nello.. Stato borghese, hanno servito a suscitare a questo .Stato un'antitesi" nel prol~tariato, e si sono logorate. Universali _per la borghesi~, non lo sonò, Biblioteca Gino Bianco

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