Passato e Presente - anno II - n. 9 - mag.-giu. 1959

Gramsci giovane « E' attraverso la critica della civiltà capitalistica che si è formata o si sta formando la coscienza unitaria del proletariato, e critica vuol dire cultura, e non già evoluzione spontanea e naturalistica ... Conoscere se stessi vuol dire essere se stessi, vuol dire essere padroni di se stessi, distinguersi, uscire . fuori dal caos, essete un elemento di ordine, ma del proprio ordine e della propria disciplina ad un ideale » (p. 25). La preoccupazione costante di Gramsci è di contribuire a una concezione e ad una pratica della cultura ad un livello piu alto della cultura borghese, che sia espressione « autonoma » di classe. La sua universalità non è (come credevano i riformisti positivisti) « sociologica >>o meramente istituzionalistica; è una universalità in quanto prospettiva scientifico-politica. Per questo Gramsci - e talora con eccessi di terminologia idealistica ma sempre con una intensità di pensiero eccezionale nella letteratura socialista di quegli anni - insiste sul carattere di rigore scientifico, di coscienza storicistica, di rifiuto di ogni retorica propagandistica che nasconde errori e deficienze (p. 193); sull'esigenza di un grande respiro culturale al di fuori di interessi contingenti o tattici, e di realismi ed etp.pirismi politici vacui ed inutili. In un acuto articolo, Cultura. e lotta di classe (nel « Grido del Popolo>> del 25 maggio 1918, cfr. Scritti, pp. 238-40) Gramsci fa una difesa del linguaggio scientifico, del rigore culturale contro ogni tentativo di politicizzazione o di facilitazione propagandistica, di suggestione oratoria e dilettantesca, per una duplice ragione: perchè si deve essere « al livello dell'avversario>> e nel « dominio di pensiero dell'avversario» (p. 239) e perché la letteratura socialista deve essere superiore alla media « perché ci sia uno stimolo al progresso intellettuale, perché almeno un certo numero di lavoratori esca dall'indistinto generico delle rimasticature da opuscoletti, e consolidi il ·suo spirito in una visione critica superiore della storia e delmondo in cui vive e lotta » (p. 239); tenendo presente, contro ogni suggestione contraria, che una cultura socialista è tale solo se è un ideale di progresso, di lotta critica e civile, « superiore» (cioè « egemonica », come dirà piu tardi tardi Gramsci), non si risolve, cioè, in un appiattimento, ma. promuove gradi e livelli diversi di coscienza critica, in una operante disciplina di collettiva ricerca che « traduce » i livelli piu bassi nei livelli piu alti. La lotta politica è lotta culturale, e viceversa; esige una strumentazione culturale specifica (e non generica), e al ·livello piu alto (non in quello piu basso degli slogans o dei mots d'ordre) (pp. 239-240). Un linguaggio di critjca socialista, non un « abecedario >>,è quello che Gramsci esige~ « E noi si dovrebbe rimanere sempre alle georgiche, al -~~ialismo Bibfioteca Gino Bianco

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