Passato e Presente - anno II - n. 9 - mag.-giu. 1959

Segnalazioni JoHN REED, Messico insorto, Editori ' . Riuniti, Roma 1958, pp. 328, L. 1200. Questo libro raccoglie gli articoli che John Reed inviò ad una rivista americana nel periodo in cui si trovava come reporter nel Messico, tra le file dell'esercito di Pancho Villa. Attraverso il racconto di John Reed, animato da uno stile vivacissimo, è la rivoluzione messicana che scatta in _avanti, da uno sfondo di montagne, di deserti, di villaggi miserabili. Una rivoluzione che « i costituzionalisti » ( o maderistz) portano avanti contro « i federali» (o huertisti) tra canti popolari, epi$00i di eroismo, privazioni di ogni tl . , . po. Sono noti i . fatti che provocarono l'insurrezione messicana del 1913-14.· L'imperialismo e la. reazione interna :si trovarono di fronte un esercito contadino, armato e guidato, che sopportava qualsiasi sacrificio pur di riuscire a sconfiggere i suoi nemici. John Reed -descrive in· queste pagine la vita trascorsa in comune con i guerriglieri ~ontadini, i conflitti tra i generali rivali, gli incontri con la gente. Curioso <li tutto, « Perché combatti? - le .<:hiesi.~. Rispose: - Perché combatte - lui. Chi sta vicino a un buon albero è coperto da una buona ombra. - Chi è buon gallo in qualche pollaio canta, - ribatté !sidro. - Chi è pappagallo è ver- , de dappertutto, _:_ dissero altri. - Vediamo i volti, non sappiamo i . cuori, disse José ». Gli si risponde con dei proverbi. Ma il ricorso al proverbio -non significa che prevalga un atteggiamento curale e arretrato; in realtà, pur nel limite conéesso dalle possibilità storiche, Biblioteca Gino· Bianco questo popolo lotta coscientemente per . . emanc1pars1. John Reed riferisce puntualmente il modo di guardare alla rivoluzione da parte di rappresentanti di diversi ceti sociali : « Il dottore si guardò allo speèchio lisciandosi i baffi. - Questa rivoluzione, ricordatelo, è la lotta del poverQ contro il ricco. Io prima della rivoluzione ero molto povero e ora sono molto ricco». (pag. 47). « Io ero mae~· stro di scuola, - spiegò, - e perciò so bene che le rivoluzioni, come le repubbliche, sono ingrate. Ho combattuto per tre anni. Alla fine del~a prima rivoluzione, quel grand'uomo, il padre Ma--. clero,' invitò i suoi soldati nella capitale. Ci dette vestiti, cibo e corride di tori. Tornammo alle nostre case e trovammo gli insaziabili ancora una volta al potere » (pag. 97). Il contadino messicano sa che cosa vuole: « Stiamo lottando, - disse !sidro Amaya - per 1a libertà. - Che intendete dire: per la libertà? - Libertà è quando posso fare. quello che voglio! - Supponete pero che ciò disturbi qualcuno. . Mi rispose con la grande sentenza ·di Benito. Juàrez: - Il rispetto del diritto altrui è la pac~! Non me l'aspettavo. Mi sorprese questo concetto di libertà sulla bocca di un meticcio scalzo. Io penso che sia l'unica esatta definizione della libertà: fare quello che voglio! I nordamericani mi fecero osservare con aria di trionfo che questo è un esempio dell'irresponsabilità . messicana. Eppure io credo che sia una dèfinizione migliore della nostra: la libertà è il diritto di fare ciò che esige' la giustizia. Ogni bambino messicano .

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