1248 Maria Adelaide Salt1aco (L'ipotesi di Rossi sàrebbe plausibile se lo Stato producesse solo per i consumi terminali del medio. ceto impiegatizio). 3) Se l'economicità va intesa come programma pluriennale intersettoriale, essa dovrebbe comportare la possibilità di spostamento di disponibilità non solo da una azienda a un'altra ma anche da un settore ad un altro per selezioni secondo scale di priorità. Chi decide? Solo il Ministro delle partecipazioni? A questo punto non si riesce a capire se le direzioni aziendali confinate a compiti puramente esecutivi possano o .meno ricorrere al credito normale oltre alle dotazioni fissate dallo Stato. Se poi invece del Ministro deve decidere il Parlamento è opportuno che le Commissioni economiche della Camera e del Senato ~i spostino armi bagagli pressi il Ministero delle partecipazioni cominciando a -controllare effettivamente : cioè, in ·pratica, con poteri deliberativi ed esecutivi ad un tempo. Ma a questo punto sentiremmo gli urli dei liberali puri, dei difensori ideali della divisione dei poteri, di quella divi- :s_ioneche si risolve in «tutto il potere all'Esecutivo » e agli amici dell'Esecutivo. Ma se deputati e senatori di maggioranza e di opposizione non vanno a piantare stabili tende al Ministero, il controllo parlamentare sugli investimenti diventa una semplice lustra. A questo punto .sorge un altro dubbio. Quando Lombardi prospetta l'attività delle aziende di Stato come puramente esecutiva di un piano deciso in sede politica in che rapporto sta tutto questo con la famosa rappresen.tanza dei variopinti corpi? La contraddizione è molto interessante e sarebbe :ancora più interessante se Lom·bardi la risolvesse. , · F) Arrivati qui non si capisce affatto chi debba fare, con quali stru- ·menti e in che modo il famoso controllo degli investimenti. E' giusto che Ernesto Rossi si preoccupi nel ~entire il senatore Trabucchi prospettare l'attività delle aziende statali come quella di un semplice « carrozzone assistenziale ». E' logico anche che i sindacati· non possano limitare la propria funzione alla difesa solo dei livelli di oc- ,cupazione, ma debbano tradurre questa difesa necessaria in proposte ~edin pesi sulle scelte delle politiche produttive. E' giusta l'osservaziqne . :avanzata da Vittorio Foa, che il « segreto d'azienda >> costituisce uno ,dei più grossi ostacoli .alla elaborazione di una strategia politico-sinda- ,cale non puramente difensiva. Tuttavia ritengo che tale segreto non -sia inviolabile in senso assoluto: certo sarebbe molto utile che una commissione parlamentare di inchiesta scrivesse tre grossi volumi sulle ~partecipazioni statali da contrapporre a quelli pubblicati dalla ConfinBiblioteca Gino Bianco.
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