Partecipazioni statali 1253 ferta e di aumento dei prezzi in presenza di una domanda effettiva o potenziale in espansione ». Con queste esplicite qualificazioni, la richiesta del criterio di economicità nella gestione delle aziende statal1 non può dar luogo a fraintendimenti. L'enfasi con cui è stata sottolineata nella relazione ha una funzione critica contro la tendenza - non completamente scomparsa nel movimento operaio e ancora insistente nella sua ala cattolica - ad attribuire all'impresa pubblica finalità « sociali » di carattere paternalistico se non addirittura assistenziali. · Che un partito socialista esiga per l'impresa pubblica, in polemica contro codesta tendenza, « il criterio della massima efficienza e della espansione della produzione », è un'indicazione non trascurabile di maturità politica e di senso di responsabilità. L'ultimo gruppo di proposizioni sul quale vogliq ancora soffermarmi brevemente è quello relativo al controllo degli investimenti. M. A. Salvaco dice che « non si capisce » chi esercita questo controllo e come lo esercita. Riconosco che questo problema è rimasto un po' in ombra al convegno. Ci si è limitati a precisare le funzioni e le competenze del Ministero delle partecipazioni statali, a indicare le possibili forme di un controllo parlamentare efficiente, a porre il problema della rappresentanza dei sindacati negli organi direttivi delle aziende e degli enti di ~gestione, a enunciare per l'ennesima volta la tesi del « controllo operaio », a chiedere una partecipazione degli enti locali (regioni, province, comuni) e delle rappresentanze di interessi (Camera di Commercio) e corpi scientifici (Università) alla elaborazione dei programmi di investimento. Quest'ultima è sembrata a M. A. Salvaco una nostalgia di ancien régime, inconciliabile con la decisione del piano in sede politica. A me sembra perfettamente sensata una simile articolazione della partecipazione democratica alla elaborazione dei programmi di sviluppo eco- . nomico; quanto alla decisione, è chiaro che per sua natura essa non può che essere il risultato di una serie di scelte politiche. Tornando al problema del controllo in generale, osservo - senza peraltro volermi procurare alcun gaudio dal mal comune - che nessun sistema in nessun paese ha finora trovato soluzioni soddisfacenti e che è impossibile trovarne rimanendo all'interno del problema specifico dell'impresa pubblica, perché si tratta del problema molto piu ampio e generale dell'esercizio effettivamente democratico del potere politico ed economico nella società industriale contemporanea, sia essa fondata sull'istituto giuridico della proprietà privata o della proprietà pubblica. . In conclusione, ritengo che i socialisti possano intraprendere senza perplessità una politica delle partecipazioni statali adoperate come struBibliotecaGino Bianco
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