.Segnalazioni 1259 I sottoporre ad attenta disamina e critica, per svelarne il carattere mitologico, e per mettere in guarqia contro le conclusioni aberranti cui essi conducono. Perciò il libro si articola in una serie <li capitoli sul « mito della sinistra », sul « mito della rivoluzione », sul « mito del proletariato » e sulla « idolatria della -storia». Lo chiude un breve schizzo di « psicologia sociologica» degli intellettuali in generale, e di quelli progressisti in particolare. Detto questo, per non infondere soverchie speranze nel lettore interessato, è necessario soggiungere che le pagine dell' Aron non sono affatto all'altezza del compito che egli si è proposto: in uno stile prolisso e verboso, solo di rado brillante ed efficace, vengono esposti vecchi schemi sulla filosofia della storia, sul determinismo, sull'economicismo e sulla rigidità degli schemi marxisti, sulla attesa messianica della rivoluzione che ne ispira gli assertori; l'autore conclude qualificando, sulle orme di S. Weill, il màrxismo (l'oppio degli intellettuali) come una <~ religione secolare ». Oggi intellettuali e politici avveduti sono convinti della necessità di rivedere e criticamente rielaborare molti princìpi marxisti. Ma una tale opera presuppone serietà d'indagine e sforzo continuo di non ricadere nelle vecchie formule con cui si intende .sovente sistemare, in quattro e quattro otto, il marxismo. Il saggio dell' Aron avrebbe potuto arrecare un valido contributo a . quell'opera di revisione critica, ma purtroppo è rimasto molto al di là delle aspettative. Possono tuttavia riuscire interessanti alcune digressioni politiche o sociologiche in esso contenute, come · quella sulla confusione attuale dei termini di «destra» e «sinistra», diventati oggi polivalenti ed ambigui; o la analisi dello scambio di lettere ed arti- .coli svoltosi nell'ago.sto 1952 tra Camus, Sartre e F. J eanson su « Les t_empsmo8"blioteca Gino Bianco dernes »; o infine la polemica contro alcune considerazioni svolte da MerleaùPonty in Humanisme et terreur. n. c. C. WRIGHT MILLS: Le cause della terza guerra mondiale, Milano I 959, pagine 206. Lo status quo e la pace sono i grandi miti negativi della politica attuale. La loro duplicità ed ambiguità sta semplicemente nel fatto di essere sinonimi di distruzione e di guerra. Ciò che mette in crisi un mito è la denuncia del sinonimo. La denunzia diventa degna di scandalo se fatta soprattutto in casa propria. Le cause della terza guerra mondiale sono gran parte nel modo di praticare oggi la pace; trasformare la pace per evitare la guerra. Distruggere le affinità naturali tra guerra e pace ed incrementare quelle piu difficili, « elettive » all'interno di una « pace» smascherata vera e senza allusioni apocalittiche: questo il succo del libello di Wright Mills. Il tono è del genere eloquente. Il senso, tendenzialmente non americano. L'analisi, di formato ampio e con argomenti vistosi, e che utilizza come risultati e punti di partenza alcune ricerche di carattere politico sociol9gico verificate ed esposte nel precedente suo libro, L'èlite del potere, è co~dotta questa volta dal Mills in modo non abbastanza sommesso, un po' troppo poco sottile, meno scientifico che giornalistico. A ciò vi è una spie... gazione estrinseca (alcuni capitoli erano destinati a un pubblico di ascoltatori piu che di lettori), ed una giustificazione · interna (combattere con slancio «pubblico» la comoda e disimpegnata · posizione di « privati » o idioti, secondo la etimologia greca), che costituisce un po' l'occasione interiore di questa « esor.. tazione ».
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