Jugoslavia e Cominform 1075 - riconoscere la validità di esperienze diverse da quella sovietica e, conseguentemente, la possibilità di indirizzi . autonomi. Affermare che la Jugoslavia, negli anni 1948-54, aveva mantenuto la sua indipendenza nazionale di fronte al campo imperialista, sigriificò ammettere che si può rimanere indipendenti dagli imperialisti anche quando si è profondamente divisi dall'Unione Sovietica. Sostenere che, negli anni 1948-54, la Jugoslavia aveva proceduto alla realizzazione del socialismo, significò ammettere che è possibile ·edificare il socialismo anche fuori, e contro il campo guidato da _Mosca, e cioè anche quando la politica estera dell'Unione Sovietica viene identificata con quella delle po- . tenze imperialistiche. Riconoscendo che la repubblica jugoslava aveva sempre conservato la sua « natura socialista», i dirigenti comunisti ammisero che gli Stati socialisti s'erano combattuti fra loro: una cosa a cui il mondo non aveva ancora mai assistito. Quello nato tra URSS e Jugoslavia non è stato infatti che il primo contrasto che abbia violentemente opposto due paesi del" campo socialista, fra loro di diversa potenza, capaci ·però entrambi di reggersi sulle sole proprie forze 1 • 6. - Il quadro risulterà piu completo se a queste considerazioni faremo seguire una breve documentazione sulle posizioni jugoslave al tempo della distensione. Quest'ultima fu forse determinata da un ravvedimento di Belgrado? In tal caso le ritrattazioni dei sovietici perderebbero molto del loro valore, e potrebbero essere messe sul piatto della bilancia del dare e dell'avere: si tratterebbe di riconoscimenti puramente formali elargiti al « figliol prodigo». Ed invece la posizione di Tito alla vigilia della riconciliazione non permette questa ipotesi. Se è vero che gli jugoslavi favorirono la r~pacificazione con Mosca, è pur vero che essi misero bene in chiaro di voler restare estranei alla politica dei blocchi, e di non voler fare sostanziali concessioni sul· terreno ideologico. . • I 1 È ciò che Krusciov disse ai congressisti del PCUS, col suo rapporto interno al XX Congresso, cit., p. 733: « Un giorno, rientrando da Kiev a Mosca, fui invitato a recarmi da Stalin, il quale, indicandomi una lettera che fu piu tardi inviata a Tito, mi chiese: Hai letto questo? Senza aspettare la mia risposta egli aggiunse: Basterà che io muova il mignolo e Tito non esisterà piu. Egli cadrà. Abbiamo duramente pagato il suo scuotimento del mignolo [...] Per quanto Stafin scuotesse il suo' mignolo, e non solo questo ma quanto " gli era poss~bile scuotere, Tito non cadde. Perché? La ragione è semplice: in questo caso di disaccordo con i compagni jugoslavi, Tito aveva dietro di sé uno ~tato ed un popolo che era passato attraverso la dura scuola della lotta per. la libertà e l'indipendenza, un popolo che appoggiava in pieno i suoi capi>>. Biblioteca Gino Bianco •
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