Passato e Presente - anno II - n. 9 - mag.-giu. 1959

Antonio Giolitti sene e farne quasi una colpa al convegno o al solito Lombardi. Il suo grado di « perplessità » aumenta quando poi nonostante le motivazioni diverse si profila una p·ossibile convergenza tra le posizioni socialiste e ,quelle dei Rossi e dei Visentini. Ma se la strategia ha da essere « intelligente », non dev.e forse ricercare e realizzare siffatte convergenze? È proprio questo, dunque, il « nodo centrale >> di cui M. A. Salvaco lamenta la mancanza (e non capisco quali paraocchi le abbiano impedito ,di vederne le macroscopiche dimensioni): la funzione dell'impresa pub- .blica come strumento per una politica di sviluppo economico pianifi- .cato sulla base di un programma d'investimenti che impegni in una ,organica distribuzione di compiti tanto il settore pubblico quanto il :settore privato, e ciò non in forza di un pactum sceleris tra stato e Confindustria (al quale secondo M. A. Salvaco vorremmo addirittura :aggiogare i sindacati, per una incomprensibile frenesia di autodistru- :zione), bensf con l'impiego dell'impresa pubblica a fini pianificatori e .antimonopolistici. Su questo punto lò schema di relazione non consentiva alcuna «perplessità»: esso chiede che l'iniziativa privata sia posta ·(< di fronte a una perentoria alternativa in caso di sua carenza o di inadempimento dei suoi impegni: quella di un intervento sostitutivo massiccio del settore pubblico con l'aiuto diretto dello Stato, a condizioni di netto favore rispetto alla iniziativa privata carente o inadempiente, sulla quale inoltre potrà essere fatto ricadere in forma di aggravio fiscale l'onere finanziario che in quel caso si è assunto lo Stato». ·Un secondo gruppo di proposizioni criticate riguarda il criterio di ~co~omicità nella ge~tione delle aziende a partecipazione statale. ·Che ci.lcriterio di economicità vada estendendo e moltiplicando i suoi parametri a mano a mano che l'organizzazione si allarga dall'azienda al :settore e al programma generale è del tutto ovvio; tanto che sarebbe per- ::.finotautologico affermarlo; nemmeno nel settore privato vige un .criterio di economicità che si precluda una simile elasticità. Tuttavia lo :schema di relazione non ha ritenuto superfluo ricordare che vi sono ·« decisioni d'investimento la cui economicità non può essere misurata -soltanto secondo criteri di redditività aziendale ma deve essere vista :in una prospettiva di sviluppo economico e sociale ». Inoltre esso ha tenuto a precisare che « una differenza tuttavia deve nettamente di- :stinguere le aziende a partecipazione statale dalle aziende monopoli- :stiche private per quanto riguarda la ricerca del massimo profitto : alle aziende a partecipazione statale non può essere consentito di operare a tal fine ~ediante pratiche monopolistiche di limitazione dell'of- --BibliotecaGino Bianco

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